Il premio Oscar Paul Haggis si racconta durante la Masterclass del MGFF

Incontro all'interno del chiostro del San Giovanni

«Ho fallito tante volte prima di arrivare al successo». Lo ha ammesso senza esitazione il premio Oscar Paul Haggis, protagonista dell’incontro – masterclass – che si è  ieri sera al Chiostro del Complesso monumentale San Giovanni, condotto da Silvia Bizio.

Ho capito che la gente ha bisogno di sentire il contatto, soprattutto fisico con gli altri

Il regista ospite della diciottesima edizione del Magna Graecia film festival, ha raccontato prima di tutto il suo essere scrittore: «Ho scritto molto, fin da bambino, ma il mio obiettivo è sempre stato il cinema, ovviamente le mie sceneggiature non sono state tutte ottime». Eppure per “Crash – Contatto fisico” (2004) ha ottenuto ben due statuette da parte dell’Academy, guarda caso per migliore sceneggiatura e migliore regia.

«Ho capito che la gente ha bisogno di sentire il contatto, soprattutto fisico con gli altri – ha detto in merito alla pellicola -, quando vivevo a Santa Monica, dove addirittura sono stato derubato della mia auto e alcuni ragazzi mi hanno puntato una pistola addosso, mi sentivo uno straniero – Haggis è inglese, ma a lungo ha vissuto in Canada prima di spostarsi negli Stati Uniti -. C’era una strada, a Santa Monica, dapprima vuota, poi si è cominciata a riempire di cinema e negozi, e tanta gente arrivava là da ogni parte di Los Angeles, nonostante negozi e cinema ci fossero anche altrove. Venivano per sentire gli altri».

Grazie al Covid la gente ha già cominciato a rendersi conto che un film va visto insieme agli altri

Una necessità che il cinema saprà sempre soddisfare, secondo Haggis, soprattutto dopo un periodo come quello appena trascorso – e forse non ancora finito – di lockdown: «Con la televisione – e le serie TV, ndr -, il cinema sarebbe destinato a morire, ma invece grazie al Covid la gente ha già cominciato a rendersi conto che un film va visto insieme agli altri, perché è fatto dalle persone. Abbiamo cominciato ad apprezzare l’esperienza collettiva che solo il cinema può offrire, al contrario della solitudine della televisione».

Lui, però, per la Tv ha pure lavorato come per “Walker Texas ranger”: «Sì, ho fatto cose non proprio bellissime – ha ammesso -, la migliore è stata sicuramente il poliziesco “EZ Street” presto chiusa per rating non buoni». Ha accennato a due puntate della serie, ma in realtà sono state ben 9, prima di decidere la chiusura.

Paul Haggis è anche e soprattutto la ricca collaborazione con Clint Eastwood, sì proprio lui. E’ stato lui ad aver scritto “MillionDollar Baby” (2004), ma fu il regista di “Gran Torino” che volle dirigerlo: «Non cambiò nulla della sceneggiatura che avevo scritto – ha raccontato -, e questo è sempre un piacere»;  poi ci sono stati “Lettere da IwoJima” e “Flags of ourfathers”, entrambi del 2006.

Sulla possibilità, poi, di tornare in Italia con un film, dopo “Third person” (2013), Haggis è stato abbastanza possibilista: «Mi piacerebbe tornare per girare un’altra volta. Ho lavorato bene con la squadra e con gli attori italiani che sono stati davvero bravi». Del resto erano Riccardo Scamarcio e Vinicio Marchioni, hai detto niente.