La zampogna tra le carte di Viapiana.Suona il cuore di Calabria(video) foto

La mostra sul mercante in fiera calabrese chiude i battenti con la presentazione del libro e docufilm di Danilo Gatto "Una storia di vita. La musica attraverso cinque generazioni"

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    di Gianluigi Mardente 

    La ‘zampogna’. I zampognari. La loro musica. Certo, è proprio vero: siamo poco attenti alla storia, alle tradizioni, al significato più profondo di qualcosa che segna la nostra terra. Forse in molti non conoscono cosa c’è dietro la zampogna e i suoi suonatori; forse per troppo tempo si è legato quello strano strumento a qualcosa di arcaico, grezzo, anacronistico. E invece no. La ‘zampogna’ e la sua storia sono parte di noi ed è capace di riprendere da sola un insieme di filosofia, cultura, storia e tradizione che ritraggono la Calabria in maniera totalitaristica. Nella zampogna c’è famiglia, valori, accoglienza, mitologia, storia, civiltà. Noi lo abbiamo scoperto ieri alle ore 19 nella Sala Conferenze del Centro Polivalente per i Giovani di Via Fontana Vecchia, che ha ospitato la mostra, curata da Stefano Morelli, della nuova serie di opere grafiche dell’artista Luca Viapiana che ieri ha chiuso i battenti con l’ultimo degli incontro de Il Simposio del Mercante con la presentazione del libro di Danilo Gatto, edito da Rubbettino, “Una storia di vita. La musica attraverso cinque generazioni”, pubblicato nel 2019 e soggetto di un docufilm dallo stesso titolo.

    Danilo Gatto, entomusicologo, esplora l’universo della musica popolare calabrese attraverso la storia di vita di uno dei suoi più grandi interpreti, Giuseppe Ranieri, musicista e maestro di Sant’Andrea Apostolo dello Jonio, che proviene da una famiglia di suonatori e costruttori di zampogna. Una storia che risale alla fine dell’Ottocento e che prosegue ancora oggi, sia pure lontano dalla Calabria, a seguito dell’emigrazione, nella nuova realtà delle Langhe Piemontesi. Viaggiando tra ricordi, mitologia ed esperienze di vita, viene ricostruito il mondo che ruotava intorno alla zampogna a chiave, centro della cultura musicale della zona che dallo Jonio catanzarese risale verso le Serre, di cui Giuseppe Ranieri, insieme al fratello Saverio, è stato certamente fino ai primi anni 2000 il più grande esponente.

    Signori, una storia pazzesca. Ammettiamo con assoluta onestà intellettuale che non avremmo mai nemmeno immaginato che l’opera basata su una storia vera potesse lasciarci un senso così tenero di ricchezza e orgoglio sulla Calabria e sulla zampogna. Ma poi, la zampogna cos’è? Cosa rappresenta? E’ tutta al “naturale”: legno, pelle di capra, ossa, canne di bambù e una maestria nella costruzione che unisce tutto quello che la Calabria è stata, è e sarà. “E’ composta da una casetta madre – spiegherà Danilo Gatto con il cuore pieno di passione che sprigiona ricchezza dai suoi occhi – e 5 pezzi di legno, definiamoli così. Quelli sono degli strumenti ma tecnicamente sono impostati in modo che ci sia tra loro un’accurata armonia che segue i valori di vita e famiglia. Il legno più lungo rappresenta il padre , ma non emette suono se prima non si accorda il legno che gli sta in parallelo ed è un po’ più piccolo e rappresenta la moglie e la madre. I tre pezzi più piccoli, in ordine di lunghezza, rappresentano i 3 figli con quello piccolino che emette il suono più bizzarro perché è il “lizzicusu”.

     

    Oh mio Dio. Avete capito bene? La zampogna è costruita con le regole della famiglia, con quella madre che deve andar d’accordo con il padre per suonare in armonia. Ma è il padre che comanda la zampogna e lega i figli tra loro. Se a questo ci aggiungi che la zampogna è il sacro e il profano di una cultura contadina che la Calabria è ultima ad abbandonare ma che si vede sempre meno, resti ammaliato e ti commuovi anche un po’. Emozioni vere. “Andavamo dai signori Ranieri – racconta Gatto – e ci aprivano le porte fino a notte. Il senso dell’accoglienza e della convivialità è stato un insegnamento che ha prevalso su quello di accettare le lezioni di musica. La ‘zampogna’ è un pretesto e nello stesso momento è il valore. “Come state zziu? Bonu, mo chi vi vitta”. In questa frase si coglie la grandezza di uomini capo famiglia che erano virtù di Calabria. Questo docufilm è una restituzione al loro dono immenso: restituisco il sapere, la filosofia, l’insegnamento, la leggenda, la storia. Spero di tramandarla come stanno facendo i Ranieri da 5 generazioni e che ora si apprestano a scrivere la sesta, grazie ad un nipote che è diventato musicista e costruttore di uno strumento che ha dimostrato di amare. Il nonno gli ha insegnato a suonarlo e costruirlo solo dopo aver capito completamente che il maestro poteva donarsi integralmente all’allievo perché lui era degno di vivere il sapere”.

     

    Tutto questo raccontato e ascoltato in mezzo alle carte del mercante in fiera di Luca Viapiana che attraverso immagini, paesaggi, storie, miti, tradizioni, prodotti tipici e simbologici ha provato a raccontare la Calabria. Un Viapiana emozionato e “strafelice di aver condiviso la mostra come uno spazio comune, un bene collettivo”. Viapiana ha dipinto e ideato delle carte per raccontare la Calabria in decine di immagini. Ma chissà, forse la Calabria è tutta in una zampogna: un contadino padre di famiglia, in armonia con la moglie, che accorda lui e i suoi figli, completamente fatta in casa, simbolo di unione e accoglienza, di cultura e osservazione, di condivisione e di musica, di passione e amore. Da oggi sia più chiaro per tutti i giovani: ‘zampognaro’ non è mica un insulto. Lo zampognaro è un artista di Calabria che ha la Calabria nel cuore. Fate suonare una zampogna e aprite le porte delle vostre case. A tutti.

     

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