‘A Catanzaro premiare il merito, ma come senza ascensori sociali?’

L'intervento di Miro Grisolia dopo l'analisi dell'ex sindaco Marcello furriolo su Catanzaro


Riceviamo e pubblichiamo – “Riprendo un paio di punti di analisi, di prospettiva, del suo modo personale di valutare, a seconda delle qualità e dei meriti. Marcello Furriolo, ex sindaco di Catanzaro, argomenta e fa un esame rispetto “alla crisi di questi ultimi anni di Catanzaro” e lo ringrazio perché a mio parere apre una seria discussione. Me lo auguro. Due punti, “la modestia della classe dirigente” e la stampa, “che vive il travaglio della rivoluzione del web” ecc. 
Io, vengo da un’epoca (mica tanto, solo qualche decennio fa) in cui meritocrazia era una parola carica di valenze demoniache e sono arrivato in un’altra, questa, in cui le viene tributato un culto idolatrico, quasi smodato. 

La vituperazione antidemocratica era il segno dell’appiattimento, dello schiacciamento verso il basso, del sospetto verso il talento e la qualità dei singoli. Sulla santificazione della meritocrazia grava invece una retorica di segno opposto, macchiata però da una disattenzione cinica nei confronti di chi non ce la fa. Il paradosso è che l’elogio della meritocrazia si dispiega in un mondo in cui l’ascensore sociale si è rotto, e il merito, quello vero, viene disconosciuto, mortificato, persino irriso.

Premiare il merito sarebbe la più genuina forma di democrazia, ma come fare in un mondo in cui l’ascensore sociale si è rotto? La democrazia è questo: nessuno è condannato ad un destino sociale predeterminato, ma ha la possibilità di realizzare la sua missione, se è bravo. Oggi questo principio vale poco. Anche questa è crisi della democrazia.
Il secondo punto che tratta Furriolo riguarda la stampa. Qui c’è un problema di credibilità e autorevolezza, solo che se ne parla poco, ci si riflette sopra ancor meno e si preferisce lamentarsi del calo delle vendite. Come se la pessima fama di chi fa informazione non c’entrasse nulla con la crisi di molti giornali. Dire semplicemente che è tutta colpa di internet è sbagliato. Il giornalismo produce degli effetti sulla società e sui comportamenti. Per esempio su quelli di chi amministra la cosa pubblica. 

Posso dire che la storia dei giornalisti di Catanzaro non è fatta, però, in maggioranza di duri e puri. Certo, in tutti i giornali esistono bravi giornalisti. Nessuno può negare che stampa e potere siano da sempre quasi un tutt’uno. Non abbiamo tutte le risposte alla crisi, ma abbiamo una responsabilità: servire il diritto di sapere, non essere nel bla bla bla delle opinioni.

Per tutto il resto che tu scrivi mio caro Marcello, in questa città non c’è più uditorio, non c’è neppure orecchio come senso recettore dei suoni. 
Ma io penso che il segreto per andare avanti sia ricominciare”.

Miro Grisolia