Frustate con cavo elettrico, lungo inferno per una donna e sua figlia

Il 48enne straniero arrestato dalla polizia aveva ridotto le donne in un grave stato di prostrazione

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Di Giulia Zampina 

Un inferno iniziato nel 2001 quando quella ragazza catanzarese si innamora e sposa un uomo marocchino. I problemi arrivano subito ma la nascita delle figlie e la convinzione che qualcosa possa cambiare la spingono ad andare avanti in quella relazione. Anche dopo la separazione dal marito e anche dopo che il tribunale affida a lei la custodia esclusiva delle figlie, accordando a lui il permesso di vederle solo in presenza dei servizi sociali. Anche fino allo scorso mese di giugno quando gli uomini della Squadra Volanti della Questura di Catanzaro, agli ordini del vicequestore Giacomo Cimarrusti, intervengono in una lite famigliare.

La figlia è stata bocciata e questo manda su tutte le furie l’uomo che la picchia con il cavo di una piastra per capelli staccato per farne un’arma. La madre si mette in mezzo per salvare la piccola, ma anche lei resta vittima della furia di quell’uomo. L’intervento dei poliziotti della Questura, diretta da Amalia Di Ruocco, non è bastato alla donna per sporgere querela. Fino a che a fine luglio l’ennesima lite tra i due ex coniugi non degenera, coinvolgendo altre persone e lei viene inseguita e poi minacciata con un cacciavite.

A quel punto agli uomini dell’Upg della Questura di Catanzaro non resta che proporre al Pm Annachiara Reale la misura di custodia cautelare in carcere per il 48enne marocchino per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate (LEGGI QUI) nei confronti di ex moglie e figlia. Misura accolta dal Pm e proposta al Gip Giacinta Santaniello che a sua volta ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita dai poliziotti e che ha messo fine ad un incubo durato troppi anni

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