Franco Cimino: “Teatro all’aperto e fare di Catanzaro una città che vive all’aperto”

Loro lavoreranno e noi ci “scialeremo”, cresceremo in cultura

Fare di Catanzaro una città aperta che vive all’aperto con il suo clima fresco che nella sua lunga estate si adagia, come una carezza, sulle piazze, gli spiazzi, gli slarghi, i vicoli, è insieme strumento vivacizzante della politica e forza dinamica della cultura, con i quali si potrà davvero cambiare il cammino del capoluogo di regione.

Sarà felice questo nuovo cammino, perché su di esso interverrà in modo determinante la maniera di vivere e di pensare dei suoi cittadini. Catanzaro, per recuperare la sua antica vocazione di Città aperta al mondo intero, com’era nel suo più onorato passato, deve riprendere paradossalmente ad amarsi, riscoprendo e amando tutte le sue bellezze. Valorizzarle e potenziarle è uno dei servizi che possiamo renderle. Insomma, per tornare a essere nazionale, europea e perché no?

Cosmopolita, la nostra Città deve recuperare pienamente la sua catanzaresità. Quello spirito, cioè, identitario e di comunanza, che ci affratelli sconfiggendo in ciascuno di noi il brutto sentimento dell’invidia e dell’esterofilia, che ci porta sempre a considerare, e a combattere, il nostro concittadino, specialmente se ci è molto più vicino. E, di più, a considerare, e quindi materialmente a gratificare, tutto ciò che non è delle nostre parti. Dobbiamo fare acquisti? Meglio andare in un’altra Città, anche a due passi dalla nostra. Perché, vuoi mettere? quei negozi sono più belli e la merce é migliore e costa meno, anzi quasi te la regalano. Dobbiamo vedere uno spettacolo musicale o teatrale, una mostra d’arte? E perché no? Quel cartellone ci offre concerti e opere teatrali e mostre di artisti tutti non catanzaresi e non calabresi. Sono famosi e bravi perché ce lo “dice la televisione”. E poi, vuoi mettere? vengono da fuori, hanno una dizione e una eleganza che neppure ce la sogniamo noi. È così, quei pochi soldi personali e pubblici li spendiamo per questi spettacoli “troppo belli”. Le amministrazioni degli enti locali e spesso dei teatri “ importanti”, dopo aver ricevuto ben confezionati, chiavi in mano, questi programmi, ce li fanno passare come attività culturali.

Nulla, però, di tanto poco vero, considerando che la cultura è si conoscenza dell’altro, ma se è accompagnata, se non preceduta, dalla conoscenza di se stessi. È sì accettazione critica e promozione generosa delle creazioni degli altri, ma se essa viene accompagnata, se non anticipata, dalla conoscenza, per l’attivazione di un crescendo senso critico, delle creazioni proprie. In questo caso locali, regionali. E, allora, visto che l’emergenza sanitaria e la conseguente prudente ripresa, ci obbliga a vivere questa complessa realtà in spazi e con mezzi più ridotti, perché non facciamo, lungo la direzione di quel cambiamento auspicato, di necessità virtù? Sarebbe, questa, operazione alquanto interessante e anche divertente, stimolante oltre ogni aspettativa. Abbiamo detto, e non solo in questa occasione, del teatro all’aperto. Bene, chiamiamo ad esibirvi attori e compagnie, che sono molti e bravissimi, della nostra Città e anche della Regione. Facciamo rappresentare la loro arte per tutto il territorio comunale, da Marina a Sant’Eila. Loro lavoreranno e noi ci “scialeremo”, cresceremo in cultura e in senso dell’identità collettiva. Partiamo così quest’estate. Per la prossima, potremmo fare di Catanzaro la Città del festival della cultura popolare, organizzando, ben distribuiti nel comune, il festival della commedia “popolare”, quello della canzone delle lingue locali e “cantastoriale” e quello dei balli e delle danze popolari. Sono idee non nuove, qualcuna timidamente è stata in passato avviata, trovando quasi indifferenza nelle istituzioni e scarsa simpatia nelle stessa popolazione. Proviamoci quest’anno. Abbiamo tutti bisogno di respirare la Città. Di sentirla dentro, muoversi intorno ai nostri pensieri e alla nostra voglia di vita. Il soffio di vento ci entrerà nell’anima nostra per farvi finalmente riposare l’anima di Catanzaro e della sua umile ma intensa cultura. Che è ricchezza, anche economica.

Franco Cimino