Catanzaro, le palestre riaprono tra speranze e timori

Tra le criticità segnalate dai gestori il fatto di aver dovuto riaprire alle porte dell'estate e senza veri incentivi da parte dello Stato

Voglia di riprendere una normalità compromessa da 70 giorni di lockdown ma anche tanta incertezza e tanta preoccupazione, soprattutto per il futuro. Sono contrastanti i sentimenti che manifestano i titolari di palestre e centri sportivi di Catanzaro, che questa mattina hanno ripreso l’attività dopo la chiusura per l’emergenza coronavirus. L’impatto non è stato dei più facili, com’era prevedibile, vista la necessità per le strutture di adeguarsi alle misure di sicurezza e di igiene e alle prescrizioni dettate dai decreti governativi e dai provvedimenti nazionali, cosa che ha comportato ovviamente un aumento delle spese a fronte di entrate praticamente ferme a zero da più di due mesi, ma in buona parte i titolari delle palestre di Catanzaro hanno raccolto la sfida della ripartenza, sia pure tra mille incognite e con un evidente rammarico per la disattenzione delle istituzioni.

Riapertura palestre coronavirus

Tra le criticità segnalate dai gestori di palestre e centri sportivi, il fatto di aver dovuto riaprire alle porte dell’estate e senza veri incentivi da parte dello Stato, l’aver già messo in preventivo la difficoltaà di fare introiti e il netto calo delle prenotazioni, quantificabile in almeno il 30% in media. Ovviamente, le strutture hanno dovuto ricalibrare la loro offerta alle nuove disposizioni, riducendo a esempio il numero dei clienti a turno, consentendo gli ingressi solo dietro prenotazione e procedendo all’igienizzazione e alla sanificazione di locali, attrezzi e macchinari a ogni cambio di turno. Nonostante questo, la fiducia non manca, come confermano i fratelli Annarita e Gaetano Ranieri, titolari della “Master 90”, una delle palestre storiche di Catanzaro. “Da parte nostra c”è anche entusiasmo a ripartire, perché stare chiusi è stata dura, certo – dicono all’Agi i Ranieri – non è facile., Abbiamo dovuto fare di necessità virtù, consentire turni con massimo 15 persone invece delle 50 del periodo pre-coronavirus e far slittare l’avvio delle attività di gruppo. Poi, ci sono oggettivamente troppi paletti da dover superare, abbiamo dipendenti in cassa integrazione e speriamo di poterli riavere con noi”.

“Intanto, però – aggiugono – riprendiamo e facciamo la nostra parte, sperando in qualche sostegno più concreto: quest’anno, a settembre, festeggiamo i 30 anni di attività, con l’auspicio che sia la ripartenza per altri 30 anni”. Speranza è la parola che accomuna tutti i gestori di palestre, perché è il futuro, anche immediato, il vero motivo di grande preoccupazione. Secondo Sebastiano Barberio, titolare della “Selection Fitness club”, “se avessimo dovuto fare solo un ragionamento economico non avremmo riaperto, perche’ davvero non c’è alcuna convenienza, ma la nostra è anche se non soprattutto grande passione, quella che ci fa dimenticare il fatto che solo per riaprire le nostre spese sono aumentate del 30-40% e rientrare da queste spese sarà un’impresa ardua, se non impossibile. È difficile, stiamo parlando per ora di sopravvivenza, ma dobbiamo andare avanti”. Considerazioni condivise anche da Marcello Sabatino e Ivan Rotundo, gestori della palestra “Vitruvia”, che però aggiungono qualche elemento di pessimismo: “Non vedevamo l’ora di riaprire ma in realtà – confidano Sabatino e Rotundo – al momento questa riapertura è finalizzata essenzialmente per consentire ai nostri abbonati di recuperare i mesi di fermo, perché per il resto ci sono solo incertezze e timori. Sotto il profilo economico abbiamo solo uscite e praticamente entrate irrisorie, sotto questo aspetto non abbiamo ricevuto alcun sostegno e alcun aiuto dalle istituzioni, invece pronte a far scattare controlli e sanzioni per chi come noi ha rispettato sempre le regole. Diciamolo francamente: se le cose non cambieranno, a settembre richiamo di chiudere”.