‘L’economia della Calabria’: ripresa timida ma c’è ottimismo VIDEO

Presentato oggi alla Banca d'Italia il rapporto sulla condizione economica regionale. Magarelli : «La crescita c'è ma resta inadeguata per vincere la crisi e per colmare i divari della Calabria rispetto al resto del paese»

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    di Gianfranco Giovene

    Crescita sì, ma in misura ancora inferiore rispetto all’anno precedente: questo il sunto del rapporto 2018 sull’economia della Calabria stilato dalla Banca d’Italia e presentato quest’oggi nella filiale di Catanzaro. Timidi segnali di ripresa per la regione accompagnati però da un rallentamento in termini di consumi e di investimenti e che nell’ultima parte dell’anno si è esteso anche al mercato del lavoro. A sviscerarne i dettagli è stato il Direttore della Filiale Bankitalia di Catanzaro Sergio Magarelli accompagnato dai responsabili della ricerca Albanese, Garrì e Covelli. «E’ il quarto anno di fila che parliamo di una ripresa anche se incerta – ha sottolineato – Un progresso che, seppur positivo, resta inadeguato per vincere la crisi e per colmare i divari della Calabria rispetto al resto del paese». Punti di forza della regione restano le esportazioni e i servizi con il turismo ancora fiore all’occhiello e motore di crescita; da segnalare però anche un miglioramento della condizione delle imprese e della qualità del credito, nonostante lo scotto di un’inferiore produttività che si ripercuote anche nell’ambito dell’occupazione penalizzando donne e giovani. «La presenza di queste grandi risorse nella nostra economia non può non essere valorizzata ed utilizzata – ha evidenziato Magarelli facendo anche riferimento alla difficoltà del sistema di assorbire i neo laureati – La ricetta per lo sviluppo meridionale descritta dal governatore e fatta di investimenti nelle infrastrutture, nella scuola e nella ricerca, è la via giusta anche per la Calabria». Nonostante l’incertezza più elevata rispetto ad un anno fa le indicazioni raccolte nelle indagini circa le aspettative delle imprese per il 2019 restano comunque moderatamente ottimistiche. 

     

    LE IMPRESE – Sul piano delle imprese: i comparti trainanti restano quello alimentare e quello dei servizi per il turismo: il primo ha beneficiato del sostegno congiunto della domanda nazionale e di quella estera, il secondo si è dimostrato maggiormente dinamico con un andamento dei flussi particolarmente positivo dai paesi stranieri. Subito dopo c’è quello industriale che ha continuato a crescere anche se in misura meno intensa rispetto al passato; il livello delle esportazioni è salito interessando un po’ tutti i settori mentre si è affievolita la spesa per investimenti con un ridimensionamento dei programmi delle imprese. Nel settore delle costruzioni la congiuntura rimane debole con alti livello di invenduto che gravano sui bilanci delle aziende ed è bassa, nel quadro delle opere pubbliche, la spesa per investimento delle amministrazioni locali, con il 70% delle opere incomplete localizzato al sud e in Calabria in particolare. Crescita ristagnante anche per l’agricoltura con la maggior parte delle misure destinate al sostegno al reddito degli agricoltori e solo il resto per investimento.  In calo anche il traffico del porto di Gioia Tauro (-4,9%) in un contesto di generale crescita dei volumi nei porti del Mediterraneo. 

    MERCATO DEL LAVORO E FAMIGLIE – Per ciò che concerne il mercato del lavoro le notizie sembrerebbero nel complesso timidamente positive: l’occupazione in Calabria è cresciuta del 2,6% rispetto al 2017 ma l’aumento si è concentrato principalmente nei mesi primaverili ed estivi calando poi nell’ultima parte dell’anno. Gli indicatori restano comunque su livelli peggiori nel confronto nazionale – specie per donne e giovani – e la crescita ha riguardato più l’ambito autonomo che quello dipendente, in riferimento anche alle limitazioni imposte dal Decreto Dignità. Il miglioramento della situazione occupazione ha inciso positivamente anche sulle famiglie consentendo la prosecuzione della crescita del credito disponibile già avviata nel periodo precedente e dei consumi. Crescita anche nel mercato immobiliare, anche se più cauta e soft rispetto al passato. 

    MERCATO DEL CREDITO – A proposito del credito si sottolinea un rallentamento nei prestiti mentre salgono i depositi bancari per famiglie ed imprese (+1.7%) Per valutare l’evoluzione del credito calabrese è stato realizzato un approfondimento sui rapporti di finanziamento in essere tra imprese calabresi e banche dal quale è emerso che nell’ultimo decennio c’è stata una riduzione dei rapporti di circa un terzo. Mercato del credito dunque dinamico rispetto al passato, ma anche più sano come dimostrano i dati sulla sua qualità che evidenziano la prosecuzione di quel trend virtuoso  iniziato già nel 2013. Prosegue poi il processo di riduzione degli sportelli bancari – alla fine dell’anno erano 405 in Calabria, 136 in meno rispetto al 2008 – e ciò ha comportato una crescita dell’accesso in remoto e l’utilizzo di strumenti di pagamento alternativi al contante che comunque rimane diffusissimo in Calabria rispetto alla media nazionale. 

    FINANZA PUBBLICA LOCALE – Infine l’ambito della finanza pubblica con i dati tutt’altro che positivi relativi alle amministrazioni locali. Il 60% delle province e quasi la metà dei comuni calabresi risultano in disavanzo e sono tante le procedure di riequilibrio già messe in atto. La percentuale dei comuni in grave crisi è stimata tre volte superiore a quella del resto del paese: le principali difficoltà si riflettono sui tempi di pagamento – pari al momento a 39 giorni per le fatture ricevute nel 2018 – e la voce di spesa più cospicua resta quella sanitaria. Su questo tema, dal 2010, si è cercato di operare in contenimento concentrandosi soprattutto sul personale ma con le uscite pensionistiche già previste da “quota cento” la media già inferiore rispetto al paese potrebbe subire un altro calo. Aumentano di riflesso le aliquote fiscali sui tributi propri che restano più onerosi rispetto al resto d’Italia: i comuni calabresi però riscuotono soltanto la metà di essi e per questo restano dipendenti dai trasferimenti dallo Stato.

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