L’INTERVISTA | Festival d’Autunno, si punta sulla parola (VIDEO)

Tonia Santacroce: 'In un’epoca in cui la parola è stata svuotata di ogni significato' la kermesse cercherà di colmare la moderna decadenza del linguaggio


«Tutto passa attraverso le parole», è per questo che bisogna restituire il loro senso, in un periodo in cui sembra essersi smarrito. Ha le idee molto chiare Antonietta Santacroce, direttore artistico del Festival d’autunno che per l’edizione 2019 – la diciassettesima -, ha voluto puntare tutto proprio sulla parola

«E’ un tema molto attuale – ha spiegato Santacroce – in un’epoca in cui la parola è stata svuotata di ogni significato. Basta pensare che ci sono politici che hanno successo, ma che non sanno coniugare i verbi, hanno problemi di sintassi, ma anche musicalmente la “trap” che va tanto di moda in questo periodo, è l’antitesi del cantautorato». Ecco allora un festival «che porta l’attenzione sulla parola, che cerca di colmare questa decadenza». E’ il senso della programmazione “Cantautori e dintorni. L’irriducibile forza delle parole”, che parte da una serie di concerti con protagonisti proprio alcuni tra i maggiori autori italiani della canzone, e poi le conferenze, per affrontare l’argomento parola in varie declinazioni, un momento del Festival al quale il direttore tiene molto. Dalla nascita della parola con il professore Antonio Cerasa, al cantautorato italiano con il critico musicale Paolo Talanca, ai singoli appuntamenti dedicati a Lucio Dalla e a Ron, che terrà una masterclass al Teatro Politeama, e ancora le parole dell’informazione con il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Calabria Giuseppe Soluri, fino alla parola in radio con lo speaker Gianfranco Valenti  e alle parole della fede con il giornalista Pippo Corigliano, ci sarà anche spazio per la poesia: «Nella nostra epoca – ha spiegato Santacroce -, c’è da un lato il decadimento della parola, ma dall’altro aumentano i poeti che ne fanno un uso aulico. Abbiamo cercato di mettere insieme tutti questi tasselli che spesso sono in contrasto tra di loro», ma che rendono l’offerta il più ampia possibile. Anche gli appuntamenti musicali sono molto diversi tra loro, eppure «omogenei. Non c’è uno spettacolo di punta. L’obiettivo era un cartellone compatto, con la parola a fare da fil rouge tra gli eventi. Certo – ha ammesso – non era possibile fare una programmazione esaustiva di tutta la canzone italiana, anche perché alcuni dei suoi protagonisti sono già stati ospiti del Festival e sarebbe stata una ripetizione, ma sono tutti spettacoli molto differenti tra loro». E infatti prima dei concerti di Luca Carboni, Carmen Consoli, Ron, Cristiano De André, e l’ultimo dedicato alla produzione di Mogol e Battisti con un’orchestra sinfonica, e la partecipazione del primo, ci sarà una grande festa a cura di Ezio Guaitamacchi dedicata a Woodstock, il festival più famoso della storia del rock e della musica in generale a cinquant’anni dal suo svolgimento, dal respiro sicuramente internazionale, con Brunella Boschetti e Andrea Mirò che interpreteranno i brani di allora. 

Il “ritorno” al San Giovanni. Proprio l’esordio, il 14 settembre, che si terrà al complesso monumentale San Giovanni, sarà un momento particolare per il Festival che ritorna là dove due anni fa gli era stato vietato – solo in un secondo tempo, rispetto alla programmazione – di fare spettacoli dal vivo, con una anticipazione estiva del cartellone autunnale: «Pesa ancora quella bruciatura – ha ammesso il direttore Santacroce -, ma l’idea di fare degli appuntamenti estivi rimane». Del resto il Festival d’autunno è di fatto il festival del centro storico poiché è lì che sempre ha voluto concentrarsi, fin dal 2003, quando ci fu la prima edizione: «Abbiamo rifiutato di implementare il budget spostandoci in altre città, con la partecipazione di altri Comuni al progetto. Abbiamo preferito rinunciare e mantenere tutta l’offerta a Catanzaro. Spero che l’Amministrazione comunale apprezzi questa scelta che ci penalizza in termini economici, ma che è nei fatti molto campanilistica e di affetto nei confronti della città. Poi a delocalizzare ci siamo sempre, ma sarebbe un’azione di ripiego».

Le produzioni. Alle prese con l’immaginabile fermento che può esserci nei giorni precedenti l’inizio del Festival, il direttore Santacroce non si è tirata indietro su una riflessione sulle produzioni: «Non sono molto d’accordo sulla produzione a tutti i costi – ha detto -. Piuttosto che fare un prodotto misero o tentativi poco riusciti con budget limitati che incidono qualitativamente sul risultato, solo per fregiarsi dell’idea di fare una produzione, preferisco proporre produzioni altrui. Penso sia importante fare cose belle, per elevare il livello culturale, sia che sia una produzione propria, sia che sia uno spettacolo realizzato da altri: l’importante è la qualità. In Calabria non esistono festival con budget tali da produrre spettacoli ad alti livelli, quindi piuttosto che produrre cose minori, ho preferito puntare su un tema, su un contributo culturale che lasci un segno. E’ più importante questo». E infatti l’ultima produzione del Festival d’autunno è il documentario “God blessed Calabria” di Erminio Perocco, uno spot di immagine per la nostra terra che ha avuto riscontro notevole in Italia e all’estero, presentato a Torino, a Londra e Parigi: «Abbiamo avuto riscontro della bontà del progetto – ha raccontato il direttore -, chi ha visto il documentario è venuto a vedere davvero la Calabria, anche perché nel video i luoghi sono tutti ben specificati, è facile farne un tour». La produzione del documentario, quindi, si è dimostrata uno straordinario veicolo per la regione, «lo presenteremo alla riunione dei Calabresi nel mondo che si terrà a Catanzaro a settembre». Ma il Festival d’autunno non si fermerà lì: «C’è in cantiere un’altra produzione cinematografica – ha anticipato Santacroce -, anche questa documentaristica. Ci stiamo cimentando in questo settore, ha un riscontro più immediato, riesce a veicolare veramente quello che fai, anche l’immagine del festival stesso».

Carmen Loiacono