Quelle antiche attività, simbolo di “tradizione e innovazione”

Botteghe e commercianti, costituivano il “clou” della città, senza esclusione di quella parte di cultura che si evinceva anche dal semplice “arredo”

La recente pandemia, in alcuni casi, ha cambiato la vita personale, intaccando ugualmente la sfera sociale ed economica del nostro contesto cittadino. Si dovranno osservare nuove regole, soprattutto in riferimento alle attività commerciali che, per ovvi motivi, molto si contrappongono con il “pubblico”. Il nostro centro storico, si avvarrà nuovamente dell’isola pedonale, occasione per godere al meglio “Corso Mazzini” e, in più, alcune attività come “bar e ristorazione”, potranno usufruire di spazi all’aperto, cosa che potrebbe favorire l’attuale situazione economica, resa difficile dagli ultimi accadimenti. Già da diverso tempo, lo sviluppo economico/commerciale del centro storico della città, ha rivelato le sue “insofferenze” a causa di una non sempre costante “frequentazione”, e, mai come in questo frangente, appaiono veramente lontani quegli anni in cui il centro storico rappresentava il cuore pulsante della città, ove si andava per fare acquisti, per la consueta passeggiata o prendere qualcosa nei bar più rinomati. I negozi, non erano semplicemente dei luoghi dove poter comprare il necessario, ma rappresentavano la “storia” della città, particolari nella loro singolarità. Luoghi che, il catanzarese, considerava quasi dei punti di riferimento e, sovente, il “negoziante” era anche un amico con cui scambiare “due chiacchiere”, intrattenendosi oltre il mero commercio. Botteghe e commercianti, costituivano il “clou” della città, senza esclusione di quella parte di cultura che si evinceva anche dal semplice “arredo”, ancor oggi in alcune farmacie se ne possono ammirare fregi architettonici  o particolari strutture interne. In virtù di quei bellissimi ricordi, se ne vorrà menzionare qualcuno che, nella storia della città, ha molto rappresentato, se pur nella propria individualità.

L’ANTICO NEGOZIO DI CRISTALLO.

Fra le tante attività poste su  “Corso Mazzini”, il negozio di Giovanni Cristallo costituiva uno dei fiori all’occhiello degli esercizi commerciali. Con il dott. Ferruccio Cristallo, figlio del signor Giovanni, si è voluto ripercorrere un po’ la storia del negozio, ponendo in considerazione anche le precedenti “generazioni”. Il negozio, era posto all’angolo di Piazza Grimaldi occupando i locali a pian terreno del palazzo ove attualmente risiede la Camera di Commercio. La sua apertura risale al 1870 con Francesco Cristallo e, dei nove figli avuti, se ne occuparono Giovanni e Giuseppe, successivamente “l’onere” passò ai figli di entrambi e quindi “cugini”, Edoardo e Ferruccio. Il signor Giovanni, figlio di quest’ultimo, subentrò alla morte di Edoardo. Correva l’anno 1947 e all’epoca, nel negozio, il signor Giovanni godeva ancora della presenza del padre Ferruccio e del nonno Giovanni. Erano gli anni in cui esisteva ancora il vecchio “Corso stretto”, davanti al negozio passava il tram e lì nella piazza vi era la “cabina” del vigile, ivi posta per la gestione del traffico. L’elegante negozio, era ritrovo di tutte le signore, ma, all’interno, non mancava l’abbigliamento per uomo, con camicie, cravatte e altri articoli. Le alte scaffalature erano corredate di ogni tipo di merce, dalla maglieria alle calze, articoli di merceria e profumeria, a ciò si aggiungevano anche eleganti “bastoni” da passeggio, per quell’epoca molto in uso e poi ancora cappelli, borse e valigeria. Caratteristiche le classiche vetrine all’esterno e all’interno il mobilio in legno, molto singolare, venne realizzato nel 1914 da un artigiano e, nota particolare, la “cassa” per i pagamenti, marca “National”, che era dei primi del ‘900. Il signor Giovanni, sempre impeccabile e di estrema cortesia con i clienti, amava moltissimo il suo negozio e finché vi lavorò lo “coccolò” quasi come un figlio. Egli, vi rimase sino al 2013, coadiuvato nell’attività dal figlio Eduardo, poi, per motivi di salute e con suo grande rammarico, dovette abbandonare il lavoro. L’antico negozio, proseguì l’attività nella sede primaria, per altri due anni.

 

FERRUCCIO FREGOLA, IL POETA BARBIERE.

