Avvocato Valente: “Il nostro sistema sanitario ai tempi del coronavirus”

Abbraccio virtualmente tutti gli operatori attualmente impegnati in prima linea

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Il nostro sistema sanitario nazionale, universale e solidaristico, punto di approdo di un tormentato sviluppo della legislazione sanitaria, fortemente condizionato da un diritto alla salute costituzionalmente orientato, importantissimo modello di civiltà, a più di quarant’anni dalla sua istituzione ha mutato profondamente la sua immagine. E questo mutamento è oggi più evidente perché messo sotto la lente di ingrandimento della più grande sfida che il settore sanitario  è chiamato ad affrontare. Mutamento che non solo fa registrare significative disparità di trattamento tra le diverse aree del Paese, che hanno determinato un’emigrazione sanitaria dalla portata allarmante, ma anche e soprattutto i limiti di una politica neoliberistica che, alimentando nel corso degli anni il fenomeno della privatizzazione del settore, ha finito con l’arricchire in maniera smisurata la lobby di potere dei “fortunati” imprenditori delle “cliniche private”.

I tagli, poi, del personale e la conseguente riduzione dei posti letto, gli scarsi investimenti nel settore pubblico, le università di medicina a numero chiuso, i tanti precari che dopo anni di lavoro attendono ancora la regolarizzazione della posizione contrattuale (si tratta di professionisti impegnati in servizi essenziali: pronto soccorso, 118, ambulatori ed altri), le menti brillanti che in maniera ormai sistematica abbandonano l’Italia per mete più rispettose della loro professionalità, hanno fatto il resto.

Risultano a tratti quasi fastidiosi i ringraziamenti provenienti dalla classe politica per i sacrifici, il coraggio e lo spirito di abnegazione che medici, infermieri e operatori socio-sanitari dispiegano in campo per garantire il diritto alle cure di tutti i malati, soprattutto di quelli che in questo periodo affollano i presidi sanitari. Ringraziamenti provenienti da quella  stessa classe politica che ha introdotto limiti di accesso alle scuole di specializzazione e criteri di selezione del personale non certamente ispirati a quel “sistema di valutazione e valorizzazione degli individui, basato esclusivamente sul riconoscimento del loro merito” che, ancor di più in ambito sanitario, dovrebbe trovare cittadinanza. Ancor più fastidiose si rivelano le sue grida di disappunto quando, senza il minimo accenno ad un doveroso atto di pentimento, si limita ad invocare  misure severe  a carico dei professionisti che, a causa della situazione precaria nella quale sono chiamati ad operare (totale mancanza di presidi di sicurezza per la tutela della loro salute) codardamente rinnegano il giuramento di Ippocrate perché mandati a combattere “con le scarpe di cartone, le pezze da piedi e le fasce mollettiere”.

Anni di commissariamento della nostra Regione per contrastare il disavanzo finanziario e per assicurare ai cittadini calabresi livelli di erogazione dei LEA conformi agli standard nazionali non hanno permesso, infine, di raggiungere i risultati sperati. Se è vero che il potere sostitutivo del Governo, attraverso la nomina di un commissario ad acta, consente a questi non solo di adottare tutte le misure indicate nel piano di rientro, ma anche gli ulteriori atti e provvedimenti  normativi, amministrativi, organizzativi e gestionali necessari per la completa attuazione del piano o ad esso correlati, ad oggi  non si registrano  azioni incisive in questa direzione.

Il mio augurio è che, superata la fase emergenziale che quasi tutti i cittadini stanno affrontando con responsabilità – nonostante  le tante colpe iniziali  della politica che dovranno essere adeguatamente indagate nelle sedi opportune, una volta terminata l’emergenza –  ci si riappropri degli originari principi, ispiratori del nostro sistema sanitario, affidandone la rinascita non solo alle forze individuali caratterizzate da professionalità, passione, generosità ma ad una politica con la P maiuscola in grado di intercettarne le esigenze e di costruire, dirigendola magistralmente, un’organizzazione di mezzi ed uomini funzionale ed efficiente, rispettosa della dignità umana, che riprendendo l’importante locuzione contemplata nella legge del ‘78 istitutiva del sistema sanitario nazionale faccia davvero di esso “quel complesso di funzioni, strutture, servizi ed attività destinati alla promozione, al mantenimento ed al recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione”.

Abbraccio virtualmente tutti gli operatori attualmente impegnati in prima linea a fronteggiare questa difficile situazione ricordando che al contributo che essi offrono quotidianamente per combattere (e vincere!) contro questo nemico invisibile deve affiancarsi il rispetto delle regole da parte di tutti noi. #Io resto a casa.

 

Avvocato Stefania Valente

(già assessore all’ambiente ed alle politiche sanitarie del Comune di Catanzaro)

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