L’INTERVISTA – Caffè Imperiale, ‘Ecco com’è andata’

Parla Rosetta Gallo. Lunedì le saracinesche abbassate. '‘Siamo stati per 25 anni la ‘resistenza’ del centro storico.  Dal sindaco mi sarei aspettata una stretta di mano’'. Stasera i cittadini proiettano un film al bar. Domenica sera la consumazione gratuita offerta simbolicamente come saluto alla città


Di Laura Cimino
‘Io voglio che questo bar riapra comunque, e che sia trattato non come una cosa, ma come un essere animato, qual è, perché questo posto ha una sua energia, pulsante. E’ come se fosse una persona. Questo posto va trattato con amore, come ho fatto io per venticinque anni’. Parla con passione e sofferenza Rosetta Gallo, che gestisce lo storico caffè Imperiale che lunedì prossimo vedrà la chiusura dei battenti. Il posto a cui lei ha dato vita per venticinque anni e vita le è stata restituita. ‘I clienti sono stati la mia linfa’.  
La signora Rosetta domenica sera offrirà un aperitivo a tutta la città. Dalle sette alle dieci. Un grande gesto simbolico di apertura e di generosità, per l’Imperiale ma anche per Catanzaro. ‘In fondo – sorride – sempre questo è stato lo spirito del nostro locale. Qui, quando magari a un anziano che non stava tanto bene strappavamo un sorriso, io trovavo già la mia risposta, era l’accoglienza il senso della nostra gestione’. 
Per questo gli occhi sono lucidi per tutto il tempo, per questo la voce è incrinata.

‘La città mi ha già restituito tutto, con le straordinarie manifestazioni di affetto che ho avuto in questi giorni. Però una cosa voglio dirla: io dal sindaco mi sarei aspettata una stretta di mano. Mi avrebbe fatto bene. 
Forse me la sarei meritata, ce la saremmo meritata. Perché per anni, anche negli anni più bui, i cittadini lo sanno, l’Imperiale, a tutte le ore, che fosse domenica, che fosse Capodanno, era quel lumicino sempre acceso. Noi abbiamo lavorato senza sosta. E abbiamo lavorato come una famiglia. I ragazzi qui anche in questi giorni sono sempre col sorriso’.

Stasera alle nove i cittadini, in un gesto simbolico, proietteranno un film all’interno dell’antico caffè. Tra quegli stessi tavolini dove sono nati amori, dove sono successe cose, dove i loro nonni, i nostri nonni, sorseggiavano l’amaro Cicerone. Una percezione del tempo e degli affetti più profondi dei catanzaresi che dà appartenenza. 
Perché per tutti l’Imperiale è la storia del centro storico della città.
L’ANALISI: NON E’ SOLO UN FATTO PRIVATO
‘Ho letto di tutto in questi giorni, ma, se permettete, sono io a conoscere i fatti. Troppo facile dire che il bar chiude per una questione privata. Non è così. Non è solo così. Non c’è stata la giusta attenzione per far sì che il centro storico di Catanzaro rimanesse il centro direzionale della città. Pur con tutte le sue perdite. Io avevo parlato con il sindaco Abramo già tre anni fa, prima dell’inizio del contenzioso sulla locazione. Avevo detto di essere in difficoltà. Cosa mi aspettavo, dicendo questo? Mi aspettavo che la politica, di fronte a un luogo che non è certo solo un’attività privata ma è un forte simbolo identitario, usasse tutti gli strumenti congrui. In una visione generale. Politica in senso lato.

Dal sindaco mi sarei aspettata l’impulso verso interventi più decisi sul problema dei fitti. Incentivi, riduzione dei tributi. Ma non ho potuto constatare questa ‘visione’ per il centro storico. Una città che meriterebbe un’isola pedonale laddove il corso vede parcheggi, e anche a pagamento. E che dire delle associazioni di categoria? Prosegue Rosetta Gallo. ‘Mi sorprende che proprio loro su questa fine della mia gestione abbiano deciso di non dire una parola, adesso, così come di non intervenire prima. Eppure sono proprio gli enti preposti’.
INNOVARCI? ‘MA LA STORIA VA PRESERVATA. NON BUTTATA GiU’
‘Molto mi sorprende – a parlare è sempre il gestore dell’Imperiale – ancora sentir dire che l’attività andava rinnovata, rimodernizzata, e cose di questo tipo. La nostra, invece, è stata una scelta precisa: i locali storici non si cambiano, non si buttano giù. L’identità dell’Imperiale è la sua antichità. Volutamente abbiamo scelto di preservarla. La storia si conserva’.
IL DOLORE
Sofferenza. Tanta. E’ come un lutto da elaborare.  ‘Venticinque anni qui. Fino a quando non vedrò questa saracinesca abbassata, fino a quando non ci saranno più i nostri rituali, che scandivano i nostri giorni e le nostre mattine presto, io ancora non ci credo. Lunedì me ne potrò rendere conto.  In fondo noi siamo stati la ‘resistenza’ di questa città. Ci sono degli episodi che ricordo e mi riempiono il cuore. Ricordo quando ci furono i lavori per il rifacimento del corso. C’era una pedana. Pur di venire a prendere il loro cornetto e il loro caffè i clienti quasi vi si ci arrampicavano. Ecco, io quasi li vorrei abbracciare tutti, se ci penso’. 
Venticinque anni. Una vita. Un locale diventa un’anima.