I negozi, erano davvero numerosi, ma non mancavano quelle particolari botteghe che si trovavano anche nei vicoli e strade adiacenti al Corso principale. La bottega di Ferruccio Fregola (1904 – 1982), barbiere, si trovava nei pressi di “Palazzo De Nobili” ed era conosciuto come “’u parrettéri”. Il nomignolo gli fu dato, perché oltre alla particolare “loquacità”, nei suoi momenti di lavoro componeva poesie in vernacolo, mai comunque scritte, ma declamate sempre oralmente ed in maniera del tutto spontanea. Dunque, le sue poesie, che furono anche raccolte in un libro, nascevano durante una rasatura di barba, sottolineando in maniera ironica la vita quotidiana della città. Nato e vissuto nel quartiere della “Maddalena”, traeva ispirazione dalla vita popolana e dal parlare con i clienti, cosa del tutto normale per un barbiere. Un dialetto istintivo e autentico, che nasceva anche dall’aver vissuto in quei luoghi ove, parlarlo, era del tutto naturale. Silvestro Bressi, cultore della  storia cittadina, avendo avuto la fortuna di sentirlo in una intervista, dice di lui: “ Ferruccio Fregola, poeta vernacolare, molto particolare nelle sue opere, si presentava quasi con atteggiamento “introverso”, ma tutt’altro nella sua indole, tant’è che lo manifestava pienamente nei suoi versi. Si immedesimava in quei personaggi che animava dandogli voce con i suoi componimenti, dai quali, la sua “catanzaresità”, si evinceva fortemente. A vent’anni dalla sua morte, ne resi omaggio con una serata a lui dedicata e alle sue opere”.

ALCUNI BAR: IL GUGLIELMO E L’IMPERIALE.

All’immancabile passeggiata si associava la “sosta” al bar. Diversi in verità, ma a fare “storia”, furono immancabilmente il bar “Guglielmo” e il bar “Imperiale”. Il primo, nasceva come “bar Ascenti”, successivamente rilevato nel 1957 dalla famiglia Guglielmo. Il bar, che occupava i locali al pianterreno del Palazzo Serravalle all’inizio del “Corso stretto” (ove attualmente insistono i “Giardinetti Nicholas Green”), venne gestito da Don Tommaso Rotundo e dal figlio Saverio, nell’accoglienza molto elegante, con tavolini anche all’esterno dove vi si poteva comodamente sedere. Il bar, per quell’epoca, era considerato un luogo di “rappresentanza” e, allorquando il Palazzo Serravalle venne demolito, l’attività fu spostata nelle vicinanze con il nome di “Bar Duomo”, prendendo il posto del piccolo bar “Saraco”. Anche il bar “Imperiale” ( nato come “Gran Caffè Serrao”), ancor oggi esistente e posto lungo il “Corso Mazzini”, era considerato uno dei bar più eleganti dell’epoca, frequentato da letterati e intellettuali (1892). In quel tempo, essendo in piena attività anche il Teatro Real Francesco I, poi Teatro Comunale, molte erano le compagnie teatrali che vi si recavano per passare la serata. Ugualmente, negli anni successivi, il bar rappresentava un luogo di ritrovo con serate con musica dal vivo, da ricordare la mitica orchestra della famiglia “Monizza”, infatti, il Corso veniva letteralmente affollato da chi arrivava anche in anticipo per ascoltare dell’ottima musica (anni 50/60). Il bar constava di grandi vetrate, all’esterno tavolini in vimini per gli avventori e, un tempo, anche una piccola sala da té al piano superiore. Successivamente, l’attività passò alla famiglia Colacino, infatti venne denominata “ Caffè Colacino”, da ricordare una particolare bibita da loro creata, il “San Colacino”, bevanda al latte di mandorla venduta in piccole bottigliette in vetro, di forma bombata. Ultimamente, come è noto, il bar dopo tanti anni ha chiuso i battenti, ma, pare sia stato rilevato da un imprenditore con il desiderio di dare ancora vita al mitico bar. Il nostro centro storico pullulava di attività, menzionarle tutte sarebbe stato interessante, a tal proposito da ricordare la minuziosa descrizione fatta alcuni anni or sono dall’associazione culturale “Cicas” con le edizioni di “Dietro al bancone”, uno spaccato di tutte le attività commerciali della città e del vicino comprensorio. Attualmente, “ricominciare” dopo il lockdown, per molte attività commerciali non sarà facile, forse, sarà quasi come aprire i locali per la prima volta. Mai come ora,  rivitalizzare il centro storico, significherà anche stimolare la  “conoscenza” dei cittadini all’ambiente urbano, in considerazione del loro ruolo primario nell’ambito della città. Non si escluda ogni eventualità e, anche trovare quel giusto “mix” fra “innovazione e tradizione”, come nuovo linguaggio che possa porre a confronto antico e moderno, potrebbe creare delle “alternative” in un contesto temporale particolarmente delicato. (foto dal web)