“Riccardo Misasi, un tributo” , il libro di Pino Nisticò tra dovere del ricordo e amicizia

La riflessione di Franco Cimino sul testo dedicato al politico calabrese

Franco Cimino

di Franco Cimino

…poi, all’improvviso dalla dimenticanza collettiva lui spuntò. Da alcuna penna o pennello, di scrittore o pittore, da alcun libro storico, da alcuna biografia, lui venne fuori. Ma dal cuore di un suo amico. Tra i pochi veri amici rimastogli sempre accanto. Anche dopo la sua scomparsa avvenuta, all’improvviso e prematura, ventidue anni fa meno un mese, il ventuno settembre del duemila esattamente. Nella sua Roma e lontano dalla sua Calabria e dal suo mare di San Nicola Arcella, posta al centro della bella Riviera dei Cedri, un comune piccolo piccolo con un mare dai fondali profondi e limpidi, dove in apnea si immergeva il “gigante della politica”, come lo ebbe a definire Giacomo Mancini, suo storico “nemicopochevolteamico” (me lo si lasci scrivere così, tutto attaccato, come viene da dire spontaneamente a quanti hanno conosciuto questo poco dialettico rapporto tra i due veri giganti della politica italiana).

Due autentici gemelli diversi, separati non solo da sedici anni dalle rispettive nascite, ma soprattutto dalla diversa, per lungo tempo contrapposta, fede politica, da entrambi mai tradita. Il nostro, di cui parlo, è Riccardo Misasi, nato pure lui a Cosenza ma il quattordici luglio del millenovecentotrentadue. Giacomo Mancini, invece, il ventuno aprile del millenovecentosedici. Pure a Cosenza. Ribadisco il pure, perché Cosenza, la Città calabrese meno calabrese per le sue riconosciute aperture culturali e per quel suo posizionarsi al nord della Calabria, facendola in qualche modo un nord del sempre eterno sud, è l’elemento che più ha caratterizzato il modo di essere di questi due personaggi straordinari. Un modo di essere comune rispetto al ruolo nazionale che essi hanno agevolmente assunto nel loro lungo cammino politico. Ma come tutte le gioie, anche questa contiene la sua croce. Nel senso che i due, rispetto alla preoccupazione di vedersi negata la loro “cosentinità”, ovvero vedersela misurata in rapporto all’impegno dei due verso la loro città natale, insieme scendevano dall’Olimpo dei grandi per farsi provinciali attraverso le piccole gelosie dell’appartenenza.

La loro fu davvero una sorta di “amicizia- nemica” (mi si lasci passare questo termine), nella quale, però, per quel suo carattere passionale, romantico e per quella profonda sensibilità umana prima che cristiana, Riccardo Misasi non introdusse alcuna cattiveria. In fondo, fu questa la sua costante caratteriale in un impegno politico carico di passione e tensione, di conflitti e lacerazioni, di invidie organizzate a cui Riccardo mai seppe, o volle, reagire con la forza considerevole che per lungo tempo pure ha posseduto. Una forza alla quale, invece, egli seppe sempre collegare l’uso della ragione, in quella visione della Politica in cui l’intelligenza senza il tormento delle scelte finalizzate al Bene, la parola senza la stretta coerenza al suo significato, le idee alte senza l’altezza dell’ideale in cui esse vivono, trasformano il confronto in contesa e la Politica in luogo degli interessi nudi e degli affari sporchi.

