Maestra condannata:a bimbi maltrattamenti reiterati di varia intensità

Depositata la sentenza che condanna a un anno e 4 mesi (pena sospesa) una insegnante della provincia di Catanzaro per la condotta ai danni di piccoli allievi

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    Gli esiti delle intercettazioni audio-video descrivono l’insegnante condannata per maltrattamenti “come una figura educatrice incline ad utilizzare sovente comportamenti scorretti e non necessari, emergendo dalle videoriprese reiterati contatti fisici, di diversa intensità, esercitati in varie parti del corpo dei piccoli allievi, ovvero reazioni punitive esorbitanti poste in essere dall’insegnante al fine di fronteggiare l’indisciplina o la intempestiva o inadeguata rispostà didattica dei piccoli ovvero ancora reazioni alterate con il tono della voce”.

    Si legge anche questo nel testo della sentenza di condanna a un anno e quattro mesi di reclusione (pena sospesa) inflitta dal Tribunale di Catanzaro (giudice Francesca Pizii) alla maestra 63enne di una scuola dell’infanzia della provincia accusata di maltrattamenti ai danni di bimbi frequentanti lo stesso istituto. Il pronunciamento di cui avevamo già dato conto è datato primo marzo 2019 ma la sentenza è stata depositata negli ultimi giorni. I fatti risalgono ad inizio 2017 ed erano emersi da un’indagine condotta dalla Squadra mobile di Catanzaro con il coordinamento del pm della Procura della Repubblica Stefania Paparazzo. Per una condotta analoga a giudizio anche un’altra insegnante ancora sotto processo.

    La famiglia dei bimbi era assistita dall’avvocato Antonio Lomonaco, l’insegnante dall’avvocato Noemi Balsamo. Tornando alla sentenza depositata, in essa si parla di “comportamento definibile quasi naturale della insegnante citata la quale, nella gestione della classe, appare sicuramente protesa alla didattica ma anche particolarmente incline all’imposizione dell’ordine e della disciplina ed alla pretesa di un rispetto incondizionato della propria autorità, scaturendone una reattività eccessiva della stessa pur originata dalla necessità di fronteggiare piccoli allievi discoli e fisiologicamente non scolarizzati”. Respinte le tesi difensive che chiedevano che la condotta della maestra fosse da configurare tra le ipotesi da catalogare nel semplice eccesso di mezzi di correzione (articolo 571 cp).

     “Nel caso di specie, – si legge ancora infatti – questo giudice osserva e ribadisce che, in riferimento alle condotte contestate senza dubbio penalmente illecite, esistendo comportamenti alternativi funzionali a richiamare l’attenzione degli scolari, correggerne la postura, abituarli al rispetto degli altri, alla condivisione civile degli spazi ed alla convivenza serena nella collettivita’ appare valicato il confine tra le due fattispecie incriminatrici”.

    Roberto Tolomeo

     

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