Fine vita: Assessore Russo, ‘Discussione sia portata in parlamento’

La posizione che mi sento di dover esternare da politico ed avvocato cattolico è il netto No all’eutanasia ma nello stesso tempo no all’accanimento terapeutico

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    “Quanto accaduto ieri non può e non deve passare inosservato, la sentenza della Consulta che di fatto autorizza il suicidio assistito condizionato crea un vuoto morale nella società italiana già colpita da mille paradossi. Oggi il Friday for future dovrà portare in piazza oltre allo sciopero per il clima ed i cambiamenti climatici che minano la vita su questa terra, anche lo sciopero per una magistratura che autorizza i suicidi. Come già è stato espresso dai vescovi Italiani “la preoccupazione è relativa alla spinta culturale implicita che può derivare per i soggetti sofferenti a ritenere che chiedere di porre fine alla propria esistenza sia una scelta di dignità”. Si riapre così il dibattito politico sul fine vita che in questi ultimi anni ha preso sempre più piede ma mai è stato affrontato in modo risolutivo. A mio parere la discussione deve essere portata in Parlamento. La posizione che mi sento di dover esternare da politico ed avvocato cattolico è il netto No all’eutanasia ma nello stesso tempo no all’accanimento terapeutico, bisogna affrontare il problema non guardando caso per caso, ma in ambito globale poiché questo è un tema di carattere sociale. Per noi cattolici l’uomo che soffre è immagine di Cristo e quindi è nell’accettazione del dolore che l’uomo condivide con Dio la sua natura umana, diverso invece è l’accanimento terapeutico che è altresì sbagliato. La nostra società si sta spingendo sempre di più verso la filosofia nichilista che vede la paura del dolore primeggiare sulla vita facendo assurgere il suicidio a virtù dell’uomo, ma facendo ciò si contravviene al principio inalienabile della vita come bene giuridico tutelato ed indisponibile. Oggi con questa sentenza si minano le basi di un principio, quello dell’indisponibilità della vita, che anche Kant definisce come indisponibile: “L’uomo non può disporre di se stesso perché non è una cosa egli è una persona il che differisce da una proprietà” (Lezioni di Etica, Laterza ,Roma-Bari, 1970, p.189). Questo ci fa comprendere come l’intangibilità della vita umana non vada vista solo ed esclusivamente come principio cristiano. Quanto deciso dalla Consulta è inammissibile e deve risvegliare le coscienze da troppo tempo sopite sul tema, facendo comprendere che la soluzione alla malattia non è la morte ma la garanzia di un’assistenza adeguata. La crisi di senso della nostra società deve sfociare nella rivalutazione dell’uomo in quanto custode della casa comune, come Papa Francesco spiega nella sua seconda enciclica “Laudato si”, e quindi anche di se stesso”.

    Danilo Russo, Assessore Comune di Catanzaro

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