L’emergenza Covid-19 ha impedito ad una donna di avere cure adeguate la suo male? Lo stabilirà autopsia

La figlia di una 61enne deceduta stamatttina ha presentato un formale esposto

Se sia stata l’emergenza Covid al impedire che ad una donna di 61 anni non  fossero garantite adeguate cure o se ci siano stati altri fattori che hanno portato al tragico epilogo non è ancora chiaro e a questo punto sarà l’autopsia a stabilirlo.

Ma di certo, al di là delle conclamate patologie pregresse, i figli della donna morta all’ospedale Pugliese stamattina, ma che aveva iniziato il suo calvario a Milano, per essere poi trasferita a Lamezia e poi ancora a Soverato, vogliono vederci chiaro, per questo si sono rivolti ad un legale, Gianpiero Mellea.

La 61enne si aera rivolta ai medici del Niguarda di Milano, per effettuare un intervento al fine di evitare la sacca per le vie urinarie conseguenza di un tumore alla vescica.  Tornata in Calabria, comunque in uno stato di prostrazione fisica e psicologica, in piena emergenza Covid-19 viene prima portata all’ospedale di Soverato e poi ricoverata a Lamezia
Si legge nell’esposto. “E’ stata totalmente trascurata dal personale medico, versando in una condizione di totale abbandono. E, infatti, forse spaventati dal fatto che mia madre fosse stata nella zona rossa (e nonostante comunque risultasse negativa al Covid), il personale che l’aveva in cura ha evitato il più possibile di avvicinarsi a lei, tanto è vero che io stessa recandomi a visita avevo modo di vederla più volte sporca”, si legge nella denuncia presentata alla Procura della Repubblica.

La figlia della vittima racconta anche di altre conseguenze cliniche e mediche che hanno peggiorato la condizione della madre, fino alle dimissioni dall’ospedale di Lamezia Terme l’otto aprile. Dopo soli pochi giorni il nuovo ricovero all’ospedale Pugliese di Catanzaro dove stamattina è morta.