Franco Zeffirelli: storia di una cittadinanza onoraria

Adele Fulciniti racconta l'incontro con il Maestro e l'iniziativa di consegnargli le chiavi della città


Il 4 ottobre, giorno dedicato a San Francesco di Assisisi è svolta una Missa Solemnis in memoria di Franco Zeffirelli. L’idea è nata per omaggiare il regista e politico fiorentino che è anche stato un nostro concittadino onorario. Per questo motivo abbiamo deciso, di approfondire una data storica per la città, proprio con Adele Fulciniti che di quella insignazione fu la promotrice.

A promuover l’iniziativa furono “la mia Associazione Il Talismano – precisa Adele – congiuntamente all’Accademia Musicale ‘Chopin’, presieduta dal soprano Elvira Mirabelli, come una sorta di ringraziamento ad un Maestro par suo, che si era degnato di accettare il mio invito a venire fin qui, per assistere, in qualità di ospite d’onore, alla rappresentazione di “Piccole Donne”, il noto romanzo di Louisa M. Alcott.
 
Come e quando accadde tutto questo?

“Erano i primi di settembre 1993 quando convocai il mio gruppo di attori in erba che avevo seguito fin da piccoli nella formazione teatrale, per proporre loro la mia idea di mettere in scena il capolavoro della Alcott. Nel frattempo, avevo pregato la cara Ida D’Ippolito, collega senatrice, nonché amica del Maestro, di consegnare personalmente al re dello spettacolo, la mia lettera d’invito, per essere certa che giungesse direttamente nelle sue mani. E, quale meraviglia! Dopo solo qualche giorno, ricevetti la fatidica telefonata di Ida: – Sai Adele? Non me lo aspettavo! La sua risposta è stata entusiastica. Mi ha detto di essere proprio incuriosito dalla trasposizione teatrale di un libro che ha amato molto anche nelle sue versioni cinematografiche e che farà di tutto per essere presente -. Da quel momento, (si era giunti intanto alla fine di ottobre 1993) cominciai la mia avventura coi ragazzi, con tanto coraggio e senza un soldo, ma con la forza e la determinazione richieste dal grande privilegio di trovarmi di fronte all’artista dei miei sogni e di presentarmi, spudoratamente, al suo cospetto nella veste di produttrice, sceneggiatrice, regista, attrice e fac totum. Avevo bisogno di molto tempo per la preparazione, tutto doveva essere curato nei minimi dettagli, secondo la sua lezione e il fatto che lui fosse impegnato a Londra, sul set di Jane Eyre, mi offriva un grande vantaggio. Avevo già cominciato a concentrarmi sulla stesura del copione assieme alla mia amica scrittrice Mara Vitale, l’estate precedente. Così potemmo portarlo a termine, in bella armonia, a novembre. Entrammo, quindi, nel vivo della realizzazione. Il tempo non bastava mai e solo dopo mesi e mesi trascorsi nella grande casa di Mara trasformata in palcoscenico, decisi di intraprendere una tournée di rodaggio, in Calabria, prima di affrontare il titano Zeffirelli. Alle telefonate della mia paziente amica Ida che mi sollecitava di comunicare una rosa di date papabili, non davo risposta. Intanto era passato un anno e nel dicembre del ‘94 debuttammo a Tiriolo e andammo avanti fino a metà marzo, quando comunicai alla senatrice che saremmo stati pronti soltanto alla fine del mese. Mi obiettò che questo avrebbe messo tutti in seria difficoltà venendo a cadere la cosa in pieno putiferio elettorale e mi pregò di desistere dal proposito di richiedere la cittadinanza onoraria per il Maestro. – Tutto finirà per ritorcersi contro di noi e soprattutto contro di te. Il tuo spettacolo cadrà nell’oblio! Ricordati che lui è per te che viene. Lascia che rimanga un intrattenimento tra amici e volgilo a tuo favore -“. 

Perché decise di non ascoltare la sua amica?

