Cronache dal Consiglio Sergio Abramo e l’uroburo in politica

In scena nel civico consesso il gran gioco della candidatura 

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    di Lello Nisticò

    Vuole la busta A (Occhiuto), la busta B (Mangialavori) o la busta C (Abramo)?
    È il gran gioco della candidatura andato in scena al Consiglio comunale di Catanzaro, sempre in trasferta nel palazzo provinciale, sempre in ritardo nonostante i solenni impegni di puntualità, sempre in penuria di sindaco. Che arriva, relaziona e scompare. Poi riappare. Poi riscompare. Abramo lo fa perché non gli va si parli di politica in Consiglio comunale. Ma più non c’è e più di politica si parla. Perché è lui ad alimentare l’uso politico delle sedute di Consiglio, mettendo in scena ciò che sarà nel caso in cui fosse davvero Abramo il candidato presidente per il centro destra. E come l’uroburo, il serpente mitologico che mangia la sua stessa coda formando un cerchio senza inizio e senza fine, Sergio Abramo coltiva la politica ma non vuole che se ne parli nel luogo dove lui stesso la esercita e se ne serve per affermare se stesso in politica. La cosa è sempre più frequente. Come notato da due settori opposti dell’emiciclo – vox populi verrebbe da dire – il Consiglio ne soffre. 

    Di cosa si parlerà in questa Aula, chiede Nicola Fiorita (Cambiavento), se solo in previsione della candidatura già due anni sono trascorsi senza che ci sia stato un dibattito serio su argomenti seri quali il porto, Giovino, il Piano strutturale? Per ciascuna di queste cose l’amministrazione ha organizzato seminari e simposi fuori dal Consiglio, svuotandolo di ogni significato.

    Questo, dice Giovanni Merante (ex Forza Italia ora nel Misto) è un Consiglio inutile che discute e approva pratiche inutili. O meglio, utili solo per continuare a fare funzionare il Consiglio che senza la loro approvazione sarebbe bello e sciolto. Pratiche obbligatorie, come quella presente, l’approvazione del bilancio consolidato (quello che include anche le società partecipate in toto o in parte). Oppure i debiti fuori bilancio frutto di sentenze passate in giudicato, che o li si approva o ci pensa l’incaricato giudiziario.  

    Ma il Consiglio si andrebbe inevitabilmente a sciogliere se il sindaco fosse il prescelto come candidato, ipotesi molto più vicina alla realtà di quanto fosse solo due settimane fa. Obbligando i consiglieri a riprendere in mano il vademecum dell’elettore passivo. A soli due anni e mezzo dalle elezioni comunali ultime, a un anno e mezzo dalle elezioni provinciali. 
    Giuseppe Pisano (Officine del Sud riluttante), che tifa per Abramo presidente, rimpiange  l’Abramo sindaco. Lo elogia e lo critica. Lo critica per la scelta compiuta o solo agognata, lo elogia per l’azione amministrativa. In questa schizofrenia s’annega l’amor proprio che prorompe nella chiusa dell’intervento: «Viva la Calabria, Forza Catanzaro». 

    È un Consiglio forse inutile. Però citazionista Pirandello compreso condi “Così è se vi pare”. 

    Così è. Una maggioranza che vota compatta le pratiche. Ma che pratica la doppia candidatura. Con i due gruppi maggiori, Forza Italia e Catanzaro da Vivere, l’un contro l’altro armati. L’uno con Occhiuto, l’altro con Abramo. E con l’ologramma di Giampaolo Mungo, ex assessore, che fluttua ogni tanto nell’aria, a ricordare di quando fu lasciato solo a lottare contro i venditori abusivi, e di quando si dimise o fu dimesso. Un cold case. Da riaprire. Se vi pare

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