Gettonopoli, nessun falso e nessuna truffa aggravata. Ecco i motivi della cancellazione e riqualificazione dei reati contestati

La Procura ridimensiona le accuse

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Non ci fu falso nella compilazione dei verbali delle commissioni perché furono trasmessi da altre persone. Non ci fu truffa ai danni dello Stato per il percepimento dei gettoni di presenza.

Ecco in sintesi le due ragioni per le quali tutti i consiglieri comunali indagati nell’affare Gettonopoli, per i due specifici reati, ora vedono le accuse nei loro confronti attenuate.

Cancellazione del falso e riqualificazione della truffa dunque per tutti gli indagati. Restano da chiarire, per altri reati, alcune posizioni. 

Si legge negli atti: “Il Modus operandi del meccanismo truffaldino contestato agli indagati deve essere ribadito. Le contestazioni mosse dalla Procura stigmatizzano il contegno dei consiglieri comunali. L’attività investigativa è consistita nell’acquisizione dei verbali delle riuniuoni, nella registrazione videografica dell’afflusso dei consiglieri nelle aule degli uffici comunali. La contestazione si fondava essenzialmente sull’assunto per cui i consiglieri comunali si avvalevano di falsi verbali anche per veder riconosciuto il gettone di presenza. Orbene, a seguito di una più approfondita analisi il reato contestato avrebbe riguardato più la truffa inerente elargizioni o finanziamenti pubblici (esempio le truffe in agricoltura). I gettoni di presenza non rappresenatno pubblici finanziamenti , costituiscono se mai forme di profitto”.

Alla luce di quanto determinato dalla stessa Procura di Catanzaro, firmato dal sostituto procuratore Pasquale Mandolfino e dall’Aggiunto Novelli, ora gli indagati potranno decidere se andare a processo o chiedere un “saldo e stralcio” della loro posizione considerata la tenuità dei fatti

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