Si rinnova la devozione per S. Antonio davanti alla statua acquistata dai ferrovieri nel 1943 che resistette ai bombardamenti

Preghiera alle 10.30 nella sede del dopolavoro ferroviario nel quartiere marinaro della città

Si è rinnovata anche quest’anno nelle parrocchie catanzaresi la tradizionale benedizione del pane per la festa di Sant’Antonio da Padova, il Santo dei miracoli, il Taumaturgo, il Sapiente che ha aperto l’intelligenza a Dio divenendo luce nel mondo.

Antonio è il Santo dei bambini, delle cose smarrite, soccorritore dei poveri e dei bisognosi che con il suo esempio di vita è testimone di fede viva e, proprio per questo, nel cuore di tanti cittadini del capoluogo. Già da questa mattina i sacerdoti nelle diverse parrocchie a termine di ogni messa non hanno rinunciato alla benedizione, nonostante l’emergenza Covid ma pur sempre nel pieno rispetto delle norme anti-contagio, e gli appuntamenti con questo gesto di fede e tradizione si ripeteranno anche nelle messe di questo pomeriggio.  L’usanza  di benedire il pane, qui a Catanzaro come in ogni parte d’Italia, è collegata ad un miracolo attribuito al Santo che ha avuto eco in tutto il mondo.

Tommasino, un bimbo di pochi mesi, che viveva vicino la Basilica del Santo di Lisbona, venne ritrovato a casa senza vita dalla madre, affogato in un grande pentola piena d’acqua. La donna si votò al Santo promettendo di donare tanto pane quanto fosse il peso di Tommasino per ottenere da Dio la grazia di riaverlo in vita. Tommasino si risvegliò, e da quel miracolo di Dio nacque la tradizione del “pondus pueri”. L’usanza, collegata anche alla virtù caritatevole di Sant’Antonio, è viva a Catanzaro anche oggi, infatti, molte famiglie per ringraziare Dio o chiedere una Grazia donano alle proprie parrocchie i panini poi benedetti dal sacerdote e, a conclusione della messa, distribuiti a tutti i fedeli. Un altro particolare momento di fede si svolgerà, questa mattina, al dopolavoro ferroviario del quartiere Lido, dove alle 10.30 si rinnoverà la devozione particolare dei ferrovieri catanzaresi  al Santo con “il giglio in mano e il Bambinuzzo in braccio”, che si ritroveranno in preghiera davanti alla statua di Sant’Antonio acquistata nel 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale. Riportiamo un passo tratto dal lavoro “Iconografia e religiosità popolare” di Silvestro Bressi, che descrive i motivi che spinsero i lavoratori delle Ferrovie a comprare la statua spiegando anche perché questa devozione è rimasta sempre viva negli anni: “Lo scopo dei lavoratori era quello di ottenere ‘protezione’ in tempi in cui le strutture ferroviarie rappresentavano un bersaglio preferito degli anglo-americani. Ad agosto di quell’anno, esattamente il 22 giugno – si legge – gli inglesi per contrastare l’avanzata delle truppe tedesche in Calabria, sferrarono una serie di attacchi aerei sul quartiere marinaro colpendo pesantemente l’impianto. Furono distrutti magazzini, infrastrutture varie, rotaie, vagoni, carri merci e locomotive. Fu colpita anche la vicina stazione. Quanti si trovavano a lavorare nell’area del deposito invocarono a gran voce S. Antonio. E il miracolo avvenne. Fra quelle macerie fu trovato morto solo un ferroviere e, cosa strana, la statuina di S. Antonio, posta qualche tempo prima dai lavoratori su una colonnina, era lì, intatta, senza neanche un graffio.”