Ed è sullo stesso terreno di una “malconcepita calabresità” che si sviluppò, sin da piccoli, diciamo, quel confronto acceso con un altro grande della politica. Quel Carmelo Pujia, di Polia sulle piccole alture del Vibonese, di soli cinque anni più grande di Ruccardo, e che a Catanzaro costruì velocemente un potere che, per capacità di concentrazione e forza di estensione, troverebbe pochi uguali nella storia politica calabrese. Qui, “ l’inimicizia-amica” conobbe livelli di intensità amicale e di profonda fraternità che solo in pochi conoscono. E sono quelli che si sono sempre tenuti fuori dal cerchio dei corifei e dei cortigiani a pagamento. Coloro, cioè, che, sotto la veste ingannevole di falsi consiglieri dei due, hanno con continuità attentato alla bellezza di un rapporto fecondo che sarebbe andato solo a vantaggio, tra l’altro, della Calabria. Una Calabria, diciamolo francamente, che da queste incerte amicizie politiche e dalle lunghe conflittualità conseguenti, ha subito irreparabili danni, quantomeno sui tempi di uno sviluppo che, anche per quelle tensioni, ancora tarda ad arrivare.

No, non mi sono dilungato. E neppure perso in un ragionamento che apparentemente con c’entrerebbe nulla su ciò che starei per presentare, non facendo per niente parte del suo contenuto. Non mi sono perso affatto (anche se, come mia abitudine, non mi rileggerò immediatamente), perché ciò di cui parlo oggi ne rappresenta la doverosa silenziosa, nascosta, premessa.

E sì, perché non si può parlare, neppure in un trafiletto di Riccardo Misasi, il gigante della Politica, senza essere costretti a imbattersi in queste storie di “amicizie complesse”. E nelle tantissime, in particolare quella storica con Ciriaco De Mita, tra piccole e grandi, importanti e non, che hanno attraversato dall’inizio alla fine tutta la storia politica e la vicenda umana di uno dei grandi pensatori e attori della cultura politica italiana. Sicuramente tra i più grandi del novecento.

Generico agosto 2022

Ed eccomi giunto al mio proposito odierno. Il lavoro editoriale da pochi giorni uscito dalle grafiche Rubbettino per approdare nelle librerie, è un eccezionale atto di amicizia. È compiuto da un’altra straordinaria personalità calabrese assurta ai prosceni scientifici più importanti in Europa e Oltreoceano. È Pino Nisticó, lo scienziato, il professore, il politico, L’innamorato della Calabria con lo sguardo lungo sul mondo, e chi ne ha più ne metta. Nisticó ha compiuto verso Misasi, di cui è sempre stato amico, mai abbandonandolo nei momenti di grave difficoltà, un grande gesto di amicizia. Il più bello e più utile. Quello di riportare in vita dalla dimenticanza un uomo che merita di non essere dimenticato. Merita, invece, di essere ricordato. Onorato. Di lui, è l’invito che sorge dal lavoro editoriale, scrittori dalla penna sincera e storici dalla mente lucida e sgombra da pregiudizi di maniera, diranno per come la caratura intellettuale e politica di Misasi davvero impone. Questo, specialmente dopo il timido ventennale della morte, è il tempo del ricordo buono. Ricco del sentimento della gratitudine. E dell’onestà nel raccontarlo. Col cuore. Perché il cuore sa raccontare delle persone. Pino Nisticó ha voluto fare questo. Rendere un piccolo, modesto, tributo a un amico. A un grande protagonista della vita della Calabria e del Paese.

Il libro, che è fatto, bene, io non saprei definirlo se non con l’intelligente titolo che rappresenta: “Riccardo Misasi, un tributo”.  È già qui il successo e il merito di questo lavoro, che è insieme testimonianza di un valore e coraggio nel presentarlo. In esso troverete contributi interessanti di persone che raccontano il loro Misasi per averlo conosciuto da vicino o da lontano. In confidenza o in obbligata distinzione. Con ragione e passione. Bellissimo il testo di Carmelo Pujia. Commovente, non solo perché rinnova il dispiacere della sua scomparsa avvenuta sei mesi fa, quasi nel silenzio generale che lascia temere un’altra rapida dimenticanza. Ma perché nelle parole di Pujia vi é la ragione e la passione, e quel filo d’argento che lega Riccardo e Carmelo in una amicizia profonda e sincera. Amicizia vera, elemento costitutivo della Politica. Ché quella vera è fatta di sentimento. In egual misura che di idee che diventano progetti. Realtà vissuta. La Politica che era di Misasi. Che era in Riccardo.