“Le stelle si guardano ma non si toccano” di Sergio Caroleo, nella storia del villaggio Mancuso foto

La presentazione dell'opera e delle iniziative della “Fondazione Eugenio Mancuso” ieri alla Casa delle Culture

Una serata particolare, quella di ieri, svoltasi nella Sala della “Casa delle Culture” del Palazzo della Provincia di Catanzaro, una serata costituita da ricordi, illustri generazioni e accadimenti che tuttora fanno parte di quel bagaglio di storia della città. A rimarcare tutto ciò la presentazione della nascente “Fondazione Eugenio Mancuso” che, presieduta dall’avvocato Francesco Granato, si propone di realizzare una serie di appuntamenti culturali con “I sabato del villaggio”.

L’incontro, moderato dal presidente dell’Odg Calabria, Giuseppe Soluri, si è dunque arricchito di quella storia di un passato cittadino: “Questa serata iniziale – ha dichiarato Soluri in apertura – sarà il primo di tanti altri appuntamenti che la “Fondazione Eugenio Mancuso” si prefigge, con “I sabato del Villaggio” si procederà verso nuove iniziative, oggi si toccherà un’epoca importante riferita al Villaggio Mancuso che è stato una parte considerevole del nostro territorio, lo si farà con la presentazione di un particolare romanzo “Le stelle si guardano, ma non si toccano” di Sergio Caroleo“. Il libro costituisce la sintesi di ciò che realmente accadde in passato, infatti Caroleo all’epoca dei fatti era ancora bambino ma direttamente coinvolto per motivi parentali. Oggi, egli racconta alcune vicende accadute negli anni ’60, allorquando proprio il “Villaggio Mancuso” fu sede di grande clamore e vide per la prima volta avvicendarsi numerosi divi del cinema di quegli anni. Un breve saluto al presidente della Provincia Sergio Abramo assente poiché fuori sede, la parola viene poi data al presidente Francesco Granato per determinare i ragguagli fondamentali della realizzazione della “Fondazione” che deve la sua nascita a Mario Mancuso, figlio di Eugenio Mancuso, l’imprenditore che realizzò il “Grande Albergo Moderno” in stile “Bauhaus” e il “Grande Albergo delle Fate” interamente costruito in legno, come lo stesso Villaggio.

“Venni chiamato personalmente da Mario Mancuso – afferma Francesco Granato – che espresse il grande desiderio di dare continuità a quanto realizzato da lui e dal fratello Silvano, non avrebbe mai voluto che le sue opere venissero dimenticate. Nasce così la “Fondazione Eugenio Mancuso” e fu proprio lui a scegliere me e le altre persone che mi avrebbero coordinato in questa impresa, ovvero Daniele Rossi, Commissario Straordinario della Camera di Commercio, Don Maurizio Franconiere (delegato dal Vescovo) ex parroco di Taverna per cui profondo conoscitore del territorio, il presidente Giuseppe Soluri, il presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Catanzaro Antonello Talerico, la dottoressa Stefania Oliverio e Michele Frisini che si occuperà della segreteria della Fondazione”. “Mario Mancuso, ora purtroppo non più in vita – continua ancora Granato – era fortemente determinato nel dare una continuità a quanto portato avanti con dedizione e grande passione. La “Fondazione” avrà dunque questi presupposti, continuare i sogni di una famiglia che tanto lavorò in anni particolarmente difficili e, pertanto, ci si adopererà affinché ciò venga realizzato al meglio”. A quanto detto da Granato si associano quasi le parole di Daniele Rossi, che molto ripercorre gli anni passati, anche nei bei ricordi del “Grande Albergo delle Fate” e, come sottolinea, sarà proprio dal passato che bisognerà iniziare, dalla bellezza di un passato che può certamente tornare.

Dando la parola allo scrittore, il numeroso pubblico si lascia trasportare indietro nel tempo, che sarà ripercorso anche mediante un video: “Oggi – dice Sergio Caroleo – la “Fondazione” ha la sua inaugurazione, molto sognata da mio zio Mario (così lo chiamavo) e da tutta la famiglia. Lui ha sempre amato Catanzaro, una città che vede il mare ed ugualmente i monti, con i suoi retaggi storici e tanto altro ancora. Il libro, ripercorre la storia del Villaggio Mancuso legata ad un momento particolare, includendo anche parte della storia di famiglia di cui io ne guardavo l’evolvere un po’ da lontano perché ancora bambino”. Ed è proprio con la proiezione del video che Sergio Caroleo inizia a raccontare la nascita del suo libro, quello scrivere che per lui, sebbene medico di professione, rappresenta una profonda passione tanto che annovera diverse pubblicazioni. La storia lo tocca particolarmente e sebbene avesse solo nove anni e poco poteva ricordare, con il passare del tempo la curiosità lo assale nel voler sapere di quella “particolare serata” che fu vissuta molti anni orsono nel singolare “Villaggio Mancuso”.

