‘Rapporto Svimez attesta eutanasia del Sud’

Il punto di vista di Pierpaolo Pisano del sindacato Ugl Catanzaro

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    Il rapporto Svimez sancisce definitivamente il fallimento delle politiche adottate negli ultimi venti anni nel nostro paese. Quasi un quarto di secolo non è bastato a ridurre il divario tra il nord ed il sud del paese. Vent’anni che sono stati contraddistinti da una sola certezza rappresentata dal fenomeno sradicamento. Tre milioni di persone, in gran parte giovani sotto i trentaquattro anni, hanno lasciato il sud per recarsi al nord e all’estero dal 2000 ad oggi. Un fenomeno migratorio di massa che ha impoverito il mezzogiorno d’ Italia generando la desertificazione sociale, economica e culturale. Migranti economici Italiani! Il Jobs Act ed il Reddito di cittadinanza sono stati provvedimenti legislativi che non hanno aggiunto nulla di sostanziale per aggredire questo fenomeno. Con il Jobs Act si è causata, attraverso una esasperata ricerca di flessibilità, la destrutturazione dei Diritti che, a dire dei suoi promotori politici, avrebbe garantito nuove assunzioni. Con il reddito di cittadinanza, sono state impegnate ingenti risorse da parte dello stato finalizzate ad una politica esclusivamente assistenziale lontana dal creare i presupposti per nuove assunzioni se non quelle dei NAVIGATOR che potenzialmente e paradossalmente rischiano in futuro di rappresentare una nuova frangia di precariato. L’assenza di una vision politica, finalizzata a programmare investimenti strutturali per il mezzogiorno, troppo spesso accompagnata dalla incapacità delle amministrazioni locali nello fruttare le ingenti risorse economiche provenienti dalla Unione Europea, sono concause del lento morire del mezzogiorno. Una morte che potremmo quasi definire una forma di Eutanasia da parte dello Stato e dei governi che si sono succeduti alla guida del paese. Il rapporto certifica che per sanare il vuoto occupazionale tra nord e sud occorrerebbe creare tre milioni di posti di lavoro nel mezzogiorno. Vorrebbe dire riportare le lancette demografiche del Sud indietro di venti anni. Occorre un piano di investimenti per la crescita e non piani di assistenza come se si desse il metadone ad un tossico drogato di assistenzialismo e clientelismo. Se il paese non acquisisce coscienza di questo male storico difficilmente si potrà parlare di tenuta sociale ed economica dello stesso. Se non si sana questa frattura sarà compromesso irrimediabilmente il futuro dell’Italia. Il suo essere Patria e Nazione. La sua dimensione Comunitaria. Perché senza il Sud il paese non è unito quindi non esiste. Pierpaolo Pisano UGL Catanzaro

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