Graduatorie e assunzioni, biologi diffidano l’Ao Mater Domini

La lettera pubblica: 'La situazione per i precari calabresi si sta sempre più complicando trasfromandosi in una guerra tra poveri' 

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    Riceviamo e pubblichiamo a seguire la lettera pubblica di undici biologi che hanno proceduto a diffida verso l’azienda ospedaliera Mater Domini di Catanzaro

    La lunga estate della sanità calabrese si sta per concludere, non già senza alcun effetto benefico apportato dall’approvazione del Decreto Calabria, datato ormai al 19 giugno scorso, ma addirittura radicalizzando una situazione di per sé già allarmante. Seicento persone, con relative famiglie, risultate idonee ai concorsi banditi per il reclutamento di diversi profili professionali da inquadrare nel settore sanità (infermieri, oss, tecnici, biologi, medici ecc.), attendono ancora che vengano rispettati sia la legge che gli impegni presi. In tutto ciò, la situazione, lungi dall’essere affrontata in maniera celere, coscienziosa o coerente, si sta ulteriormente ingarbugliando, trasformandosi in una “guerra fra poveri” che coinvolge i summenzionati idonei – e, sarebbe opportuno ricordarlo, in Italia è necessario superare un concorso per ottenere un lavoro pubblico a tempo indeterminato – e il precariato, non ultima la protesta dei lavoratori precari dell’azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro.

    Accade infatti che undici biologi, già collocati nella graduatoria di merito dopo essere risultati idonei al concorso pubblico bandito dall’Asp di Crotone, lo scorso 4 settembre abbiano dovuto diffidare, col tramite dello Studio Legale Calabretta di Paola, l’Azienda Ospedaliera “Mater Domini” di Catanzaro, la quale, ignorando la summenzionata graduatoria di merito, nonché le disposizioni del Commissario alla Sanità della Regione Calabria Saverio Cotticelli (circolare del 22/05/2019, prot. n. 198244, che sancisce l’obbligo per tutte le aziende del S.S.R. ad attingere alla graduatoria dell’Asp di Crotone in caso di nuove assunzioni relative a Dirigenti Biologi, senza contare l’art. 35 del D. Lgs. 165/2011 relativo alla formazione di una graduatoria triennale costituita dagli idonei) ha deliberatamente provveduto ad assumere quattro unità attinte da una graduatoria a tempo determinato risalente al 2015.

    Comportamenti del genere risultano alquanto sconcertanti, in un contesto continuamente gravato dalla necessità di affermare il rispetto della legge e dei diritti dei lavoratori qual è il mare magnum della sanità calabrese. Nessuno intende negare il diritto alla stabilizzazione a cui legittimamente aspirano i precari, ma in ossequio alle normative vigenti, al principio della logica e dell’efficienza amministrativa, l’auspicio è che si provveda prioritariamente a tutelare chi, con dispendio di tempo e finanze proprie, è risultato idoneo ad un concorso pubblico bandito dopo più di trent’anni. Confondere le acque, mettere una categoria di lavoratori l’una contro l’altra, è un modo poco ortodosso per prendere tempo e il modo peggiore per creare sfiducia, incertezza, caos, ovvero i rimedi peggiori per curare i mali oscuri ed annosi del sempre più inefficiente sistema sanitario calabrese.

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