Lucano torna a Riace: ‘Aiuterò ancora questa terra’

'Accusato ma sono innocente, ho lavorato per l'accoglienza' 

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    Provato, amareggiato, non più sindaco, né consigliere comunale, neppure di minoranza e con un processo penale sulle spalle dall’esito ancora molto incerto. Ma tutt’altro che disposto a mollare, a piegarsi e a pensare che sul cosiddetto “Modello Riace”, in tema di accoglienza di uomini, donne e bambini che fuggono dalle guerre e dalle persecuzioni, si possa mai calare del tutto il sipario. Mimmo Lucano, ex sindaco della cittadina collinare della Locride nota in tutto il mondo per i famosi Bronzi ma anche per l’accoglienza che almeno nell’ultimo decennio ha dato a centinaia di rifugiati, non si dà per vinto.

    “Dopo 11 mesi di ‘esilio’, visto il divieto di dimora che mi è stato imposto dall’autorità giudiziaria di Locri ad ottobre scorso, sono tornato, da uomo finalmente libero, nella mia cittadina, a Riace, dove conto, anche se non sono più amministratore comunale, di continuare a dare aiuto a chi ne avrà bisogno. Farò di tutto per lavorare e favorire i progetti di accoglienza perché ormai, nel mondo, Riace rappresenta questo”, dice. Nella sua prima conferenza stampa a Riace, dopo 11 mesi di esilio, Lucano, nonostante il “disturbo” del suono a festa, ogni dieci minuti, delle campane della chiesa (“Il parroco del paese, ha detto Mimmo Lucano, lo sta facendo di proposito. Del resto lui alle ultime elezioni comunali ha votato per la lista della Lega..”), ha fermamente ribadito di essere “stato accusato e mandato sotto processo per reati che non ho affatto commesso.

    Su quanto successo a Riace pretendo sia faccia al più presto chiarezza. Pretendo anche risposte chiare. Qui a Riace è arrivato, negli ultimi dieci anni, il mondo intero tessendo lodi. Com’è possibile, allora, che a Riace sia stato compiuto quello che la Prefettura di Reggio Calabria e la magistratura hanno ipotizzato. Io con l’anima e il cuore ho cercato di non fare solo il semplice sindaco che si mette la fascia e basta ma di creare una realtà diversa, di far emergere, con accoglienza e ospitalità, un territorio fin troppo bistrattato e abbandonato dallo Stato da decenni”. (Ansa) 

    (immagine di repertorio)

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