“Cura Italia”, Ferrara: “Imprese deluse, occorre un piano di aiuti senza precedenti”

Aldo Ferrara, presidente di Confindustria Catanzaro, è preoccupato per lo scenario nazionale. Lo è ancor di pìù per quello locale, notoriamente più debole

Timore. Anche tanto. Il sistema delle imprese vive con terrore l’attuale momento emergenziale. Il rischio “collasso” per il settore produttivo è altissimo se non interverranno altre misure che amplino quanto previsto dal Decreto “Cura Italia”. Aldo Ferrara, presidente di Confindustria Catanzaro, è preoccupato per lo scenario nazionale. Lo è ancor di pìù per quello locale, notoriamente più debole.

Presidente come sono state accolte le misure varate dal Governo nel “Cura Italia”?

Senza girarci troppo intorno il sentimento prevalente da parte delle imprese è la delusione.  Speriamo che i successivi passaggi procedurali e la conversione in aula pongano rimedio alle storture contenute nel decreto. Ci troviamo di fronte ad un evento di portata eccezionale a cui bisogna rispondere con interventi di carattere straordinario. Bisogna fare di più, molto di più,  con un’azione mai messa in campo fino ad ora.

Il ministro del Mef, Gualtieri, ha comunque tenuto a precisare che si tratta solo del primo intervento.

Certo, si tratta di una prima risposta e bisogna riconoscere che siamo ancora in piena emergenza sanitaria, che deve avere la priorità assoluta, e che appare evidente si estenderà oltre i primi giorni del mese di aprile.

Le misure assunte dal Governo sono sacrosante e tutti noi dobbiamo attenerci scrupolosamente all’invito a stare a casa e a muoverci solo in casi assolutamente necessari.

Tuttavia tanto più stringenti e lunghe saranno le misure in campo sanitario tanto più gravi saranno le conseguenze in campo economico. Il decreto attua un mero tentativo di contenimento della crisi e come tale può solo cercare di tamponare le ripercussioni in corso. Ma, successivamente, per evitare il collasso ed impedire che le gravi conseguenze sulle imprese e sull’economia diventino irreversibili, occorre un piano di aiuti senza precedenti che mobiliti risorse poderose. Serve una strumentazione di risorse che sia contemporaneamente in grado di sostenere le imprese e fare fronte al tracollo della domanda privata e quindi di fatturato delle aziende.

Insomma, si dovrà dar corso ad un programma di ricostruzione economica molto simile a quello di un evento equiparato agli effetti di una guerra. Tenendo anche in considerazione che la ricostruzione dovrà interessare anche i fattori immateriali e ciò rende la cosa ancora più complessa.

Su quali fattori bisognerà intervenire?

Sarà molto importante l’entità delle risorse messe in campo ma anche la loro allocazione, agendo contemporaneamente sia sulla domanda aggregata che sui fattori produttivi. Serviranno sgravi fiscali e contributivi, definizioni agevolate per i debiti tributari,  liquidità alle imprese, sostegno ai consumi e un grande piano di investimenti pubblici. Inoltre credo che non sia sufficiente intervenire con le sole risorse finanziarie. Sarà anche necessario intervenire sui fattori normativi e regolamentari che molto spesso frenano l’azione delle imprese, avviando una stagione di deregulation e sburocratizzazione.

Rating, basilea, isa/studi di settore, segnalazioni in centrale rischi, codice sulla crisi d’impresa, certificazioni varie  e tanti altri adempimenti che gravano sulle imprese dovranno per forza di cose essere rivisti. Senza inutili complicazioni e procedure abbiamo visto, in questi giorni, realizzare a tempi di record strutture sanitarie e addirittura una nave ospedale. L’emergenza ha messo a nudo, ancora una volta, come la capacità nostro sistema economico sia soffocato dalle trappole e dalle lungaggini della macchina burocratica. Potrebbe essere l’occasione per mettere in discussione tutte le regole del gioco. Questa crisi può essere l’opportunità per fare quello che in situazioni ordinarie i governi non riescono fare.

Quali conseguenze per il sistema produttivo Calabrese?

Le considerazione appena fatte valgono soprattutto per il sistema produttivo calabrese che, rispetto a quello nazionale, risulta sensibilmente più debole e fragile, e quindi maggiormente esposto alle ripercussioni negative dell’emergenza in atto. Il rischio è quello di collassare con conseguenze economiche e sociali devastanti.

Cosa deve fare la Regione?

Deve mettere in campo azioni di accompagnamento e di rafforzamento delle politiche nazionali, declinando gli interventi locali in coerenza con le specificità regionali. Proprio a tal proposito, con Unindustria Calabria, abbiamo avanzato un pacchetto di  proposte di misure urgenti per il sostegno del sistema produttivo regionale connesse all’emergenza Covid-19 che rispondono a questa logica.