Nella mia testarda devozione ero convinta di mancare profondamente di rispetto all’astro luminoso del pianeta spettacolo, se non avessi fatto passare il suo nobile gesto attraverso l’egida delle autorità cittadine. D’altra parte c’erano validi motivi perché lui meritasse tale onorificenza, avendo già da lunga pezza intessuto intensi rapporti con la nostra città, attraverso una rete di amicizie e di collaborazioni artistiche, valorizzando i nostri più espressivi talenti in vari campi dell’arte. E proprio in quel momento stava conducendo un progetto al senato, con la sua collega Ida D’Ippolito, sull’area magno greca, che coinvolgeva il Parco Archeologico della Roccelletta. Perciò, contravvenendo ai buoni consigli, andai avanti per la mia strada. Non faticai affatto a trovare il sindaco. Lo incontrai, il giorno dopo, per una favorevole congiuntura di stelle, vicino a casa mia. Non lo conoscevo personalmente, ma non esitai ad apostrofarlo, presentandomi ed esponendogli il caso. – Ma è meraviglioso! – Fu la sua pronta risposta. – Ne è sicuro? – Anche se la bollente data del suo arrivo è fissata per il 30 marzo? – Cosa vuole che importi? Zeffirelli è senatore da appena una legislatura, ma sono oltre cinquant’anni che incanta il mondo con le sue opere. L’onore è tutto nostro! – Lo abbracciai di getto. Auguro a tutti i politici di avere il lume del nostro architetto Benito Gualtieri e che Dio lo abbia in gloria! E fu così che Franco Zeffirelli, con sua somma sorpresa, essendo all’oscuro delle nostre trame fino all’ultimo, giovedì 30 marzo 1995 ricevette la fatidica cittadinanza onoraria con i dovuti fasti e con Ida d’Ippolito e Gerardo Sacco come madrina e padrino dell’evento. Con le sorelle Mirabelli, a tempo di record, riuscimmo ad imbastire, un concerto di benvenuto per allietare la cerimonia a Palazzo de Nobili che vedeva Rossella al pianoforte, Daniela al flauto, mentre i soprani Elvira ed Elisa intonavano duetti in suo onore ed io recitavo poesie d’amore in diverse lingue”. 

Quindi fu una vera maratona.

“Ebbene sì! Non so come riuscii a superare, al pomeriggio, l’ardua prova al Teatro Masciari diretto dal compianto Franco Ferrara. All’apertura del sipario si presentò agli occhi del pubblico una suggestione viscontiana. Il mio scenografo Umberto Falvo aveva lasciato il palco illuminato solo dalle luci che provenivano dai numerosi candelabri del salotto da lui sapientemente costruito. L’impatto fu di grande effetto e il Maestro mandò subito dietro le quinte un ragazzo del comune a porgere a Umberto i complimenti da parte sua. Andammo avanti fino alla fine del terzo atto con una emozione che fendeva l’aria. Alla fine della rappresentazione mi sentii avvolgere da un abbraccio lungo, caldo e sincero cui seguirono le sue parole di plauso e di incoraggiamento: – Tenetevela cara e gelosa questa grande donna che fa queste cose a Catanzaro e che mi ricorda me stesso giovane, quando, in un teatro più o meno così, avevo invitato Paola Borboni, seduta nella stesso posto riservato a me questa sera, ed io, trepidante, con la coda dell’occhio cercavo di carpire i suoi giudizi. Tenetevela cara, prima che qualcuno ve la rubi, ve la porti via! – Si trattenne a lungo con noi, complimentandosi con mia madre per i costumi appropriati, ancora con Umberto Falvo per le luci.

Ai giovani protagonisti cosa disse?

Li chiamò a raccolta; avemmo l’onore di essere corretti con cura da lui. Lodò Meg (Ippolita de Gaetano) per essere stata perfettamente in parte nel difficile ruolo della sorella maggiore e lei, la più audace, intraprese con lui uno scambio di battute ironiche; ebbe parole speciali per Amy (Roberta Catroppa) di soli 11 anni, al suo debutto, definendola una enfant prodige e per Beth (Benedetta Garofalo) che aveva saputo infondere la dolcezza che il personaggio richiedeva. Al giovane Laurie (Giuseppe Caruso) riconobbe il merito della classe attoriale e definì la protagonista Jo (Brunella Cittadino) addirittura una rivelazione. Si complimentò con Anna Pascuzzo (la cameriera di casa March) per la brillantezza con cui aveva condotto il suo ruolo e con Antonella Pascuzzo (la povera vicina di casa) per la commovente immedesimazione. Non da ultimo, rimase impressionato da Joe e Jennifer Schittino, di soli 12 e 10 anni, che avevano eseguito al pianoforte dal vivo tutta la colonna sonora composta interamente dal sorprendente Joe, oggi affermato musicista in campo internazionale. Poi, si intrattenne con noi sulla scena seduto a tavola ad assaggiare il tacchino di Natale, farcito alla maniera anglosassone – Tutto qui è rigorosamente vero, dal cibo ai libri d’epoca! Bravi! – Era visibilmente commosso. Ma una voce lo scosse, il suo fedele assistente Beppe Landini gli ricordava che era giunta l’ora di partire. – Avrei tanta voglia di rimanere con voi! Stare coi giovani è molto più divertente! E c’è sempre da imparare da essi. – Lo vidi allontanarsi con una stretta al cuore”.

I giornali cosa dissero dello spettacolo?

“Come la mia amica senatrice aveva profetizzato, neppure una riga sul nostro spettacolo, né un servizio televisivo. I giornalisti erano troppo impegnati nella bagarre politica! Ma a noi non importava nulla di tutto questo. Niente e nessuno poteva sbiadire il sogno che avevamo vissuto, né toglierci la gioia sublime il cui ricordo, a distanza di tanti anni, fa ancora battere i nostri cuori all’unisono”.