Quelle cartoline degli innamorati del passato: il libro di Rino Rubino e la ‘buona luce’ su Catanzaro

La recensione del giornalista di Padova Roberto Faben

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    Su alcune riviste di Mantova, Padova e Bologna la recensione del giornalista Roberto Faben di Padova, che scrive anche per il Sole24 sul  libro di Rino Rubino Catanzaro ‘La grande bellezza nell’inedita raccolta delle più antiche immagini della città’ Titani Editori. Un affresco storico utile a veicolare anche al Nord in termini positivi la città di Catanzaro.

    A seguire pubblichiamo interamente la recensione del giornalista Roberto Faben

    Agli inizi del Novecento, i morosi, non disponendo del telefono, si mandavano cartoline che diventavano oggetti sacri. Al contrario di quanto si fa oggi, un’epoca in cui questa romantica consuetudine è sostituita dall’imperio del mezzo digitale, istantaneo certo, ma di cui rimangono soltanto tracce perse nelle memorie digitali degli smartphone. Rino Rubino, nel suo nuovo libro, Catanzaro. La grande bellezza nell’inedita
    raccolta delle più antiche immagini della città (Titani Editori, 269 pp., 20 euro), dedicato alla sua città, Catanzaro, per la quale traspare, da ogni pagina, un affettuoso e profondo legame, non solo ha portato a termine un’operazione saggistica che meriterebbe repliche per altre città italiane, ma regala ai lettori anche alcune chicche che la storia ha completamente dimenticato. Una di queste è l’abitudine, per esempio, invalsa tra gli innamorati negli anni ’10 e ’20 del Novecento, di aggiungere, sulla ristretta area del retro del francobollo appiccicato a una cartolina, mediante la punta di un pennino o di una matita, un messaggio più riservato di quello “ufficiale” e soggetto alla pubblica lettura, contravvenendo – ma simpaticamente – ai regolamenti postali. Una deliziosa riproduzione datata 1915 e riprodotta nel volume, lo dimostra. Appassionato collezionista di cartoline illustrate e non solo, Rubino, con questo libro di piacevole lettura, ha tradotto la sua passione in una ricerca storica di valore, arricchita da una ricca serie di riproduzioni non solo delle cartoline stesse, ma anche di rare immagini sovente reperite in archivi privati, che documenta la trasformazione storica
    di una città attraversata da profondi cambiamenti che spesso hanno cancellato tracce della bellezza antica, così nostalgicamente richiamata da osservatori anti-modernisti, come il compianto Guido Ceronetti. Chi sa quante cartoline raffiguranti il Teatro Comunale della città – punto di riferimento della vita artistica e intellettuale catanzarese per circa un secolo e poi, purtroppo, demolito poco prima della Seconda Guerra Mondiale – sono state spedite. E che colpo al cuore genera un’altra cartolina, l’immagine dell’exstazione ferroviaria cittadina,
    quella di Catanzaro Sala, oggi in preda a fatiscenza e degrado, perché sostituita – destino comune a molti altri edifici della rete delle strade ferrate italiane – nel 2008, dalla variante tra Settingiano e Catanzaro Lido. Una proustiana madeleine è in serbo per chi la rivedrà e la ricorderà, stampata nel libro, con tanto di francobollo timbrato del Regno. Interessante, da un punto di vista etno-antropologico, è anche l’attenzione rivolta agli antichi costumi catanzaresi e alle loro variazioni – sempre, naturalmente illustrati in ormai introvabili cartoline –, un fatto che solleticherebbe la mente del grande etnologo Ernesto De Martino. La magia del favoloso mondo delle cartoline, fa attualizzare un doppio momento di vita e di storia. Il primo è quello scatto del fotografo, soggetto topico della fissazione, nella lastra, non solo di scenari e particolari cittadini ma anche di figure e visi di casuali presenti che in quel momento a tutto pensavano fuorché al fatto che il luogo in cui si trovavano avrebbe assunto, passati tanti anni, una fisionomia completamente diversa. Il secondo è quello del testo scritto nella cartolina, con il suggello del timbro a data, frammento di vita riassunto in una breve interlocuzione con l’abbellimento di un’immagine
    che il tempo renderà sempre più diversa e lontana.

    Ora, con l’emergenza pandemica, una nuova epoca storica si sta profilando, come accadde dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, ma in un contesto sociale e geo-politico completamente diverso da allora. Quando questo dramma avrà fine e le città, in particolare quelle taliane, torneranno a essere liberamente fruibili per farsi ammirare nelle loro ancora tante isole di bellezza mozzafiato, negli espositori di cartoline appariranno anche quelle dei tempi del loro surreale deserto, indotto dal lockdown. E, dato che questa esperienza imprevista e terrificante ci ha dato l’opportunità di riflettere sul significato del tempo, sui vantaggi ma anche sulle anomalie della tecnologia, forse si riscoprirà quel piacere antico di inviare e ricevere una cartolina illustrata da un’altra città, magari per scrivere qualcosa di importante e che resta nel tempo, anziché messaggi elettronici che inducono all’assuefazione. Come canta Carmen Consoli, Mandaci una cartolina.

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