L’amore e l’ironia che valgono l’eternità e la favola mai raccontata di Jèjè che conosceva entrambi

Una storia che parte dalla vita di un personaggio catanzarese realmente esistito per raccontare di sentimenti veri

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di Mauro Notarangelo*

Igor e Adalgisa passeggiavano per le viuzze del paesino di Falcondo quando s’imbatterono inconsapevolmente nella “Casa dei Fuochi Perpetui”. Falcondo aveva un Cimitero tutto particolare perché ogni tomba era acconciata a festa, e non di rado, tra i cipressi, s’incontravano delle nicchie un po’ strane del tipo: “Il Cimitero delle frasi
taciute”, “La tomba della vita inespressa o la Casa dei desideri soffocati” e molte altri
usci stravaganti, perché Falcondo era il rifugio degli artisti. Camminando tra risa e
stupore i due si soffermarono di fronte la “Cappella dei Clown senza sorriso!” il cui
epitaffio recitava: “Qui giacciono le lacrime che hanno spento la fiamma dei sorrisi,
le ceneri intonse delle ironie bruciate. Qui riposano i nasi rossi che non hanno mai
respirato, e le gote rosse che hanno stirato le punte delle labbra all’ingiù. Qui giace
l’urna vuota del Saltimbanco semprevivo che è sfuggito alla morte!”.

Igor trasalì alla lettura e prese per mano Adalgisa quasi a volerla proteggere. I due si guardarono. Trattennero lo sguardo senza invadersi. Cercavano il perpetuo nell’un l’altro.

Si fecero rossi. – Credi sia l’Ironia la via per l’eternità? – sussurrò Igor. Adalgisa non parlò. Stette ancora in silenzio. Gli si avvicinò ancora un po’. I due si tenevano ancora per mano. Erano ad un palmo. Sentivano sul viso i loro caldi respiri. Entrarono in una sorta di
danza di cuori perché avvertivano i loro battiti. – Una delle vie è l’ironia! – rispose
Adalgisa – Credo ce ne sia un’altra! – Le sue labbra erano carnose. Le sue labbra erano
vicine a quelle di Igor. Si alzò una brezzolina che fece ondulare i Cipressi. Il chiarore
dell’imbrunire si attenuò quasi a dipingerli in controluce. Non c’era più spazio tra i
due. C’era il bianco dell’eternità. Sentirono il sapore delle labbra, umide, quella sorta
di film che si deposita sulla carne frutto dello stridore dell’anima. Si diedero un bacio!
Provarono la comunione dei cuori, i sussulti della carne che genera l’equilibrio dei
contrasti. Nel luogo dei Fuochi Perpetui due corpi s’avvinghiarono a danzare al suono del big bang, la via primigenia che conduce all’eternità!

Dopo il primo bacio e i primi sussulti della carne, i due si staccarono e si misero a sorridere con dei gesti ammicchevoli e seducenti dello sguardo e delle labbra quasi a fendere d’Ironia quella verità universale dalle sembianze dell’Amore.

Credo che quel Saltimbanco si sia salvato dalla morte perché, oltre ad aver affrontato la vita con Ironia, ha amato!

Credo che la morte lo stia ancora cercando e sia in agguato per infilzarlo al primo errore. Ma
lui ha amato, ama e amerà per sempre. Ama la sua donna, ama ciò che fa, ama le sue
fantasie, ama la vita e la ricopre d’amore, ama le sue piante e respira con loro, ci mette
passione in ogni cosa e vive i secondi di ogni istante. La morte non potrà mai coglierlo,
perché non smetterà mai di flirtare la vita. Vivrà oltre la morte perché l’amore ci
condurrà in gloria e la gloria di ogni uomo è il frutto del suo amore donato. Lui ha avuto il coraggio d’amare – Adalgisa lo stava ad ascoltare.

