“I doni carismatici sono sottoposti alla gerarchia ecclesiale”. I 900 anni della Diocesi e la Chiesa che Bertolone vuole

L'Arcivescovo della Diocesi di Catanzaro e Squillace ha convocato, per domani, il Clero e non solo

“L’approssimarsi della ricorrenza dei novecento anni dalla fondazione della Diocesi di Catanzaro (1121-2021) offre, tra l’altro, l’opportunità a riportare la mente e il cuore all’azione propulsiva e dinamica che una Chiesa particolare è chiamata a svolgere in ogni tempo, particolarmente nel tempo presente, allorché cresce una certa disaffezione per la pratica religiosa e, sul piano teorico, non tutti seguono più unanimemente il criterio della piena adesione alla verità della fede cristiana, così come proposta dalla Chiesa

Sono queste le parole con cui Monsignor Vincenzo Bertolone, Arcivescovo della Diocesi di Catanzaro Squillace,  ha iniziato la sua lettera intitolata “Magistero, carismi, rivelazioni private. Alcuni princìpi teologici per l’azione pastorale nella Chiesa”. Una lunga missiva, divisa per punti e capitoli, datata 15 settembre che è stata inviata al clero catanzarese ma non solo anche alle aggregazioni laicali e la consiglio pastorale diocesano.

E potrebbe essere questo anche il motivo per il  quale lo  stesso Arcivescovo ha chiamato a raccolta per domattina le stesse persone.

Un nuovo impulso, che si deduce dalle parole scritte da Monsignore, ad una Diocesi che, come tutti i sistemi formati da uomini, in questo momento ha bisogno di ritrovare forse una guida, o meglio ritrovare la retta via dell’evangelizzazione che non può prescindere dalla gerarchia ecclesiastica.

Un punto, quello sulla gerarchia, come necessario ordine di priorità che Monsignor Bertolone evidenzia all’inizio, parlando di “Doni della Gerarchia” e della Chiesa come “Comunione gerarchica”.

Ogni dono carismatico va sottoposto a discernimento

Un punto che trova ancor di più ragion d’essere se si considera che, nel punto successivo, l’Arcivescovo parla dei doni carismatici “Se è indubbia l’importanza per la Chiesa dei doni carismatici  (…) occorre precisare che ogni dono carismatico va sottoposto a discernimento al fine di constatarne l’autenticità, il suo provenire veramente dallo Spirito Santo per l’edificazione della Chiesa. Questo ruolo di discernimento e di verifica, essenziale e necessario, è proprio dei Pastori della Chiesa, ai quali spetta il compito anche di seguire e curare i doni carismatici per il loro esercizio ordinato all’interno della vita ecclesiale, esercizio che va condotto in modo pienamente conforme agli autentici impulsi dello stesso Spirito che li ha elargiti e contribuiscano all’edificazione della comunione nell’unico corpo”.

Movimenti ecclesiali e nuove comunità nella  Chiesa devono rispondere ai Pastori e a nessun altro

Dopo una lunga disquisizione teologica l’arcivescovo scrive “(…)  il Signore ha suscitato aggregazioni di fedeli, movimenti ecclesiali e nuove comunità nella sua Chiesa. Giovanni Paolo II, nel 1998, aveva riconosciuto essere giunto per le aggregazioni ecclesiali il tempo della “maturità ecclesiale”, cioè della loro piena valorizzazione e inserimento nelle Chiese locali e nelle parrocchie, sempre rimanendo in comunione con i Pastori e attenti alle loro indicazioni. Lo stesso invito ha rivolto anche Papa Francesco, esortando le aggregazioni ecclesiali e carismatiche alla necessaria obbedienza ai Pastori perché camminare nella Chiesa guidati dai Pastori è una caratteristica fondamentale”.

