La grande danza al Festival d’Autunno: Lucia Lacarra racconta la sua Fordlandia

Un racconto ideato nel periodo della pandemia, che approda per la prima volta in Italia proprio a Catanzaro

Fordlandia, la città industriale fantasma costruita un secolo fa dal magnate Henry Ford, simbolo di un sogno finito in fallimento. A questa storia il compositore islandese Jóhann Jóhannsson, interprete di spicco della classica contemporanea, dedicò un album che oggi ha ispirato l’omonimo spettacolo di danza  in programma al Festival d’Autunno sabato 8 ottobre, alle 21, al Teatro Politeama. Sul palco Lucia Lacarra, una delle più importanti ballerine al mondo, vincitrice del premio Nijinsky come migliore ballerina del mondo del decennio. Con lei, il compagno Matthew Golding, primo ballerino in importanti compagnie come il The National Ballet e Royal Ballet di Londra. Un racconto ideato nel periodo della pandemia, che approda per la prima volta in Italia proprio a Catanzaro.

“Non ero mai stata prima a Catanzaro, un nostro grande amico e collaboratore, Gianluca Battaglia, è originario di queste parti e si è sempre augurato di poter fare uno spettacolo in Calabria così da poterci ospitare a casa sua”, ha raccontato Lucia Lacarra in una intervista telefonica dalla Spagna in vista dell’evento al Politeama. Uno spettacolo in cui la parte visuale avrà un ruolo centrale: “Il cinema mi è sempre piaciuto, offre la possibilità di trasportarci in uno spazio diverso e di raccontare una storia. La giusta atmosfera di cui avevamo bisogno, visto che siamo solo in due in scena. Fordlandia è nato nel 2020, nel periodo in cui eravamo costretti all’isolamento, un momento difficile in cui non si poteva capire cosa sarebbe successo. C’era tanta paura, tutto era chiuso, ma quella situazione ci ha dato la motivazione a creare qualcosa che potesse farci ancora sperare”. Le musiche di Jóhannsson e la città utopica di Ford hanno fatto così da sfondo ad un nuovo sogno: “Alla prima di questo spettacolo – ha detto Lacarra – il teatro era aperto ancora parzialmente, ma l’emozione è stata immensa, perché si percepiva il bisogno anche degli spettatori di tornare ad una vita normale”.

La grande ballerina, in un momento di profonde trasformazioni per il mondo dello spettacolo, ha voluto condividere anche un pensiero sul futuro della danza: “C’è tanto da fare, bisogna aprire nuove prospettive. Non esistono il contemporaneo o la classica, non ho mai voluto mettere un nome o un’etichetta, la danza è danza. Gli stili possono piacere o meno, ma l’importante è creare un’offerta. Dispiace sentire che sempre più compagnie sono costrette a chiudere, questo ci fa capire che è importante aiutarsi ed essere più solidali, per far sì che il settore della danza diventi più forte e avere continuità”.