Osservava le sue labbra che ondulavano come onde al suo fiatare. Vedeva in lui l’energia della vita, scorgeva in lui il campo magnetico che lo avvolgeva e risucchiava ogni cosa nell’orbita, quasi si trattasse di carisma, ma non era Carisma, era pura energia, perché Igor era un conduttore, si faceva attraversare dall’energia e sapeva essere energia, pura.

Le due labbra d’un tratto si unirono ancora, come i due corpi. Finirono a terra, l’uno sull’altro sotto il cielo stellato. Risero ancora con gli occhi del cuore. Sapevano che stavano
danzando su un tocco d’eternità, uno di quei momenti che da significato all’esistenza
e che ti farà pronunciare la fatidica frase: “Ne è valsa la pena!”. Poveri!… coloro i quali
non hanno vissuto di codesti momenti pur essendoci andati vicini. Nel mentre cedevano
al rotolarsi sulla terra per l’inebriarsi delle anime, sentirono d’improvviso un passo
malconcio. Videro un volto tra il serio e il faceto nascosto tra la barba incolta che teneva in mano delle buste di plastica ricolme di altre buste, e riconobbero Yeyè col suo viso sbilenco e asimmetrico, lo scemo del villaggio, che guardava! – Cosa ci fai qui! – chiese Igor – Ven…go tutte le sere a riem…pir di risa…te l’urna vu…ota del Saltim…banco! – rispose sbiascicando le parole – Spiegami meglio! – chiese Igor.

Yeyè con il suo claudicare si avvicino all’urna, tolse il coperchio, se la porto vicino le labbra e incominciò a ridere dentro l’urna per riempirla di sorrisi e di gioia, poi, la chiuse subito, per non perdere neanche una mollica d’ironia, e la ripose. – Ecco!

I due stettero increduli e stupiti a guardarsi. Yeyè si allontanò col suo passo da scemo del
villaggio e con le sue buste ricolme di buste. Igor e Adalgisa avevano imparato ancora
una lezione. Dove avevano percepito vuoto c’era sorriso ed amore. E questa lezione
l’aveva impartita lo Scemo del Villaggio. Si strinsero ancora la mano. Si capirono
ancora, si oltrepassarono. Erano diventati un solo conduttore ed erano trapassati dalla
gioia e dall’amore. Fu davvero molto strano che i due si manifestarono amore nel luogo
dei Fuochi Fatui Perpetui. Erano diventati loro stessi fuochi Fatui e Perpetui.

Erano in costellazione come stella nascente perché erano  diventati un Noi voluttuoso ed estatico. Erano carne e spirito, zucchero e amaro, fuoco e acqua, terra e cielo.

Erano sulla buona strada lungo il percorso tortuoso della Consapevolezza Cosmica.

Un bacio è qualcosa di più di un bacio, non son due labbra che si toccano, non son due sguardi che s’incontrano, non son due lingue che s’intrecciano. Un Bacio è una vita che nasce
e sorride, è il Saltimbanco che sfida la morte e vince, perché ogni sera, colui il quale è considerato lo scemo del villaggio soffia e ride dentro nell’urna donando il proprio amore.

Ricordate che in ognuno di Noi si nasconde lo Scemo del Villaggio e, magari, lo scemo vuole vivere, sarà l’Ironia soffocata o la follia dell’amore inespressa, sarà il vostro talento o l’autenticità della quale avete avuto sempre paura, sarà l’angoscia che sale nell’incontro vero con se stessi. Non difendetevi nell’indicare lo Scemo del Villaggio per dichiararvi sanità, perché Yeye’ vive in gloria in ognuno di noi. Non c’è nulla di più perpetuo come la follia dell’Amore, come la luce dei Fuochi Fatui che fanno brillare le anime che furono, che sono e che saranno, condite con un pizzico d’Ironia il piatto della vita e quando l’ingrediente è l’amore, il Q.B. mandatelo a fan…brodo!

*Psichiatra psicoterapeuta

(La foto è tratta dal gruppo Facebook Catanzaro la città mia)

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