Lockdown Calabria: meno traffico e termosifoni accesi. Inquinamento giù ma non tutto

Studio Arpacal. Scende biossido d'azoto nell'aria rispetto al pre Covid. Meno marcato invece il decremento di un'altra sostanza il Pm 10, proveniente dal riscaldamento domestico il cui consumo non è certo diminuito

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Inquinamento in diminuzione nella nostra regione nel periodo delle restrizioni anticontagio Covid 19 ? Certamente, ma con diverse distinzioni da fare, anzi probabilmente l’effetto-lockdown non è stato così dirompente da noi come potrebbe essere avvenuto in altre parti d’Italia dove il fattore inquinamento è comunque più presente anche in “tempo di pace” e quindi gli effetti delle chiusure sono anche empiricamente più evidenti.

 

I dati Ma mettendo da parte le impressioni, l’attenzione va posta sulle indicazioni scientifiche che arrivano dallo studio elaborato da Arpacal e pubblicato oggi intitolato “L’incidenza del lockdown sull’inquinamento atmosferico in Calabria. Una prima valutazione. L’analisi elaborata dai dirigenti del servizio tematico Aria Claudia Tuoto Emilio Centorrino. Pasquale Crea ha confrontato il periodo del lockdown con la media dello stesso periodo dell’anno tra il 2017-2019 e in genere la qualità prima e durante il lockdown. Sotto la lente d’ingrandimento i dati relativi a venti stazioni fisse di cui due nel territorio di Catanzaro (Parco Biodiversità e quartiere Santa Maria) altre in provincia (Simeri Crichi, Martirano e Lamezia) e altre nella altre zone della Calabria (Rende (CS), Piazza Castello Reggio, Tribunale Crotone, Via Argentaria Vibo, Parco Durant Vibo, via Gioacchino da Fiore Crotone Rocca di Neto (KR), Mammola (RC) e  Firmo (CS) Polistena (RC) e Schiavonea). Ad essere analizzata la presenza di due sostanze: il biossido d’azoto e il particolato (Pm10).

Le conclusioni I dati registrati dalla rete di monitoraggio della qualità dell’aria – si legge nelle conclusioni dello studio –  mostrano, nel periodo interessato dal lockdown, una generale riduzione della concentrazione di NO2. Non è stata evidenziata alcuna variazione sostanziale della concentrazione di PM10 tra il periodo prima del lockdown e quello del lockdown. Una possibile spiegazione di questo andamento va ricercata nel fatto che PM10 e NO2 hanno origine e caratteristiche differenti, infatti mentre per il biossido di azoto la fonte prevalente è il traffico veicolare per il PM10 la sorgente primaria è da attribuire al riscaldamento. Questa fonte di emissione, durante il periodo di contenimento, non è stata mai interrotta anzi con la maggiore permanenza delle persone nelle abitazioni le emissioni provenienti dal riscaldamento domestico potrebbero essere anche aumentate rispetto agli anni precedenti. Poiché il blocco di molte attività è coinciso con il periodo del cambio stagionale e quindi delle condizioni meteo climatiche è stato fatto un confronto tra l’andamento del 2020, da gennaio ad aprile, con l’andamento registrato nello stesso periodo del triennio precedente. Dal confronto è emersa una diminuzione importante per il biossido di azoto e una diminuzione meno marcata per il PM10”.

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