LA STORIA

Erano gli anni de “La dolce Vita”, gli anni in cui la mitica Roma era diventata una città “alla moda”, i “concorsi di bellezza” imperversavano, la tv incrementava tutto e le serate mondane erano una consuetudine, in particolare una lasciò il segno con un indimenticabile “spogliarello” al Rugantino di Roma. Una serata che vide la bella Anita Ekberg esibirsi in sinuose danze, ma non fu da meno la ballerina turca Aiché Nanà che diede vita ad un improvvisato spogliarello che fece scalpore, sebbene “scortata” da “Giorgio” suo accompagnatore e giornalista alla ricerca di “grandi imprese”. La fantasmagorica serata al Villaggio Mancuso non si fece attendere e l’occasione fu data dal famoso premio “David di Donatello” (che si svolgeva in quel di Taormina), pertanto sarebbe stato facile organizzare un “premio” (denominato “L’Oscar dei due mondi”) con i più grandi artisti del momento da poter festeggiare in Calabria, proprio in Sila nel “Grande Albergo delle Fate”. La macchina organizzativa pubblicitaria era già partita arrivando negli angoli più remoti dei paesi limitrofi. Tuttavia le cose non andarono come previsto e i “malcapitati” artisti vissero un viaggio da incubo, a cominciare dalla strada impervia per finire all’organizzazione nel Villaggio che vide una folla di scalpitanti “fans” accerchiare gli artisti durante lo svolgimento della serata d’onore. I numerosi divi, dalla bellissima Sophia Loren a Vittorio Gassman si dileguarono la sera stessa, con gran sgomento di chi aveva ben sperato che le cose andassero diversamente.

Una stampa inclemente nei giorni seguenti raccontò ogni particolare negativo. Ma chi poteva raccontare la storia nel libro con dovizia di particolari, avendo anche vissuto la mitica serata “delle stelle”? Beh, non poteva essere altri che “Mimì” (detto anche “capo di pesce”) lo squattrinato e giovane universitario (nonché cugino del medesimo scrittore) che molto aveva vissuto quella “dolce vita” nella Roma degli anni ruggenti. Sarà lui a trasportare il lettore negli anni addietro rivivendo la storia dei luoghi, quei luoghi che lo stesso Don Maurizio Franconieri pone in evidenza durante la serata. Egli infatti, oltre ad essere lieto per la rappresentanza della Chiesa in questo percorso, definisce l’importanza del “genius loci”, dando dunque quella valenza identitaria, riconoscendola attraverso il passato ma anche nel suo presente con le sue caratteristiche socio/culturali. Certamente, come ribadisce anche il presidente Giuseppe Soluri, la “Fondazione Eugenio Mancuso”, sarà pronta ad “ospitare” collaboratori e chi vorrà rendersi partecipe di sostanziali progetti.

LA FONDAZIONE

Il fine da mantenere sarà seguire il “modello Mancuso”, come afferma in chiusura il sindaco di Taverna Sebastiano Tarantino, consci delle difficoltà del territorio che tuttavia dovranno essere superate, un “modello” che andrà esportato e reso noto anche alle nuove generazioni. Attualmente il comune è già attivo con il Museo Civico di Taverna ed altri progetti in “itinere”. La chiusura della serata è affidata al presidente Antonello Talerico: “Oggi è un punto di partenza, sarà nostro compito divulgare la “bellezza” del Villaggio Mancuso e le sue potenzialità, ma altrettanto importante sarà divulgare le bellezze della Calabria. Cinquanta anni fa nel Villaggio aleggiava quasi un’aria “bucolica”, ora tutto è cambiato e, certamente, una fase più moderna potrà essere punto di attrazione per aziende che vorrebbero investire in Sila. La storia sarà per noi un punto sostanziale da cui partire, ma bisognerà anche guardare al futuro con programmazioni diverse e più attuali”. “E dunque – conclude Talerico – la vera bellezza sarà parlare agli altri della nostra Calabria, le attuali attrattive culturali non bastano, non perdiamo l’opportunità di vederci più “grandi” “. Altri incontri si prospettano dopo questa interessante partenza, dove si parlerà ancora del mitico “Villaggio Mancuso” e della stessa famiglia che sarà direttamente coinvolta e che, nella serata, era presente nel pubblico. Appuntamento dunque al 31 luglio prossimo con nuove argomentazioni per “I sabato del Villaggio”.