Furriolo: ”Centro storico, si riprenda ‘l’operazione Serravalle'”

'Si ricorra attraverso un bando pubblico ad esperienze internazionali di professionisti e idee per il recupero e la riqualificazione di quell’area e la realizzazione di un’opera simbolo'

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    Riceviamo e pubblichiamo a seguire l’intervento di Marcello Furriolo, già sindaco di Catanzaro

    Leggo con grande attenzione gli scritti, sempre generosi, della carissima Maria Adele Teti, a cui mi legano importanti legami familiari, consolidati da profonda stima e apprezzamento per la sua tenace e competente azione in difesa del bello e della memoria storica del nostro patrimonio artistico e architettonico. Così vistosamente messo a repentaglio, molto spesso dall’incultura e dall’irresponsabilità degli amministratori delle nostre città e dei nostri territori. In questa sua coraggiosa testimonianza Maria Adele, da anni cerca di colmare il vuoto incommensurabile lasciato dalla straordinaria amica indimenticata Emilia Zinzi. Condivido, pertanto, totalmente il contenuto e le preoccupazioni dell’intervento di Maria Adele e apprezzo l’impostazione coerente e lo sguardo lucido delle sue osservazioni.

    Per la verità sull’argomento che ha motivato l’intervento dell’ex docente di urbanistica mi ero già espresso, a seguito di un articolo, altrettanto qualificato come quello della carissima amica professoressa Maria Carbone, che pure aveva gridato allo scandalo per l’ipotesi di cementificazione dell’area ex Serravalle, paventata dal Sindaco Abramo e che oggi sembra una realtà nefasta e ineluttabile. In quella circostanza, però, mi ero dissociato dalle considerazioni molto appassionate di Maria. Pur condividendo alcune motivazioni. Sono sempre stato convinto che la demolizione di Palazzo Serravalle e della strettoia di Corso Mazzini nel 1975 sia stato il più grande scempio culturale, oltre che urbanistico fatto ai danni di Catanzaro, del suo centro storico, ma essenzialmente della sua identità, da cui è iniziato il lento declino della città. Un’operazione voluta dall’Amministrazione Comunale dell’epoca, figlia di una cultura urbanistica di fine ottocento, animata da un malinteso e tardivo rigurgito modernista che, con il demagogico ritornello del traffico e dell’allargamento del Corso, annientava con Palazzo Serravalle e il suo compendio urbano e sociale, un pezzo vitale della nostra storia e della nostra identità.

    Giova ricordare anche che quell’operazione e quegli espropri sanguinosi furono fatti, ai danni di tanti ignari cittadini e operatori commerciali, sulla base di un piano di risanamento dell’area, che presupponeva la ricostruzione di manufatti di interesse pubblico, ad oggi incompiuto. Ricordo che solo le titubanze delle successive Amministrazioni comunali portò alla realizzazione di risulta del verde, poi elevato alla dignità di “Giardini Green” con annesse panchine bordo strada, oggi spesso oggetto di escursioni incontrastate di famiglie di topi. E ricordo, altresì, che era stato bandito dall’Amministrazione Comunale, anche un concorso internazionale di idee per ricucire dal punto di vista urbanistico e architettonico la ferita ancora sanguinante della demolizione della strettoia. Purtroppo non se n’è fatto nulla. mentre oggi apprendiamo che è stato finanziato con i fondi del Cis un cripto progetto elaborato dall’architetto Fabio Rotella, fortemente voluto da Sergio Abramo, che prevederebbe una non meglio raccontata “galleria commerciale”.

    E‘ evidente che cosi posta la vicenda ha dell’inquietante. Anche per il periodo in cui viene alla luce in tutti i suoi connotati “l’operazione Serravalle”, che chiude l’era Abramo. Purtroppo di queste cose non si è parlato in questa lunga e complicata campagna elettorale e non sappiamo cosa ne pensino Donato e Fiorita. Certo è che, se sciaguratamente portato avanti, questo progetto per le modalità incognite con cui è stato partorito, cancellerebbe definitivamente la possibilità per la città di ridare al centro storico una nuova identità. La ricostruzione con destinazione pubblica dello spazio di Piazza Serravalle risponde ad una esigenza forse vitale per l’intera città, che ha bisogno di una profonda rigenerazione urbana, partendo dal suo cuore smarrito. Però attraverso un’opera d’arte e di architettura che ne disegni il volto del riscatto, dopo gli anni bui che stiamo attraversando. Ma tutto questo non può avvenire attraverso operazioni populiste, figlie di una cultura dell’amministrazione che insegue l’accumulo dei finanziamenti, purchessia, il volontariato dei progetti completamente avulsi dalla ricerca della bellezza e della tutela del patrimonio identitario urbano.

    A questo punto la nuova Amministrazione dovrà avere il coraggio di rimettere in discussione questa operazione, ricorrendo, attraverso un bando pubblico, ad esperienze internazionali di professionisti e idee per il recupero e la riqualificazione di quell’area e la realizzazione di un’opera simbolo, non un monumento, ma una struttura architettonica fruibile, a vocazione civile e culturale, che sia l’immagine riconoscibile di una città che vuole costruire il proprio futuro, preservando il meglio della memoria del proprio passato.

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