‘Nuova Camera di Commercio sia imparziale e centrale’

L'analisi del presidente provinciale dell'Unpli Filippo Capellupo dopo le dimissioni di Paolo Abramo 

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    Le dimissioni di Paolo Abramo dalla guida dell’ente camerale, fatte salve le ragioni personali del tutto insindacabili, devono però indurre ad un’analisi del passato e alle conseguenti riflessioni per il futuro. Parole di Filippo Capellupo – presidente Unpli Provinciale e coordinatore gruppo Catanzaro Centro storico Filippo Capellupo La Camera di commercio targata Paolo Abramo, è stata esempio di istituzione arbitro, per gli iscritti, ma anche per i cittadini e le associazioni che ne hanno fatto un punto di riferimento certo. Questo, insieme ai risultati ottenuti dal punto di vista gestionale e sopratutto economico,(avendo risanato l’Ente e portato ad essere il primo in termine di risorse in cassa) ,  che attengono ad un esame meramente amministrativo, non è un aspetto che va tenuto in secondo piano. Paolo Abramo ha adottato una politica equa che ha fatto in modo che la città di Catanzaro, in quanto capoluogo di Regione, non fosse snaturata e rimanesse salda nella sua funzione, ma soprattutto che l’intera provincia mantenesse le sue connotazioni peculiari come risorsa per farla quasi diventare un brand.

    Succedere a qualcuno dopo un periodo così lungo di gestione non è mai cosa semplice per nessuno. Ma oggi più che mai, con gli effetti stringenti di una crisi, economica e sociale, non ancora del tutto superata  e con un mondo che viaggia in maniera rapida, è fondamentale porsi una serie di interrogativi prima di procedere a “riempire” una casella strategica nella programmazione economica e sociale di un ente così importante che, grazie a Paolo Abramo, ha acquisito rilevanza anche culturale.

    La nuova Camera di commercio dovrà porsi come imparziale e centrale oggi più di ieri, rispetto alle logiche particolaristiche dei territori e degli stessi portatori di interessi. Se negli anni trascorsi la camera di commercio era di tutti, oggi dovrà esserlo ancor di più, proprio perchè cambiano gli scenari territoriali e quelli economici e sociali con cui gli operatori e la comunità tutta devono confrontarsi. La partita da giocare non è dei singoli, intesi come territori o come operatori, ma è di un bel pezzo di Calabria, con i suoi “addetti ai lavori” ma anche con le sue comunità, di cui Catanzaro deve necessariamente porsi a guida trainante in maniera equa e determinata.

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