“Coronavirus, rifondare l’umanità” Le riflessioni della Psicologa Anna Maria Sirianni

"Quanto accaduto dovrebbe fungere da monito per ripensare ad un futuro diverso, più autentico dove poter godere della bellezza che sta nella semplicità delle” piccole” cose; quelle che riempiono gli animi puri e ristorano le menti illuminate"

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di Annamaria Sirianni*

L’impatto con questa nuova realtà è stato di testarda incredulità. Un urto frontale. Perchè questo è l’effetto che produce un evento inatteso, straordinario nell’accezione negativa del termine che costringe ad abbandonare la propria confortevole quotidianità costruita intorno all’idea di essere dotati di una libertà intangibile.
Un po’ come un lutto improvviso che ci coglie distratti; ci scaraventa in un vortice di incertezze e di negazioni obbligandoci ad elaborare una difesa per riemergere e tornare a respirare. Ed è qui che lo spirito di sopravvivenza stimola l’ingegno e la creatività portando a rielaborare un nuovo “ oggi”. La capacità di adattamento, la duttilità sono innate nell’uomo : per tutelare la continuità della specie istintivamente ci si reinventa e la fantasia si scatena per recuperare ciò che ci apparteneva, almeno in parte. I mezzi di comunicazione, ci “ bombardano” di informazioni gettando nel dimenticatoio quei problemi che fino a poco tempo prima ci affliggevano e noi , per ingannare la mente, per tenere a bada la paura spostiamo l’attenzione sulle cose banali, futili : “ dove posso trovare il lievito di birra?”; “ che ne sarà delle mie unghie? “ ; “ ed i capelli? “ Poi ecco tornare il momento in cui il rossetto lascia il posto alle mascherine e le unghie imperfette ai guanti
monouso. Che frivolezze di fronte a tanto dolore, a tante perdite. Ma è pur sempre la quotidianità che tiene viva la nostra attenzione consentendoci di andare avanti, malgrado tutto. Credo fermamente che non ci sia un limite al peggio. Ma credo altresì che qualunque situazione si viva bisogna trovare la forza di reagire, di risollevarsi e di gioire delle cose positive e delle opportunità che ogni
contesto, per quanto tragico, porta con sé quasi a bilanciare il dolore che esso stesso ha prodotto. Quando un evento devastante esaurisce la propria furia, lascia dietro di sé un paesaggio irreale in cui l’emotività lascia lentamente il posto alla lucida razionalità. E cosi, anche in questo momento, si prende atto delle macerie, si fa la conta dei danni per un Paese già fragile, forse in ginocchio, il cui risveglio sembra
più arduo e la ripresa sociale lunga e con molte incognite.

Io guardo a questa fase, a questo “dopo” con maggiore preoccupazione. Se nell’emergenza è stato l’istinto a salvarci, nella convalescenza sarà molto più dura. Recuperare completamente le forze e guarire in via definitiva dipenderà dalla cura/vaccino e della sua tempistica. Cioè da qualcosa che ancora sfugge al nostro controllo e alle nostre certezze.

Indubbiamente il COVID 19, ha inciso nella storia una tacca che segna un confine tra un prima ed un dopo: questa straordinarietà dovrebbe indurre l’uomo a cambiare il proprio comportamento nel suo rapporto col Pianeta dove tutto, oggi più che mai, ci appare essere stato violato, saccheggiato, umiliato e sfruttato: la flora, la fauna, l’aria, l’acqua, la terra.
Il virus sembra essere arrivato proprio con l’intento di fermare l’artefice di tutto questo e la sua ingordigia. E lo ha fatto privandolo delle sue funzioni primarie, costringendolo a star rinchiuso nella sua tana per lasciare libera la Natura di riappropiarsi dei suoi spazi e della sua dignità ferita e tradita da chi, invece, doveva proteggerla.

Quanto accaduto dovrebbe fungere da monito per ripensare ad un futuro diverso, più autentico dove poter godere della bellezza che sta nella semplicità delle” piccole” cose; quelle che riempiono gli animi puri e ristorano le menti illuminate. Mi chiedo se tutto ciò sia utopia. L’uomo è ammalato di se stesso. E come una bestia in gabbia e scalpita per riprendere il suo posto; tornare lì da dove è stato spodestato e, se possibile, con ancora più avidità e rabbia perché brama di recuperare il tempo perduto. Vai, allora, Uomo , corri nella tua giungla e riprendi a sterminare perché forse è nella tua natura! Ahimè dimentichi che sei qui per prenderti cura di Te stesso, dell’Altro e della Terra che ti ospita.

*Psicologa clinica
Psicoterapeuta e sessuologa

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