Incendio viale Isonzo: la battaglia di Brunella

La vedova di Nicola Duro non solo è costretta a vivere vicino ai congiunti di chi ha ucciso il suo compagno ma oggi è obbligata a rientrare in una casa insalubre e poco sicura INCENDIO IN APPARTAMENTO 

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    DI Giulia Zampina 

    Di lacrime ne ha piante all’infinito quando 9 anni fa in un pomeriggio di giugno il suo amore, Nicola Duro, fu ucciso in viale Isonzo per una vendetta trasversale. La forza l’ha dovuta trovare in ogni angolo della sua vita per raccontare a quel figlio che ancora non era nato, che sarebbe cresciuto senza un padre e soprattutto per evitare che in quella giovane vita germogliasse il seme della vendetta. E ora Brunella deve combattere ancora. Per cosa? Per il futuro. Non solo in questi anni ha continuato a vedere i congiunti degli assassini del suo compagno, non solo il rischio è che presto, quando torneranno liberi dopo aver scontato la pena definitiva lei debba incontrare ogni giorno chi le ha rubato la felicità, ma oggi, dopo l’incendio di sabato nello stabile di viale Isonzo, nonostante le condizioni del giorno dopo, qualcuno, le istituzioni in particolare, le dice che può tornare lì . A respirare la diossina di quell’immondizia accatastata e bruciata forse per fare un gesto dimostrativo forse per un incidente. Perché i palazzi, il degrado, l’incuria fanno sembrare tutto uguale, tutto terribile a viale Isonzo. Eppure le storie non sono tutte le stesse. Non lo è questa di Brunella che resta lì per causa di forza maggiore, ma vorrebbe restarci in condizioni logistiche e sociali tali da poter crescere suo figlio. Il quarto piano di quella palazzina dove sabato è divampato l’incendio resta sequestrato, il vano ascensore utilizzato da molti come discarica è stato murato, ma a lei hanno detto “rientra”. Non ci sta Brunella, non ci sta più e si è affidata ad un avvocato per iniziare la sua ennesima battaglia legale, questa volta contro le istituzioni che, sotto il tappeto di viale Isonzo hanno nascosto la polvere delle loro mancanze, della loro incuria, nascondendosi dietro una realtà sociale che è certamente esplosiva ma la cui miccia è spesso accesa non solo da chi delinque in maniera sistematica. Solo che non è tutta polvere quella di Viale Isonzo e laddove una madre chiede un’opportunità per suo figlio, le istituzioni hanno il dovere di ascoltare e agire. L’indifferenza di chi può e non fa infatti è linfa per quella malapianta che cresce a spese dell’intera comunità.

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