‘Ascensore Bellavista, chiuso nel weekend’

L'intervento di una lettrice che cita un aneddoto

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    Riceviamo e pubblichiamo

    Ah!..scensore mio, che stai nella latrina.
    La barzelletta continua. Stavolta più esilarante che mai. Ricordate l’articolo pubblicato il 22 ottobre su Catanzaro informa…riguardante l’ascensore di Bellavista? Bene! Benissimo. Il 18 di novembre si annuncia la riapertura e il relativo funzionamento. Ottimo. Eccellente. Purtroppo, però,…le risate nascono spontanee quando, in data 28 di novembre 2019 alle ore 09:30 una signora portatrice di protesi all’anca residente in via D’Amato, si accinge ad usufruirne per raggiungere Bellavista dall’area parcheggio sottostante. Ci sale…ma il macchinario non parte. Non funziona di nuovo si penserà. Sbagliato. Funziona con la condizionale dal lunedì al venerdì (sabato e domenica cosa si fa? Non si esce di casa? Ahahahahaha). Soltanto chi parcheggia con la propria vettura ne ha diritto. Questo è quanto riferito dal personale messo a custodia dall’azienda A.M.C. di Catanzaro. Ovviamente il personale predisposto è esente da colpe o responsabilità. È chi sta a capo della vicenda che fa pensare a quanto, quasi sempre, non è capace di intendere e volere. Mah!!! La domanda è: 
    Un servizio di pubblica utilità dovrebbe essere a disposizione di tutti. Belli e brutti.  Anche se previsto un pagamento per il servizio non esiste condizione che tenga. A prescindere dal fatto che chi risiede a valle per raggiungere il parcheggio dovrebbe fare il giro di tutta la città per raggiungere il parcheggio con la propria vettura, ma chi non ha un’auto oppure ha difficoltà motorie, perché non dovrebbe poterne usufruire? Quale logica oscura e contorta porta a decidere che ci sia una selezione riguardo gli utilizzatori? Ancora una volta ci troviamo difronte ad una gestione del territorio e dei servizi urbani che rasenta la comicità. Con la differenza che i comici nascono come tali. Le persone che si auto-definiscono serie, capaci e professionali fanno ridere di stupore negativo quando non sono capaci di mostrare le proprie qualità. Si prova a sensibilizzare ma, gli incapaci restano tali, e nonostante le lamentele continuano a commettere  degli errori tipici di chi va in bambola anche quando le decisioni sono molto semplici da prendere. Inettitudine la definirei. Mancata predisposizione al ragionamento legata ad incapacità gestionale. Non è tanto la voglia di lamentarsi che spinge l’uomo a farlo, quanto soprattutto è la costrizione da parte di chi merita di essere richiamato ed irriso a portarlo. Poi, difronte all’inverosimile come si può non rimanere sconcertati? Purtroppo c’è ben poco da ridere e tantissimo da fare, e non viene fatto. 
    Concludo con l’amarezza di chi, nonostante le difficoltà motorie, trova ancora la forza di muoversi per i diritti dei cittadini e per un giusto equilibrio fra diritti e doveri.

    Rita Critelli

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