Coronavirus: Francesco, giovane catanzarese autista di ambulanze a Milano

Per le strade di una città deserta ha soccorso pazienti Covid in dialisi: "La cosa più difficile in questa situazione è quella di non riuscire a dare una carezza"

di Maria Teresa Rotundo

Fa parte di quell’esercito di professionisti che durante l’emergenza covid-19 non si è mai fermato Francesco Mancaruso. Da autista di ambulanza, insieme a medici e infermieri ha combattuto e continua a combattere quotidianamente la battaglia contro questo nemico invisibile, per le strade di una Milano deserta dove il silenzio è ormai rotto solo dalle sirene delle ambulanze, riflettendo su quello che sta accadendo alla fine di ogni turno di lavoro quando trova finalmente il momento di fermarsi e respirare profondamente. Sono stati giorni intensi quelli vissuti dal giovane catanzarese, che presta servizio sulle ambulanze della Croce Bianca Latina con sede a Milano, giorni che hanno cambiato i ritmi del suo lavoro e della sua vita. Vocazione e dedizione a questa professione accompagnano Francesco fin da quando era bambino e sognava di poter fare quello che poi è diventato il suo mestiere: “Forse ad alimentare i miei sogni è stata mia madre che di professione fa l’infermiera – ha raccontato – fatto sta che io ho sempre fatto solo questo e non ho mai desiderato fare altro, ho iniziato a lavorare sulle ambulanze a Catanzaro e poi mi sono trasferito a Milano.” E qui in questi ultimi mesi ha potuto toccare con mano difficoltà e cambiamenti repentini: “E’ cambiato tutto in breve tempo, sono aumentati gli interventi, molti aspetti del nostro lavoro e delle nostre vite.”

La tempistica degli interventi non è più la stessa, i turni sono aumentati, bisogna equipaggiarsi bene prima di ogni soccorso e stare attenti anche a fine turno quando il primo pensiero non è più quello di rientrare a casa: “Non possiamo mai abbassare la soglia di attenzione e a fine giornata siamo molto cauti durante la fase di svestizione – ha precisato – sono fortunato perché la mia azienda ci fornisce tutti i dispositivi di protezione necessari e lavoriamo su ambulanze autoigienizzanti, ma la paura di portare a casa il nemico invisibile c’è e, a fine giornata, il nostro primo pensiero è questo.” Ma la vocazione a questa professione ha permesso a Francesco di superare la paura e lasciarsi emozionare durante gli interventi per pazienti covid, tenendo sempre in pugno la situazione per la sicurezza di chi è a bordo dell’ambulanza. Nel suo caso sono stati tanti i trasporti diretti all’assistenza di pazienti covid in dialisi: “Non sono medico, né infermiere ma anche io posso affermare che la cosa più difficile in questa situazione è quella di non riuscire a dare una carezza a questi pazienti che hanno lo sguardo impaurito e sofferente.”

Isolati dai dispositivi di protezione sanitari e pazienti sembrano distanti, è lo sguardo che li rende capaci di comunicare, ed è proprio in quello sguardo che si coglie tutta l’umanità possibile. Francesco racconta che la situazione oggi è relativamente più tranquilla, la città in cui opera ha toccato con mano il nemico invisibile, ne ha fatto reale esperienza, guardando la morte negli occhi, e come le città più fortunate (perché hanno avuto pochi contagi) si avvia alla fase 2: “Mi auguro che anche questa fase sia presa sul serio, e mi sento di invitare tutti i miei concittadini catanzaresi ad essere responsabili – ha concluso – molto spesso se una cosa non si vive sulla propria pelle non si capisce quanto può far male, spero che possiamo tutti essere coscienziosi e non pensare a questa fase come all’uscita dal pericolo, bisogna ancora essere molto cauti altrimenti il lavoro e i sacrifici fatti fino a questo momento andranno sprecati.”