Vivere Insieme, ora la convenzione dura 92 anni. Scatta l’esposto

Arriva in Procura la denuncia di alcuni consiglieri comunali che chiedono di far luce anche su presunti 'interessi trasversali' di esponenti della maggioranza sulla pratica

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    di GIULIA ZAMPINA

    E’ arrivato al protocollo della ricezione atti della Procura della Repubblica l’esposto presentato da alcuni consiglieri comunali di Catanzaro sulla vicenda Vivere insieme, l’associazione con cui il Comune di Catanzaro ha sottoscritto una convenzione, in data 15/05/1998 – Rep. 21917, con la quale l’Ente concedeva alla associazione in diritto di superficie per anni 80 un’area di circa 36.000 mq, sita nel quartiere Corvo di Catanzaro, per la realizzazione di alcuni impianti sportivi e di un centro sanitario esteso mq 4.380.

    VIVERE INSIEME E LA QUESTIONE POLITICA

    Nell’esposto si legge “Va premesso che l’attuale maggioranza consiliare annovera alcuni consiglieri ed un assessore che sono espressione del movimento politico cittadino “Officine del Sud”, il cui referente massimo è Claudio Parente, imprenditore attivo nel settore della assistenza sanitaria privata ed attuale consigliere regionale, in quota Forza Italia. E’ accaduto, nel tempo, che tra il Comune di Catanzaro ed alcune realtà sociali riconducibili al Parente (dapprima la Vivere Insieme Onlus e, successivamente, la Vivere insieme) siano intercorsi rapporti amministrativi (…). In data 30 gennaio 2000, l’Ente rilasciava alla associazione la concessione edilizia n. 10423, per la realizzazione dell’intervento oggetto di convenzione. In data 24/11//2006 – Rep. 199, veniva stilata nuova convenzione per la concessione, in diritto di superficie per anni 80, di una ulteriore e limitrofa area, di circa 13.000 mq, per l’ampliamento degli impianti sportivi di cui alla precedente convenzione. La stessa era giustificata dalla richiesta di concessione edilizia in variante, prot. 66657/03, formulata dal concessionario. In data 29/07/2010 – Rep. 188, veniva stipulata una ulteriore convenzione per la concessione in diritto di superficie, per anni 80, della medesima area già oggetto delle precedenti due convenzioni.

    LA SEQUENZA DELLE CONVENZIONI CHE ANNULLANO E SOSTITUISCONO LE PRECEDENTI

    Dopo aver articolato le motivazioni dell’esposto richiamando i punti salienti dell’accordo che, secondo i consiglieri, andrebbero verificati in sede giudiziaria, nell’esposto si legge : “Viene innanzitutto in rilievo che l’Ente ha proceduto a rinnovare, per ben due volte, la originaria concessione, con atti che hanno “annullato e sostituito” i precedenti, facendo decorrere il periodo di vigenza ottantennale dalle nuove stipulazioni.La concessione ha, così, ad oggi, una complessiva durata di 92 anni.Tale proroga (di fatto) non ha tenuto conto del comportamento negoziale della parte privata e, in particolare, della verificazione di inadempimenti alle precedenti convenzioni, che ne avrebbero dovuto comportare la risoluzione. (…)” E ancora : “ Si è già detto che la convenzione Rep. 188/2010 non rappresenta la proroga formale della precedente, in quanto, espressamente, “la annulla e la sostituisce”.E tuttavia, nelle more tra le convenzioni del 1998/2006 e quella del 2010 era entrato in vigore il D.L.vo 163/10 (c.d. Codice degli appalti pubblici), che subordinava qualsiasi forma di concessione di immobili pubblici alle procedure previste, per la individuazione del soggetto privato attuatore, dall’art. 54 (per la tipologia negoziale conclusa nel caso di specie).Si sarebbe dovuto far ricorso, dunque, ad una procedura ad evidenza pubblica e non certo ad un affidamento diretto (…).

