”Un anno dalla comparsa del ‘mostro’: il Covid. E si ignora l’unica soluzione, serve di nuovo il lockdown totale”

Il dottore Gipo Taverniti: "Ognuno pensa ai propri problemi e siamo nella morsa degli individualismi. Il piano di contenimento e contrasto attraverso il sistema delle fasce si è rivelato completamente fallimentare"

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    Riceviamo e pubblichiamo a seguire l’intervento del medico Gipo Taverniti

    “E’ passato un anno da quando quello che abbiamo considerato il “mostro” è apparso sulla scena del palcoscenico delle nostre esistenze.
    Un anno da quando dopo la sua comparsa nell’area della bergamasca qualcuno ha deciso per tutti che non vi fossero motivi sufficienti per fermare il tessuto produttivo di una delle zone industrializzate più efficienti del paese.
    Un anno da quando abbiamo cominciato a contare positivi, malati e morti come fossero solo i numeri di un raccapricciante gioco.
    Un anno da quando abbiamo cominciato a urlare inni di speranza, a invocare una nuova ritrovata fratellanza, un anno a chiedere disperatamente aiuto alla scienza e ai suoi uomini per venire fuori da quest’orripilante tunnel di dolore e sconcerto.
    E un anno è passato da quando la politica ha tentato, invano, di raggiungere un osceno compromesso tra economia e salute, adottando soluzioni ambigue, caotiche, approssimative nella folle valutazione che una pacifica e controllata convivenza con la persistente circolazione del virus, in attesa di tempi migliori, avrebbe rappresentato la soluzione ideale per salvaguardare entrambi gli aspetti.
    E dopo un anno non tutti sono riusciti a comprendere che un anno è passato purtroppo invano, perché non siano stati capaci di raggiungere nessuno degli obiettivi prefissati.
    E’ fallita l’opportunità di imparare dalla storia, di fare esperienza dai nostri errori come da quelli di chi ci ha preceduto in questo triste cammino.
    E’ fallita la speranza di una nuova coesione sociale, la fiducia nei valori, nei meriti e nelle competenze della scienza dei suoi uomini.
    E’ fallito l’esperimento di un’equilibrata salvaguardia dei due cardini principali della vita di una società.
    E’ fallita la probabilità di una sicura e armonica coesistenza col virus.
    Ma il fallimento più grande è quello della ragione.
    Abbiamo smesso di credere nel suo valore, ci siamo lasciati trascinare dai vortici dei deliranti personalismi, siamo annegati nei turbinosi flutti dell’ignoranza conoscitiva.
    Abbiamo permesso che gli egoismi di parte prendessero il sopravvento sui bisogni di tutti, che gli individualismi divenissero guida e non minaccia, che gli egocentrismi finissero per rappresentare logica e non follia.
    E oggi siamo riusciti a fare anche di peggio.
    Siamo precipitati nell’abisso dell’indifferenza.
    Guardiamo con distacco e noia a ciò che ci somministra la confusione informativa, siamo diventati apatici e indifferenti a qualunque richiamo al buon senso, al discernimento, alla riflessione.
    Ascoltiamo con disumana assuefazione i bollettini giornalieri di morti e malati, come se si trattasse solo della rappresentazione di una commedia teatrale di cui ci sentiamo solo spettatori, peraltro disattenti, disinteressati e quasi obbligati a un compito e dovere morale dal quale vorremmo sinceramente distaccarci perché non lo sentiamo più necessario ne dovuto.
    Siamo diventati insofferenti a tutto e tutti, tranne che a ciò, o a chi afferma qualcosa che può tornare utile alla nostra salute mentale o a quella del nostro portafoglio.
    Dove sono andati a finire quei sessanta milioni di Italiani che fino a qualche mese fa seguivano quotidianamente scienza e scienziati in modo ossessivo e compulsivo, osannandoli quali nuovi eroi di questo sciagurato tempo?
    Qualcuno si è forse accorto che la scienza e i suoi uomini sono passati in un attimo dall’esser la nostra ancora di salvezza, a rappresentare una zavorra insopportabile di cui liberarci per non andare a fondo?
    Siamo così persi in questo delirio collettivo, che brancoliamo nel buio più profondo di un totale marasma comprensivo, in cui il tutto e il niente si mescolano fra loro senza più alcuna distinzione.
    Un lento processo di delegittimazione della verità, scientifica e non, che ha portato alcuni a progettare rivolte contro una teorizzata dittatura politica e sanitaria e altri a propugnare la necessità impellente di una tirannide impositiva quale unica soluzione possibile.
    Guelfi e Ghibellini del nuovo millennio, che vede contrapposti i fautori del liberalismo più assoluto contro i patrocinatori dell’autoritarismo intransigente, quelli che vorrebbero annientare gli esecutori dello sterminio economico di massa attraverso misure restrittive più leggere, opposti a chi vorrebbe debellare i sostenitori del genocidio in atto per mezzo di misure più severe.
    I sapienti della prima ora che nelle fasi iniziali schernivano i grandi ottimisti (Zangrillo, Bassetti, ecc. ecc.) trasformati di colpo negli esperti del secondo stadio che nella fase attuale canzonano i mastodontici pessimisti (Galli, Ricciardi, ecc. ecc.).

    Bene.
    Se tutto questo non vi è ancora sufficientemente chiaro, o se per caso non avete avuto la voglia, il tempo, il bisogno di rifletterci su, continuate pure a far finta che queste siano solo opinioni di parte, e tenetevi strette le vostre idee, se questo può contribuire a rendervi più sereni.

