Il ricordo di Sergio Dragone: ‘Jole, la ragazza con il poster di Martelli nella stanza’

'Non nascondeva le sue simpatie giovanili per il socialismo. La bella vicenda politica iniziata con l'inaspettata elezione alla Camera a soli 32 anni"

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    di Sergio Dragone

    Le avevo mandato su whatsapp una mia recensione sul film di Gianni Amelio, “Hammamet”, incentrato sulla controversa figura di Bettino Craxi, con un’annotazione: “restiamo socialisti per sempre”. Lei mi rispose secca: “sempre”. Era il 13 gennaio, mancavano due settimane al voto che l’avrebbe incoronata presidente della Calabria, la prima donna a ricoprire questa carica dalla nascita delle Regioni. Jole Santelli non nascondeva le sue simpatie giovanili per il socialismo, nonostante la sua famiglia fosse rigorosamente democristiana. Mi raccontava di essere stata nel gruppo dei giovani accanto a Giacomo Mancini nella sua prima storica elezione diretta a sindaco di Cosenza. