Suor Maria Candida, la Beata nata a Catanzaro venerata nella piccola chiesa di Sant’Anna

Domani i festeggiamenti nel gioiello di fede e cultura del centro della città, nella chiesa dove la messa ricorda ancora l'antico rito romano tridentino

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C’è un culto che appartiene intimamente alla città di Catanzaro e al suo centro storico in particolare.

Un culto la cui devozione tarda a prendere piede nonostante basti passare, non distrattamente, da uno dei vicoletti della città ed essere animati dalla giusta curiosità, per porsi qualche domanda.

E’ il culto della beata Suor maria Candida, che domani sarà celebrata nella chiesetta di Sant’Anna, un piccolo gioiello di fede e storia, che brilla nle cuore del centro storico, in via De Grazia e dove ancora la Messa ricorda l’antico rito romano tridentino, durante il quale l’altare è addossato alla parete e il  sacerdote e fedeli sono rivolti versus absidem

La celebrazione della messa secondo il rito tridentino

La storia della chiesa di Sant’Anna

La storia di questa chiesa è strettamente collegata ad un’antica parrocchia intitolata a Santa Maria de Plateis, che venne distrutta a causa del terremoto del 1783che colpì, tra le altre, anche Catanzaro In un primo momento, il titolo di Santa Maria de Plateis venne traslato nella vicina chiesa del Gesùe, dopo il 1832 nella cappella di Sant’Anna, ubicata nel palazzo delle famiglie Grimaldi e Bianchi.

Questa chiesa fu edificata nel 1740per volere di Giovanbattista Grimaldi e sua moglie Chiara Sculco che, a lavori ultimati, apposero il loro stemma nello scudo e nella croce gerosolimitana in parte visibile ancora oggi.

Nel XIX  uno dei parroci della chiesa consacrò L’altare maggiore  a Sant’Anna mentre un secondo altare venne posto sul lato sinistro e dedicato alla presentazione di Maria al Tempio.

All’interno ci sono  due tele del pittore catanzarese Garibaldi Gariani.

La facciata della chiesa è ottocentesca  ed è sovrastata da un piccolo campanile entrale.  La facciata è preceduta da una piccola scalinata, divisa dalla strada da un cancello in ferro battuto di scuola napoletana. All’interno della chiesa vi è un busto diSant’Anna e la Madonna Bambina, posto al centro del fastigio tardo barocco.

Il culto di Suor Maria Candida legato a Catanzaro e alla chiesa di Sant’Anna

A pochi metri da questo luogo nacque Maria Barba il 16 gennaio 1884 e lì fu battezzata.  A Catanzaro, la famiglia, originaria di Palermo, si era momentaneamente trasferita per il lavoro del padre, Pietro Barba, consigliere della Corte d’Appello. Maria dovette attendere quasi venti anni prima di poter realizzare la sua aspirazione, dimostrando, in questi anni di attesa e di sofferenza interiore, una sorprendente fortezza d’animo e una fedeltà non comune all’ispirazione iniziale. In questa lotta, protratta fino all’ingresso al Carmelo teresiano di Ragusa il 25 settembre 1919, Maria Barba fu sostenuta da una particolarissima devozione al mistero eucaristico: nell’Eucaristia  vedeva il mistero della presenza sacramentale di Dio nel mondo, la concretezza del suo infinito amore per gli uomini, il motivo della nostra piena fiducia nelle sue promesse.

Il fonte battesimale dove Maria Barba ricevette il sacramento con la reliquia della Beata

Entrata al Carmelo,  assunse il nome, per certi aspetti profetico, di Maria Candida dell’Eucaristia. L’Eucaristia polarizzava veramente tutta la sua vita spirituale, non tanto per le manifestazioni devozionali, quanto per l’incidenza vitale del rapporto della sua anima con Dio. Dall’Eucaristia Maria Candida trasse la forza per consacrarsi vittima a Dio il 1° novembre 1927.

La Statua di Suor Maria Candida

Due anni dopo aver terminato il suo ultimo mandato, nel 1949, madre Maria Candida viene colpita da un carcinoma al fegato. Sopporta la lunga sofferenza con nobiltà d’animo, rassegnazione alla volontà di Dio e raccolto silenzio. Diventa quindi un esempio dell’oblazione amorosa delle sofferenze, donate a Dio per la Chiesa e per le anime tribolate, come insegnava santa Teresa di Gesù, la riformatrice del Carmelo.
Invita perciò le religiose che l’assistono a ringraziare Gesù per quel che le è accaduto: per lei è una «carezza della misericordia infinita», di cui non si sente degna. Si dichiara «beatissima, felicissima» del suo dolore.
Negli ultimi giorni, quasi agonizzante, vuole «immolarsi a Gesù con tutta felicità», affermando con serenità: «Non mi pento d’essermi data a Gesù». Muore quindi consumata dalla malattia il 12 giugno 1949, nel suo convento di Ragusa. Una delle reliquie è conservata proprio nella chiesa di Sant’Anna.

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