Coronavirus, Aned: “Politica e Società Italiana di Nefrologia assenti per emodializzati”

L’infezione da Coronavirus, scrive l'associazione “galoppa anche per mancanza di piani di prevenzione"

L’associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto esprime la sua preoccupazione per l’emergenza coronavirus. Lo fa in merito a diverse problematiche. “Il silenzio della presidente Jole Santelli, che dovrebbe fornirci piani di emergenza per i centri di emodialisi calabresi, e l’opaca presenza della Società Italiana di Nefrologia (SIN) preoccupano tanto

L’infezione da Coronavirus, scrive l’associazione “galoppa anche per mancanza di piani di prevenzione. In considerazione delle difficoltà nel reperimento dei dispositivi di sicurezza per pazienti, della carenza numerica del personale anche iniquamente distribuito e, soprattutto, delle strutture vetuste con problemi di sicurezza gestionale, il mondo dei nefropatici merita grandissima sensibilità che, tuttora, non vediamo”.

Catanzaro ha tre centri di emodialisi. “Solo uno di essi – sottolinea Aned – il Materdomini, per l’adeguatezza di accesso ai locali è appropriato alla gestione dei pazienti con infezione da Covid-19. E allora, perché il Pugliese Ciaccio gestisce oltre i 60 pazienti accreditati? Perché solo al Pugliese Ciacco è lasciato l’onere della gestione dei pazienti con comorbilità? E perché il Pugliese Ciaccio deve farsi carico anche di tutte l’emergenze dei 200 trapiantati renali e 500 dializzati dell’intera area centro? Perché il Pugliese dal 1° luglio 2014 si trova con un primario facente funzione di Nefrologia e Dialisi, e altri primari sono presenti a tempo parziale anziché pieno? Questo e tanto altro vorremmo discutere con la presidente Santelli ed evitare di lasciare ancora nel limbo i nostri pazienti”.

Arriva poi l’appello: “Si alzi forte la voce anche della comunità nefrologica calabrese, particolarmente colpita dall’emergenza COVID-19. Oggi, la Società di Nefrologia (SIN) non riesce a rappresentare sia a livello nazionale che locale le gravi criticità che i pazienti renali, vivono specie al Sud Italia. Essa, solo così può assumere un ruolo delicato di una specialità sempre in prima linea per le complicanze acute delle malattie infettive. Era questo il momento per ritagliare al nefrologo il giusto peso che ha nel Sistema Sanitario Nazionale ed invece si è scelto di relegarlo in un piano secondario, fuori dalla trincea, anche se nella realtà è in prima linea.

Alla presidente Santelli chiediamo incontro, non più procrastinabile, mentre al presidente SIN di pensare al servizio pubblico, su cui, a breve, nelle regioni meridionali potrebbero scaricarsi tanti pazienti positivi provenienti dai centri dialisi accreditati, aggravando il Sistema Sanitario Nazionale.

Sistema che proprio con il Covid-19 ha trovato la sua centralità e fatto comprendere a tutti gli italiani la sua insostituibilità”.