La risurrezione del Teatro Masciari nell’anno del suo centenario foto

Finanziata la riqualificazione la nuova inaugurazione potrebbe avvenire nel 2023. Cento anni dopo la sua costruzione

Dopo la chiusura e la demolizione dello storico San Carlino, il Masciari divenne il teatro dell’aristocrazia catanzarese. Un piccolo capolavoro di architettura liberty fatto costruire nel 1923 da Gennaro Masciari, il suo palcoscenico fu calcato dalle più grandi compagnie d’Italia e d’Europa, e nella memoria dei più anziani è ancora scolpita l’esibizione del grande Totò.

Generico marzo 2020

Dopo l’iniziale splendore, le sorti altalenanti, la trasformazione in cinema, il lento declino culminato nella chiusura e nell’abbandono.

Nel 2011 il comune tentò l’acquisto dagli eredi Masciari, ma la trattativa non andò in porto. La preoccupazione per le sorti del teatro sollevò il mondo della cultura e portò alla nascita di un comitato civico.

Oggi il sogno di salvare il Teatro Masciari e riportarlo a nuova vita si appresta a diventare realtà grazie all’approvazione di un progetto di inclusione sociale, “Teatro Masciari 3.0”, presentato da un’Ati formata da due giovani professionisti del Teatro, Francesco Passafaro e Giovanni Carpanzano, e inserito nella programmazione di Agenda Urbana (coordinata da Tonino De Marco) che porterà nelle casse del Comune quattro milioni e mezzo di euro – un milione e mezzo attraverso la cassa depositi e prestiti – che serviranno per l’acquisto del teatro e la sua riqualificazione.

Il progetto prevede la gestione sociale di immobile con progetti di inclusione sociale e  lavorativa a favore di soggetti svantaggiati.

Prevista tra due anni la riapertura del sipario, a circa cento anni dalla prima inaugurazione del Teatro. 

“Lo storico teatro tornerà a nuova vita – ha detto il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo – arricchendo, in modo non concorrenziale, l’offerta culturale già proposta dal Politeama e dal Comunale, grazie ad una gestione fondata sulla cooperazione tra pubblico e privato, al fine di destinare l’utilizzo dell’immobile esclusivamente ad interventi di animazione sociale e di inclusione di soggetti svantaggiati, come previsto dai requisiti di Agenda Urbana”.