Aquam in ore, dagli interrogatori risulta che alla questione piscina potrebbero essersi interessati altri ex assessori

Oltre agli aspetti amministrativi e giridici la vicenda coinvolge molti rapporti personali già oggetto di altri indagini

La vicenda dell’affidamento della Piscina Vinicio Caliò , al di là degli aspetti meramente amministrativi e giuridici, si compone di vicende personali. Amicizie strette, iniziate, finite, rapporti umani che a loro volta sono stati già oggetto di altre indagini, non perché fossero di per sé penalmente rilevanti, ma perché alcuni comportamenti, quelli che finiscono della zona grigia dei rapporti tra persone magari non ben gestiti e  che quindi confondono i ruoli ,  possono in alcuni casi dare vita a fatti censurabili.

Soprattutto è una storia dove ci sono molti “ex”. Ex amici, ex assessori, ex amministratori e via dicendo.

Ecco dunque che se da un lato Antonino Lagonìa, presidente dell’Asd Catanzaro Nuoto,  ad un certo punto denuncia l’ex assessore Gianpaolo  Mungo e Salvatore Veraldi (ex genero di Mungo), pur sapendo che lui stesso ha messo in atto atteggiamenti quanto meno censurabili, dall’altra lo stesso Mungo in uno degli interrogatori dichiara che Lagonìa “arrivò” alla Catanzaro Servizi perché amico di un altro ex assessore (diverso da Mungo e che non risulta indagato) e di uno degli  amministratori della partecipata del Comune che si sono succeduti nel tempo, legato in particolare a quello stesso ex assessore.

A rafforzare la tesi di Mungo a sostegno di questa  posizione c’è anche la testimonianza di un ex socio dello stesso Lagonìa che dichiara “Lagonia mi chiese di poter avere lui la carica di presidente dell’ASD, motivando la richiesta con i suoi rapporti con (omissis), all’epoca dei fatti assessore comunale, che avrebbero garantito all’associazione di beneficiare di una sorta di protezione od aiuto per le esigenze. Mi viene chiesto se ricordo di essermi recato presso la Catanzaro servizi per capire come entrare nel meccanismo della gestione delle piscine. Le rispondo che effettivamente ci andai in due o tre occasioni con il Lagonia e che ci confrontammo personalmente con (omissis) e so che Lagonia intrattenesse anche rapporti con il presidente della Catanzaro servizi, di cui non ricordo il nome e che so essere amico di (omissis il nome è quello dell’assessore di cui parla anche Mungo). Ricordo (omissis) che ci diedi un modello da compilare per l’affidamento della piscina, mentre so che Lagonia interessò (omissis, trattasi dell’assessore diverso da Mungo) con il presidente della Catanzaro servizi per la concessione di uno spazio d’acqua in via temporanea”

Sull’affidamento degli specchi d’acqua l’allora addetto ai bandi per conto della Catanzaro Servizi ha dichiarato “Ad un certo punto, tuttavia, si affacciò sul mercato la Associazione Catanzaro Nuoto, che faceva capo a tale Lagonia. La stagione sportiva era già in corso e devo dire la verità non mi sembrava un’ottima idea consentire l’inserimento anche di tale nuova Asd, immaginando che si potesse creare confusione e difficoltà nella gestione in piscina, oltre a tensioni che immaginavo potessero verifìcarsi con le altre associazioni. Tuttavia sottoposi la questione a (omissis, trattasi dell’amministratore dell’epoca della Catanzaro Servizi), il quale mi consigliò invece di valutare questa opportunità poiché, in definitiva, la piscina avrebbe guadagnato di più. Sino a quel momento la Catanzaro Nuoto ebbe il mero uso orario di uno spazio d’acqua a titolo agonistico. Pertanto, alla luce del fatto che per la prima volta c’era  anche un altro operatore e ritenendo che, dunque, si sarebbe trattato di cosa conforme agli obiettivi di qualità che la Catanzaro doveva raggiungere, preparai una manifestazione d’interessi per la gestione degli spazi d’acqua. Feci in modo che il bando consentisse la massima inclusività, lo ribadisco, col fine di innalzare gli standard qualitativi di fruizione degli spazi. Ricordo che ci fu in incontro tra me, l’assessore allo sport dell’epoca, e il precedente assessore allo sport, Giampaolo Mungo, i quali erano parimenti d’accordo perché il bando puntasse alla massima inclusività”