    MA UNA COSA NON SI PUO’ NASCONDERE.
    C’è qualcosa di cui tutti devono essere coscienti, resi edotti, e che nessuno può illudersi di ignorare perché gli torna personalmente più utile.
    Siamo in piena terza ondata, con andamento in costante evoluzione peggiorativa esponenziale.
    Il piano di contenimento e contrasto attraverso il sistema delle fasce si è rivelato completamente fallimentare.
    L’attuale grado di diffusione del virus ha completamente surclassato la reale capacità di tracciamento e isolamento.
    La rapida circolazione di nuove varianti, innegabilmente più contagiose, se non potenzialmente dotate di un maggior grado di morbosità/mortalità, pone indubbi problemi di difficile soluzione sia sul piano diagnostico sia terapeutico.
    Le effettive potenzialità curative odierne, sia di tipo preventivo/vaccinale sia terapeutico/farmacologico, sono ampliamente al di sotto di quanto necessario per il contenimento del rischio a un livello accettabile.
    Non abbiamo molte alternative.
    Se non fosse per la paradossale situazione che l’alternativa esiste già.
    Quella adottata a Marzo dello scorso anno, quando in soli 40 (Quaranta) giorni complessivi, attraverso l’adozione di un lockdown serrato si è riusciti non solo ad arginare, ma a debellare l’intera prima ondata, permettendo al paese di riprendere un graduale ritorno a una vera normalità.
    Sicuramente non quella adottata a Novembre, quando nei successivi tre mesi, attraverso l’adozione del sistema alla “viva il parroco” non solo non siamo riusciti nemmeno a sfiorare il livello di rischio epidemiologico, ma abbiamo mandato a morte economia e salute (300.000 imprese chiuse nei soli ultimi novanta giorni, e 52.000 morti in tre mesi e mezzo, media di 15.000/mese, contro i 40.000 dei primi nove mesi, media di 4.500/mese).

    MA DAVVERO NON VI INTERESSA PIU’ NULLA, A PARTE I FATTI VOSTRI?

    Davvero pensate che Ricciardi e compagnia varia siano le “Cassandre” da insultare, ripudiare, massacrare perché le loro teorie su una paventata chiusura totale siano dettate da un supposto livore per non avere avuto la visibilità che desideravano, o perché indifferenti ai bisogni degli affamati vista la loro pancia piena, o magari perché sostenitori di chi sa quale complotto planetario per il sovvertimento dell’ordine mondiale?
    Davvero pensate che si può ancora prestare ascolto al redivivo e convertito Bassetti di turno che, forte delle sue azzeccatissime previsioni della prima ondata, si lancia in nuovi suggerimenti: “Il lockdown totale non serve, bisogna tenere il virus sotto controllo e conviverci come stiamo facendo adesso, cambiando i colori a seconda della diffusione”?
    In pratica passando, come il più abile degli equilibristi, dall’iniziale “bisogna ignorare il virus”, al successivo “bisogna precedere il virus”, all’attuale “bisogna rincorrerlo”.
    Si magari con il monopattino acquistato col bonus.
    O credete si possa prestare attenzione al ministro leghista del Turismo, Massimo Garavaglia, che battezza così la sua stima per Speranza e i suoi consulenti in tema di salute: “Assurdo che un ministro decida da solo”.
    Ma tu pensa, in tema di salute decide il ministro della Salute.
    Che follia vero?
    O Giovanni Toti che propone che nella cabina di regia Covid entrino anche i ministri economici: “Entrino anche quei ministri che rappresentano la parte economica del paese, ovvero quelle categorie che più hanno sofferto le misure di contenimento del virus, così da poter far compenetrare le misure sanitarie con gli effetti che producono anche sul mondo dell’economia”.
    Sostenendo dunque di fatto che la salute non è più una cosa della scienza, ma è cosa dell’economia.

    RIPETO, CONTINUATE A PENSARE LIBERAMENTE E DEMOCRATICAMENTE, COME E’ GIUSTO CHE SIA, QUELLO CHE RITENETE MEGLIO, E PIU’ GIUSTO, PER VOI STESSI.

    Ma siate almeno coscienti, e informati, del fatto che se quello che ho detto dovesse rivelarsi vero, la pressione sulla sanità tornerà quella pesante della prima ondata, tutto il personale ospedaliero e i medici di base che devono vaccinare non potranno più farlo. Tutto verrà nuovamente inghiottito dall’emergenza, entreremo in un vortice d’inefficienza che posticiperà le vaccinazioni e la ripresa per tutti, dunque anche per l’economia.

    Volete le piste da sci?
    Volete ristoranti e attività varie aperte sempre, comunque e ovunque?
    Volete recuperare la vostra libertà negata e agognata?
    Volete vivere tutto e subito e siete stanchi di pazientare?
    Tutto comprensibile e legittimo.
    Sappiate però che è impossibile per chiunque sperare di avere la botte piena e la moglie ubriaca.
    Ogni scelta comporta delle conseguenze.
    E se quello che Ricciardi e compagnia varia oggi (io da qualche mese per dire la verità) propugnano come necessario e indifferibile, e soprattutto le sue nefande conseguenze dovessero concrettizzarsi, abbiate almeno la decenza, l’onestà e la coerenza, non solo di ammettere il vostro fallimento comprensivo e interpretativo, ma di lasciare spazio nella priorità delle cure a chi invece ha deciso di rinunciare temporaneamente a quello che voi desiderate così ardentemente, nella speranza che questo sacrificio possa portare a un beneficio comune domani, e non a uno personale oggi.

    Concludo affermando, come qualcuno ha saggiamente già rammentato, che andrebbe ricordato ogni tanto che la Storia insegna che Cassandra, alla fine, aveva ragione.
    Spero tanto che la variante del virus muti anche la mitologia greca, e smentisca una verità cui oggi quasi nessuno sembra più voler dare ascolto”.

     

     

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