Palazzo Fazzari ristrutturato e ancora inaccessibile

"Ogni episodio di mancata percezione dell’Individuo non ha nulla di episodico, anzi, racconta qualcosa di molto più ampio"

di Luca Viapiana*

Qualche giorno fa, a Catanzaro, si è conclusa la 6^ ed. del Materia Independent Design Festival. Il giorno prima dell’apertura al pubblico ho appreso che la manifestazione non sarebbe stata fruibile da persone in sedia a rotelle come me o con altre specificità, per via della totale inaccessibilità della location scelta per ospitare l’evento, Palazzo Fazzari.

Già qualche anno fa, nel corso di Altrove Festival, mi ero trovato nella medesima situazione. Eppure l’ambito creativo dovrebbe essere per sua natura il più aperto, il più recettivo e trasversale. Anche in quella occasione avevo segnalato il tutto, e il fatto che io sia ancora qui a parlare la dice lunga sull’efficacia dei miei contributi. Perché di questo si tratta, di meri contributi al servizio di una coscienza condivisa, provenienti da una persona che vuole bene al luogo in cui è nato e che non accetta di vederlo arrendersi, avvalendosi della facoltà di non pensare. Materia è un Festival patrocinato e finanziato dal Comune di Catanzaro. Ragionevolmente parlando, la questione non doveva neanche sussistere: poiché il Palazzo non rispettava gli standard europei minimi di accessibilità, il Comune, di concerto con gli organizzatori dell’evento, avrebbe dovuto individuare a monte una diversa soluzione. Tutto qua, non credo servisse una commissione di esperti. Non ci sarebbe stato neanche bisogno di scomodare le Linee guida per il superamento delle barriere nei luoghi di interesse culturale (Gazzetta Ufficiale num. 114 del 16 maggio 2008). Legalmente parlando, il Comune di Catanzaro ha sostenuto ed organizzato una manifestazione utilizzando soldi pubblici ma mi ha negato arbitrariamente la possibilità di fruirne.

Gli spazi ospitanti l’evento, di pertinenza comunale, sono stati recentemente ristrutturati dal Comune a sue spese. Nonostante la ristrutturazione sia costata 500.000 euro (400.000 per gli interventi strutturali e 100.000 per gli arredi), i locali sono totalmente sprovvisti di un sistema di accesso che rispetti la normativa imposta dalla Comunità Europea.

I fondi utilizzati sono stati attinti da Agenda Urbana Catanzaro, “L’Agenda del cambiamento” che, incredibilmente, per erogare la cifra “impone(va) all’Amministrazione Comunale di destinare in via prioritaria l’immobile ad una funzione di inclusione sociale in linea con gli obblighi imposti dal POR 2014/2020”. Ciò va ad aggravare la posizione di un’Amministrazione che ha investito su una struttura senza peró renderla accessibile e quindi fruibile dalla collettività tutta. Di chi è la responsabilità di queste scelte? Parliamone. Ho subito per l’ennesima volta un danno ingiusto passibile di risarcimento e agevolmente accertabile nelle sedi opportune ex art. 2043 Codice Civile.

Ma perché? Visto che è difficile anche solo discuterne, ed in genere mi scontro con imbarazzati e imbarazzanti silenzi, alla luce dei fatti credo sia opportuno chiarire che io non sono un garantista che non vede l’ora di perder tempo dietro alle negligenze altrui, né il portavoce di una minoranza. Io non sono un grattacapo dell’ultim’ora, né un problema collaterale, né, tantomeno, l’Altro.

Io sono un cittadino pensante con doveri e diritti. Sono uno che non si è mai risparmiato, nel tentativo di offrire alla sua città la sua parte migliore, senza mai chiedere un euro a nessuno, e mi fanno sorridere le scuse goffe di chi dice di capire mentre pone in essere comportamenti che vanno a consolidare uno status quo obsoleto. Ogni episodio di mancata percezione dell’Individuo non ha nulla di episodico, anzi, racconta qualcosa di molto più ampio, racconta l’ennesima occasione che la Comunità ha perso. Perché anche le dinamiche granitiche di un contesto sociale che non vuole affrancarsi da se stesso, e tira avanti rinnovando ciclicamente i propri strumenti di autoconservazione, si sgretolerebbero dinanzi alla potenza creatrice di un gruppo di Individui che scegliesse di scegliere. E tutti noi dovremmo averlo capito da tempo.

*artista