    I CANONI MAI CORIISPOSTI AL COMUNE

    Continuano i consiglieri “Riprendendo le fila del discorso, dunque, nonostante il mancato puntuale pagamento dei canoni e l’inadempimento a tutte le altre obbligazioni assunte con la convenzione, l’Ente è rimasto inerte nei confronti del superficiario, per ulteriori sei anni. In data 11 gennaio 2016, la vicenda viene nuovamente in luce, quando perviene al protocollo comunale (n. 1744) una nota indirizzata al Sindaco Sergio Abramo, da parte della predetta Associazione, avente oggetto: Progetto “1000 cantieri per lo sport” – Iniziativa “500 impianti sportivi di base” – Richiesta di iscrizione di ipoteca sui terreni assegnati in concessione di diritto di superficie di cui alle convenzioni stipulate in data 15.05.1998 ed in data 29.07.2010. Nonostante il silenzio del Comune, in data 15/02/2016 l’Associazione Interregionale Vivere Insieme, attraverso una sua controllata l’ASD A.I.V.I.O. (Associazione Sportivo Dilettantistica Associazione Interregionale Vivere Insieme Onlus) inoltrava richiesta di finanziamento all’Istituto per il Credito Sportivo, in relazione al Progetto “1000 cantieri per lo sport” – Iniziativa “500 impianti sportivi di base”, indicando la disponibilità dei siti ove realizzare campo di calcio, con annessi spogliatoi e tribuna coperta, in virtù della più volte richiamata Convenzione Rep. 188/2010. Con nota assunta al protocollo del Comune di Catanzaro n. 25240 del 04/03/2016, la predetta Associazione Interregionale, nel sollecitare l’Amministrazione Comunale a rispondere alla nota dell’11 gennaio 2006 (e nel dichiarare, incidentalmente, di essere morosa dei canoni del quadrienno 2011/2015), così scriveva: .Non risulta che l’Ente abbia evaso la richiesta, che peraltro contrastava espressamente con la lettera della Convenzione, ma, da quella data, è iniziato un complessivo percorso burocratico/amministrativo, finalizzato a consentire al superficiario l’acquisto delle aree, previa partecipazione ad un bando di finanziamento nei fatti riservato alla stessa”

    E NEL 2018…..

    Sempre dopo aver ripercorso tutto ciò che è avvenuto dal 2016 in poi i consiglieri arrivano al 2018 scrivendo : “Il Comune di Catanzaro con Delibera del C.C. n. 95 del 13/09/2018. Oggetto: “DPCM 25/05/2016 Progetto di Riqualificazione Catanzaro Sud – da periferia a nuova centralità in aree ex Piano di Zona n.5 denominato Corvo-Aranceto – adesione alla richiesta del soggetto partner Associazione Interregionale Vivere Insieme”, formalizzava << di manifestare interesse per la vendita delle aree interne al Piano di Zona n.5 denominato Corvo-Aranceto per complessivi mq.50.362,00 [omissis]>>. Detto provvedimento (…) fa riferimento alla convenzione del 1998 e “successive modifiche ed integrazioni”, mentre le convenzioni successive, sono del tutto autonome, tanto che “annullano e sostituiscono” le precedenti”. (…) Non risulta, peraltro, neanche alla attualità che il concessionario abbia stipulato le polizze assicurative a favore del Comune di Catanzaro all’atto dell’inizio dei lavori, con la cantierizzazione, né che la stessa assicurazione sia stata sottoscritta a favore del Comune di Catanzaro per quanto attiene la responsabilità civile per uso delle strutture esistenti sui suoli in diritto di superficie. Il Comune di Catanzaro, con Delibera di Giunta Municipale n. 415 del 14/09/2018. approvava “ Modifiche ed integrazioni schema convenzione regolante i rapporti con i partners privati relativamente agli interventi di cui al progetto denominato: “Riqualificazione Catanzaro Sud-da periferia a nuova centralità”, approvato con delibera di G.C. n. 250 del 07 giugno 2018”. Tutta la procedura finalizzata alla dismissione dei beni immobili comunali è caratterizzata da insolita precipitosità. Già il bando per la riqualificazione urbana ha avuto una fugace pubblicazione agostana, tanto da consentire la partecipazione della sola Associazione Vivere Insieme. Ma estivo è stato pure l’iter di vendita, senza che il bene fosse inserito nel piano di alienazioni dell’Ente; senza prevedere il necessario bando di avviso pubblico; senza – more solito – verificare i requisiti di partecipazione della Associazione”.

    I PRESUNTI INTERESSI TRASVERSALI DELLA MAGGIORANZA DI PALAZZO DE NOBILI CON LA VICENDA VIVERE INSIEME

    L’esposto dei consiglieri si conclude con la descrizione dei presunti ruoli trasversali che in questa vicenda avrebbero avuto altri esponenti dell’aula rossa di Palazzo De Nobili legati, a dire dei denuncianti, ai titolari dell’associazione da rapporti di lavoro pregressi, da rapporti politici. E di tutta evidenza che i profili di quanto dettagliato nell’esposto dovranno essere valutati dalle autorità competenti, ma la questione si presenta il tutta la sua complessità, politica e amministrativa

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