Circolo Placanica: ‘Chiude Imperiale…Ma che città siamo?’

Gli interrogativi e le riflessioni di Ventirino Lazzaro 

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    Di Venturino Lazzaro

    Pare che chiuda l’Imperiale, e la mente va a quelle vecchie foto di una volta, alle pagliette e ai Borsalino, a Cristallo e all’Amaro Cicerone (chissà se qualcuno l’ha mai bevuto per davvero). A me ricorda le salàte a scuola (i coni e i cannoli prima di andare in Villa), un magnifico aperitivo prima di cena, e le schedine che giocavo lì di fronte, coi sistemi ridotti e la certezza di sbancare il montepremi. Col tempo i Borsalino sono andati, Cristallo ha chiuso già da un pezzo, la Villa è il fantasma di se stessa, e se è vero quello che si dice anche l’Imperiale farà la stessa fine dei miei sogni di sbancare il Totocalcio.  Continuiamo ad archiviare pezzi di storia e icòne della nostra Città, dando la colpa della loro sparizione di volta in volta a chissà chi.  Ma io credo che siamo preda di una sorta di Alzheimer collettivo, credo che abbiamo scordato chi siamo ma anche chi non siamo più, che abbiamo dimenticato quello che facciamo e quello che non facciamo più, quello che speriamo e quello che non speriamo più. Viviamo in una città turistica, storica, commerciale o universitaria? Siamo indecisi se essere una città di mare o di montagna. Non sappiamo ancòra se è più importante il porto o il San Giovanni. Siamo eremìti in un deserto emotivo e culturale. E da smemorati ed ignoranti non sappiamo se sia meglio il cambiamento o la conservazione, se sul Corso sia meglio passeggiare o parcheggiare, se Viale Isonzo sia più o meno importante dell’Imperiale. Chissà cosa faranno al posto di quel bar. Detersivi, cellulari o compro-oro? O forse un self-service di bibite gasate. Io continuo a ricordare quei cannoli e quegli aperitivi, e continuerò a chiedermi chi sono, dove sono, e soprattutto che sapore avesse l’Amaro Cicerone

    *Presidente Circolo Placanica

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