Da “Catacchio” a Giangurgolo, un carnevale di ricordi e nuove possibili chances

Dal lontano 2009, anno della morte di Catacchio, nessuna sfilata ha più avuto luogo, lasciando un “vuoto” in quella che era diventata quasi una tradizione

Sebbene siano passati diversi anni, nel periodo che riconduce al Carnevale, nel quartiere marinaro della città si avverte una particolare “assenza”.

Questa “assenza” si collega inevitabilmente al Carnevale portato in campo da un grande amatore, Umberto Catacchio. Il “rito” della sfilata dei carri, se pur di semplice fattura e non di maestose allegorie, riuscivano a creare un coinvolgimento generale, affollando il quartiere di tantissima gente, con momenti di grande ilarità per adulti e piccini. La sua, era una vera passione, adoperandosi tanto tempo prima per cercare di organizzare il tutto in maniera perfetta, anche se con pochi proventi, avvalendosi della collaborazione dei cittadini e del suo fidato amico e collaboratore “Mineo”.

Catacchio, recuperava alcune rappresentazioni in cartapesta da altre città dando nuova vita alle figure, sottolineando  significative tematiche quali la politica, lo sport o ponendo in evidenza qualche personalità di rilievo. La sfilata, era il punto di “partenza” del Carnevale, raccogliendo a sé una moltitudine di maschere, attinenti ai carri o diversamente con altre interpretazioni di chi partecipava per mera passione. Il corteo percorreva tutto il quartiere marinaro, il divertimento era assicurato e le maschere che vi partecipavano erano davvero numerose, una manifestazione attesa e desiderata da tutti.

Una banda precedeva il corteo, suonando allegri pezzi musicali, ma il vero “clou” della sfilata carnascialesca era dato dalla “morte del carnevale”, quasi considerato il momento più atteso. In chiusura di sfilata, nell’ultimo carro, una “gag” imbastita da attori del momento, rappresentava la morte del Carnevale, con il “defunto carnevale” e la vedova piangente. La breve scenetta era motivo di grande ilarità, ben rappresentata nel voler esplicare la “chiusura” del carnevale e forse simbolicamente l’eliminazione di tutti gli affanni della vita.

Dopo il 2009

Dal lontano 2009, anno della morte di Catacchio, nessuna sfilata ha più avuto luogo, lasciando un “vuoto” in quella che era diventata quasi una tradizione. Ma, se i “carri” del mitico Catacchio sono stati messi da parte, c’è ancora chi ama la tradizione e ama soprattutto porre in evidenza la nostra Calabria, anche nelle sciarade carnevalesche. Ciò è da attribuire ad Enzo Colacino, attore, regista, nonché grande amatore del vernacolo catanzarese, che oramai da diversi anni veste i panni di “Giangurgolo”. “Giangurgolo”, nota figura nella “Commedia dell’Arte”, in quei tempi ebbe notevole successo, conosciuto come un capitano di origine spagnola, nell’etimologia del nome a significare “Gianni ingordo” per sottolineare ciò che lo rese particolarmente famoso: la fame e l’ingordigia.

Varie le versioni sulla storia di Giangurgolo, una fra le tante quella che sembrerebbe ricondurre la sua persona ad un personaggio realmente esistito a Catanzaro, conosciuto per aver salvato la vita ad uno spagnolo aggredito da briganti. Nonostante il suo intervento, lo spagnolo trovò ugualmente la morte, lasciandogli la sua eredità e una lettera ove spiegava come salvare Catanzaro. Giangurgolo, iniziò così una propria strategia contro l’occupazione spagnola, portando in giro spettacoli satirico/politici affinché il popolo catanzarese insorgesse. Enzo Colacino, da tempo ne indossa il costume, appositamente fatto confezionare: un grande cappello, un prezioso corpetto arabescato, il pantalone in raso a strisce gialle e rosse, una particolare maschera con un gran nasone e una “cappa” nera sulle spalle. E’ così, la maschera “catanzarese”, con ammirevole costanza ogni anno viene presentata da Colacino nelle varie rappresentazioni svoltesi in giro per l’Italia, nota la sua partecipazione di alcuni giorni fa a Borghetto Santo Spirito in Liguria, a Chieri in Piemonte e Acireale in Sicilia, una rappresentanza coadiuvata dalla moglie, la signora Nuccia Fotino, nelle vesti di “Calabrisella” e da Alessio Bressi, “artista menestrello” con canti, balli e suoni tradizionali.

“ Oltre alle tappe già fatte – afferma Colacino – domani sarò nuovamente di partenza per essere giorno 20 a Modena, di seguito a Verona, Novara e centri vicini. “Giangurgolo”, rappresenta certamente Catanzaro, ma soprattutto la cultura, le tradizioni e la bellezza della nostra regione”. “Mi auguro – aggiunge – di poter realizzare ciò che mi sono prefisso, portare le 300 maschere del “Coordinamento Nazionale Maschere Italiane”, in sfilata nella mia città. Un “sogno” che spero possa trovare la sua concretezza”. Un progetto che avrà, senza dubbio alcuno, grande accoglimento da parte di tutti i catanzaresi, rappresenterebbe infatti per la città, un’occasione determinante che, al momento, non ha ancora avuto in riferimento a “grandi” eventi carnevaleschi. Il Carnevale, è dunque arrivato, domenica prossima alcune manifestazioni  rallegreranno la giornata come è giusto che sia, un momento di ilarità, ma anche di grande condivisione nel rinnovare quelle antiche e intramontabili tradizioni.