IL RICORDO-Orlando Bombardieri: un pezzo di storia arbitrale 

L'avvocato Antonio Ludovico parla del dirigente arbitrale scomparso

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    Di Antonio Ludovico*
    C’era un tempo in cui in seno a quello strano e piramidale organismo chiamato A.I.A, associazione italiana arbitri, quando parlavi di Orlando Bombardieri non sentivi altro che appellativi come “il capo”, “il presidente “, “il boss” e cose similari. Perché nessuno, dico nessuno, osava mettere in dubbio il carisma, la competenza, la dedizione, l’abnegazione, di un personaggio fuori dal normale, un piccolo super eroe, un signore di mezza età che riusciva incredibilmente a far funzionare la complicatissima macchina burocratica arbitrale con una maestria senza pari. Che, ancor prima della dittatura dei computer, riusciva – con il solo uso di una penna e della sua straordinaria memoria- a compilare centinaia di designazioni arbitrali in ogni angolo della nostra regione. E non sbagliava mai, non commetteva mai l’errore di mandare l’arbitro due volte sullo stesso campo, così come aveva una sensibilità unica nella scelta delle persone giuste, abbinandole alle partite più complicate. Chiunque abbia mai calcato un campo di calcio qui da noi, infatti, non può non aver conosciuto la sagoma inconfondibile di Orlando, così come lo chiamavamo tutti, una persona sempre di buonumore, con la battuta pronta, che cantava improbabili canzoni del ventennio, che camminava velocemente su e giù con quella sua borsa di pelle marrone ricolma fino all’inverosimile. Ma, soprattutto, tutti ricordano la bontà infinita che faceva da contraltare con un’umiltà oggi sconosciuta. E poi, capitolo a parte, la sua straordinaria generosità. Prodigo di consigli, così come di aiuti concreti, faceva proseliti con il solo accenno di un sorriso che aveva sempre stampato in volto. Non ho difficoltà a dire che con Orlando se ne va un pezzo di storia del mondo arbitrale calabrese, così come non ho difficoltà a riconoscergli un carisma e un’abnegazione al lavoro che metteva tutti noi al tappeto. Non incrociarti più per le strade cittadine sarà una mancanza di non poco conto, non saperti impegnato a scrivere o a fare scherzi ai poveri sventurati che riuscivi ad incontrare, sarà un vuoto altrettanto forte. Pur tuttavia, sono assolutamente convinto che hai lasciato una traccia talmente profonda che faremo fatica a dimenticarcene. Ti sia lieve la terra, grande uomo di un calcio che non c’è più. 
    *avvocato

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