Appello Kyterion, tre assoluzioni piene

Per tre cade l’associazione mafiosa, confermata nel resto la sentenza di primo grado. I condannati pagheranno le spese anche all’associazione “Libera” costituita parte civile

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    di Antonio Capria

    E’ arrivata in serata la sentenza del processo di appello nell’ambito dell’inchiesta Kyterion, sfociata nell’operazione dei carabinieri che a fine gennaio 2015 portò all’esecuzione di 46 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di presunti affiliati alla cosca Grande Aracri di Cutro. Al termine del processo di primo grado, il 26 febbraio dello scorso anno, il Tribunale di Crotone aveva inflitto undici condanne per 116 ani di reclusione, per vari capi di imputazione contestati a vario titolo dalla Procura distrettuale antimafia, tra cui associazione mafiosa, estorsione, danneggiamenti e concorso esterno.

    Oggi il collegio della prima sezione penale della Corte d’appello di Catanzaro (presidente Loredana De Franco, a latere Giancarlo Bianchi e Adriana Pezzo), ha assolto perché il fatto non sussiste l’avvocato Rocco Corda (difeso dall’avvocato Gregorio Viscomi e Saverio Loiero), l’imprenditore Salvatore Scarpino (difeso da Luigi Colacino) e il dipendente del Comune di Cutro Alfonso Pietro Salerno (difeso dagli avvocati Dario Gareri e Sergio Rotundo) perché il fatto non sussiste. Revocate per loro anche le statuizioni civili e, dichiarata la perdita di efficacia della misura cautelare, ordinata l’immediata liberazione di Salvatore Scarpino.

    Sono anche stati assolti per il reato contestato di associazione mafiosa Antonio Riillo, Carmine Riillo e Giuseppe Riillo (difesi dagli avvocati Saporito, Cianferoni e Le Pera), per non aver commesso il fatto, e la loro pena rideterminata per i reati residui in otto anni di carcere e 4mila euro di multa ciascuno e conferma delle pene accessorie. Il collegio ha quindi confermato nel resto la sentenza condannando Santo Maesano, Albano Mannolo, Vito Martino e Domenico Riillo al pagamento delle spese processuali. La corte ha imposto ai condannati la rifusione delle spese per la costituzione in giudizio e difesa sostenute dall’associazione “Libera” costituita parte civile.

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