Catanzaro, alta tensione negli uffici giudiziari

Il pg Lupacchini: 'Troppe ingiuste detenzioni'. Replica il presidente Introcaso: 'Dati riferiti a prima del 2014'. Gratteri forte della fiducia della gente, della dedizione dei suoi magistrati e del sostegno dei vertici delle forze dell’ordine: 'Inviati a Catanzaro i migliori investigatori d’Italia'


di Antonio Capria

E’ palpabile il clima di tensione che attraversa gli uffici giudiziari calabresi e a rivelare il peso dei contrasti nell’affollata aula della corte d’assise di Catanzaro, che ospita la cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario, non sono soltanto gli interventi al vetriolo e le repliche decise, quanto soprattutto le strette di mano tiepide e distratte, gli incontri schivati, gli sguardi che si perdono lontano dall’interlocutore.

Poco è rimasto del contesto di cordialità, autentica o meno, delle cerimonie passate, al cronista sembra di riavvolgere il nastro ad una decina di anni addietro, quando lo scontro all’interno della Procura di Catanzaro e le indagini condotte dalla Procura di Salerno sui colleghi calabresi conquistarono le cronache nazionali costando, alla fine, la toga al pm De Magistris. Se molto diversi sono i protagonisti, ad apparire simile è il contesto, con la Procura che sotto la guida del procuratore Nicola Gratteri ha dato un deciso colpo all’acceleratore, avviando indagini delicate, che coinvolgono la criminalità ma anche “i poteri forti”, la politica e la pubblica amministrazione, sotto la spinta di una ritrovata fiducia da parte dei cittadini che hanno sete di legalità, o forse di semplice normalità in una terra soffocata dalla ‘ndrangheta quanto dagli abusi, dalle ingiustizie, dai privilegi delle caste.

Non a caso nel suo intervento il procuratore Gratteri ricorda che il suo ufficio è “inondato di denunce, di esposti e di richieste per essere sentiti”. Negli uffici della Procura la gente comune sa di trovare un interlocutore attento, disponibile, affidabile, tanto da fare la fila per raccontare il proprio dramma personale e chiedere una soluzione: “i calabresi non sono omertosi, i calabresi non sanno con chi parlare”, ricorda Gratteri, che oltre alla fiducia dei cittadini rivendica di avere quella dei vertici delle Forze dell’Ordine, che hanno inviato a Catanzaro il meglio delle intelligenze investigative del Paese, ma anche di poter contare sull’entusiasmo, la professionalità e la dedizione dei suoi magistrati, “dal più giovane al più anziano”.

Come a ribadire che la Procura di Catanzaro è una pigna, la cui unità di intenti non può essere scalfita dai tentativi di delegittimazione o dalla confusione inevitabilmente generata dalla diffusione di notizie come quella sui contrasti con il procuratore generale Lupacchini che il Csm si sarebbe affrettato ad archiviare.

L’interesse dei giornalisti, e non solo, è inevitabilmente rivolto al contenuto e ai toni degli interventi dei due procuratori, i microfoni dei tg nazionali orientati verso gli altoparlanti per registrare ogni parola.  Il procuratore generale non delude le aspettative e, davanti a due rappresentanti del Csm, sceglie di concentrarsi su un unico argomento che è facile leggere come un fendente contro la Procura e l’ufficio del gip: quello degli innocenti colpiti da provvedimenti di custodia cautelare e dei soldi spesi dallo Stato per i risarcimenti per ingiusta detenzione. Un tema delicato, su cui Catanzaro ha un primato negativo, e che, per il Procuratore generale, è il “sintomo di inadeguata ponderazione degli elementi di prova sia da parte di chi chiede l’applicazione della misura sia da parte di chi la misura dispone” o “di preoccupante superficialità” nella valutazione delle condizioni legittimanti l’adozione della misura cautelare, se non addirittura di “un acritico appiattimento del giudicante sulle richieste non adeguatamente ponderate del requirente, in un’inquietante cortocircuitazione, che si risolve  in palese violazione sia della terzietà del giudice sia della parità delle armi tra accusa e difesa”.

Parole durissime che richiedono una immediata puntualizzazione da parte del presidente della Corte d’Appello Domenico Introcaso, che ricorda come i dati dei risarcimenti per ingiusta detenzione citati dal magistrato coprono “un arco di tempo che va dal 2010 al 2014-2015” – quindi un periodo precedente all’insediamento del procuratore Gratteri – e che “l’appiattimento” del giudicante “è un fenomeno certamente esecrabile, ma che non può essere limitato al rapporto procura-gip ma è ascrivibile a tutta la dinamica del processo cautelare”.

(Nel video in basso una sintesi dell’intervento del procuratore generale Lupacchini e la risposta del presidente Introcaso).