Esce dall’incubo di un uomo violento grazie ai Poliziotti

La storia di una donna che ha avuto il coraggio di denunciare e la fortuna di incontrare esponenti delle forze dell'ordine che l'hanno ascoltata e rapidamente hanno chiuso il cerchio su anni di maltrattamenti e vessazioni

Più informazioni su


    di Giulia Zampina

    Come può una donna, vessata e maltrattata per anni da quello che dovrebbe essere l’amore della sua vita, ritrovare fiducia negli altri ed in particolar modo negli uomini? Può accadere se sulla sua strada di vita accidentata, piena di ostacoli, ad un certo punto trova degli uomini disposti ad ascoltarla senza giudizi e pregiudizi, accoglierla abbattendo tutti i lacci e lacciuoli di una burocrazia che spesso non aiuta ma ostacola.

    E’ accaduto ed è accaduto a Catanzaro, nel quartiere marinaro, in quel presidio territoriale che garantisce con il lavoro costante e quotidiano del personale, sicurezza, legalità e anche riparo in situazioni come questa, che è il Commissariato di Polizia. E’ a quegli uomini e quella donne, guidati dal vicequestore Giacomo Cimarrusti, che una ragazza già madre di origine straniera, uscita dall’incubo di un marito violento e di un uomo che non rassegnandosi alla fine di un matrimonio l’ha vessata fino a pochi giorni fa, vuole dire grazie, prima di raccontare la sua storia.

    Vessazioni finite con l’aggravamento della misura già in capo all’uomo, ottenuta dopo le indagini serrate della squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato

    “Grazie a chi mi ha ascoltato, a chi non ha perso tempo, a chi ha verificato velocemente ciò che raccontavo, restituendomi fiducia nel mondo. Già nel 2009 i carabinieri della stazione di Cropani avevano fatto quanto era in loro potere per assicurare a me e mio figlio un po’ di sicurezza e serenità. Ma purtroppo quell’uomo violento e prepotente non si è fermato davanti a niente. Ma non si sono fermati neanche i poliziotti che mi hanno accolta, ascoltata e con determinazione hanno posto fine ad un incubo”. Inizia con il lieto fine e con l’invito a tutte le donne a denunciare sempre la storia di questa donna ora madre di due bimbi, il primo avuto dall’ex marito. Ma non è stato sempre così

    L’INCUBO INIZIA NEL 2003“Dal 2003, al 2006, mio marito. Non mi faceva uscire, e dovevo stare a disposizione di mio marito, per quanto riguarda esigenze personali e sessuali, usandomi a convenienza come un oggetto. Mi ha vietato per diversi anni di tronare a casa per rivedere la mia famiglia, solamente nel 2007 mi ha accompagnata in Romania per rinnovare i miei documenti. A gennaio del 2008, mia madre si è trasferita in Italia, ed è venuta ad abitare nei pressi di Sellia Marina. Anche in questo periodo, mi ha vietato di incontrarla, tenendomi rinchiusa in casa senza farmi uscire . Sono stati quotidiani i comportamenti violenti di mio marito nei miei confronti, che per futili motivi mi picchiava e mi maltrattava. Già nel 2009 avevo  presentato denuncia in merito, e per questo state ritirate delle armi che lui custodiva in casa.

    LE MINACCE DI MORTE. In questo frangente, dopo gravi minacce di morte subìte, sono stata costretta a ritirare la querela, anche perché avevo mio figlio ancora di tre anni. Nello stesso anno, mio marito mi ha concesso il di andare a lavorare di notte. Ricordo che comunque mi minacciava quotidianamente di non far sapere a nessuno che stessi lavorando altrimenti mi avrebbe ammazzata perché non si doveva sapere che la moglie di un militare lavorava. I soldi guadagnati, erano gestiti solo da lui  per le sue esigenze, dovevano essere utilizzati esclusivamente per fare la spesa, e non per soddisfare le mie esigenze personali, alle quali purtroppo non provvedeva neanche lui. Per comprare le sigarette infatti, o per comprare qualcosa per me, ero costretta a raccattare monete di qua e la, o fare qualche lavoro extra di nascosto.

    IL FURTO DEI SOLDI E IL MATRIMONIO FORZATO.Dopo la morte di mia madre, in un incidente ferroviario, siamo stati risarciti, io e i miei fratelli dall’assicurazione. La metà della mia parte, li ho dovuti utilizzare, sempre sotto gravi minacce, per effettuare dei lavori di ristrutturazione all’abitazione di sua proprietà.

    Nel 2013, sempre obbligata e contro la mia volontà, dopo la nascita di nostro figlio nel 2006, ci siamo sposati, e abbiamo continuato a convivere a Cropani.

    Nel 2016, ho incominciato a ribellarmi, tenendomi i soldi del mio salario. Da quel periodo sono aumentati, a cadenza giornaliera gli episodi di percosse e minacce nei confronti miei e di nostro figlio. Non volendo più avere rapporti sessuali con lui, mi ha obbligato inoltre a dormire a terra, su di una coperta, avendo smontato il letto della mia stanza.

    LA PAURA DI DENUNCIARE.Ho avuto sempre paura di denunciare tutto, anche perché lui, approfittando della sua posizione lavorativa, continuava a minacciarmi di morte, si vantava di conoscenze potenti nell’ambito di Magistratura e Forze dell’Ordine, e diceva che non mi avrebbe  fatto  più rivedere mio figlio.

    Io e il mio bambino, abbiamo dovuto sopportare dispetti ai limiti della sopportazione ed ai limiti della dignità umana. Non sono stati rari gli episodi comunque, in cui ci lasciava senza cibo, acqua ed energia elettrica, facendoci vivere, per diversi giorni, come gli animali, e solamente perché avevo espresso la mia opinione su qualcosa.

    IL CORAGGIO DI PARLARE.Ad Agosto del 2018  ho presentato denuncia ai Carabinieri di Cropani ed in seguito a questo gli fu imposto di non avvicinarsi. Ma lui fece come se niente fosse e qualche giorno prima dell’udienza a suo carico, mi ha inseguita sulla 106, con fare minaccioso, per spaventarmi. E’ stato lì che ho preso il coraggio di rivolgermi agli uomini del Commissariato di Lido ed è lì che ho trovato tutta la sicurezza che credevo non si potesse più avere”.

     

    Più informazioni su