Nessun dono carismatico può autorizzare o chiedere la disobbedienza o dispensare di sottomettersi ai Pastori della Chiesa

E ancora : “No alla disobbedienza. Da quanto fin qui esposto, si comprende bene che nessun dono carismatico può autorizzare o chiedere la disobbedienza o dispensare di sottomettersi ai Pastori della Chiesa, né può conferire il diritto a svolgere un ministero in autonomia dai doni gerarchici. Questo atteggiamento di disobbedienza e autonomia non solo causerebbe confusione e disagi nell’intera comunità ecclesiale, perché il dono sarebbe esercitato in modo disordinato  ma anche l’auto-distruzione e la morte del dono carismatico stesso. Infatti,sottraendosi alla cura e alla vigilanza dei Pastori, il dono carismatico si sottrarrebbe alla cura di Cristo; non affidandosi e non consegnandosi al fondamento visibile, che sono i Pastori, non si affiderebbe né si consegnerebbe al fondamento invisibile che è Cristo. Il dono carismatico si edificherebbe sulla instabile sabbia: è destinato a crollare (cfr. Mt 7,24-27; Lc 6,46-49). Disobbedendo o ribellandosi ai Pastori, il dono carismatico si sradicherebbe dal terreno buono della Chiesa: il circolo vitale che da Cristo lo raggiunge attraverso l’obbedienza ai Pastori si interromperebbe”

Chi non ha l’umiltà di affidarsi all’autorità ecclesiale va guardato con sospetto

Coloro i quali si separano dalla successione apostolica originaria, si riuniscono senza la comunione con i Pastori e non hanno l’umiltà di affidarsi all’autorità ecclesiale, consigliava sant’Ireneo, vanno guardati con sospetto: o come eretici che insegnano false dottrine o come scismatici orgogliosi e vanagloriosi o ancora come ipocriti che lavorano per guadagno e vanagloria”

Ci sono soggetti che  si arrogano  il diritto di giudicare l’autorità ecclesiastica, si attribuiscono una “missione” che Dio non aveva loro dato

E come questo non sia un problema di oggi. Monsignor Bertolone lo ribadisce verso la fine della sua lettera. ” Papa Pio X metteva in guardia da quei cattolici che, attraverso un sistema di sofismi e inganni, spinti dal desiderio di formarsi una coscienza moderna, conforme ai tempi, cercavano di insinuare l’idea che l’obbedienza insegnata dalla Chiesa fosse un principio falso. Tali soggetti si arrogavano il diritto di giudicare l’autorità ecclesiastica, persino deridendola; si attribuivano una “missione” che Dio non aveva loro dato; si ribellavano all’autorità, contrapponendo giudizi ingannevoli derivanti dalla loro privata coscienza, illusa da vane argomentazioni, o da persone senza autorevole competenza al giudizio di coloro che Dio aveva costituito legittimi maestri, pastori e guide. Il Papa consigliava, per non lasciarsi ingannare e sedurre, di discernere le opere di coloro che, con subdole dichiarazioni, gridavano ripetutamente di essere nella e con la Chiesa, di amare la Chiesa, di lavorare per la Chiesa. Se costoro maltrattano e disprezzano i Pastori della Chiesa, se tentano con ogni mezzo di sottrarsi alla loro autorità ed eludere le loro indicazioni e i loro provvedimenti, senza esitare a sventolare la bandiera della ribellione, di quale chiesa, si chiedeva il Papa, parlano?”

Ma di quale parte di chiesa catanzarese racconta e parla Monsignor Bertolone?

Ma di quale Chiesa catanzarese parla Monsignor Bertolone, a chi si riferisce, sempre che si riferisca a qualcuno o a più d’uno in particolare. Di fatto il documento non sembra essere solo un monito teologico, ma, nell’epoca dei social in cui ci si confronta a distanza anche attraverso post trasversali che riportano, a propria convenienza frasi del Vangelo, è una vera e propria presa di posizione forte che rimette al centro una gerarchia, necessaria laddove ci siano dei sistemi da governare, e la Chiesa in questo non può e non fa eccezione.