Mascherine non idonee all’uso sanitario distribuite dalla Prociv, interrogazione Wanda Ferro

"Come sia stato possibile l’invio di mascherine non autorizzate per l’uso sanitario e quale sia la modalità di approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale"

Centinaia di migliaia di mascherine con la dicitura “Ffp2 equivalenti” destinate dalla Protezione civile agli operatori sanitari non sono adatte all’uso sanitario e per questo sono state ritirate. Sulla vicenda, riportata dagli organi di stampa, ha chiesto chiarimenti al Governo il  deputato di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, che ha rivolto una interrogazione al presidente del Consiglio Conte e al ministro della Salute Speranza.

Wanda Ferro ha citato il contenuto di una circolare che  il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, Filippo Anelli, ha inviato agli Ordini dei medici dei capoluoghi di Regione  invitando a “sospendere immediatamente la distribuzione e l’utilizzo di quanto ricevuto, informando eventuali medici o strutture che ne fossero già in possesso”. In particolare, si legge nella circolare, “Il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri mi ha appena informato che le mascherine contenute in involucri che riportavano la dizione maschere Ffp2 equivalenti, inviati dalla Protezione civile in data odierna agli Ordini dei medici dei capoluoghi di Regione, non sono dispositivi autorizzati per l’uso sanitario dalla Protezione civile”. 

Le rappresentanze di medici e personale ospedaliero stanno chiedendo chiarimenti sulla possibilità che altri lotti della stessa fornitura siano stati consegnati al personale al lavoro negli ospedali.

Come confermato dal capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, l’Italia non ha una produzione nazionale di mascherine e dpi perché in passato è stata considerata a basso margine per gli operatori economici e ora ne paghiamo le conseguenze. È compito del commissario Arcuri razionalizzare le strutture che possono essere riconvertite per la produzione.

Nonostante molte aziende abbiano convertito la loro normale produzione in fornitura di DPI, le amministrazioni pubbliche, come ospedali, forze armate e forze dell’ordine, che si approvvigionano attraverso il mercato elettronico, potranno continuare ad acquistare tali dispositivi soltanto se certificati, con conseguente aggravio burocratico, certamente inconciliabile con la corsa contro il tempo per sconfiggere questo male invisibile, ma letale.

L’on. Wanda Ferro ha chiesto quindi ai rappresentanti del governo «come sia stato possibile l’invio di mascherine non autorizzate per l’uso sanitario e quale sia la modalità di approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale e, in particolare, delle mascherine» e se anche le amministrazioni pubbliche potranno avvalersi delle deroghe previste dal decreto legge 18 del 17 marzo al fine di snellire le procedure burocratiche per l’acquisto di dispositivi di protezione individuale.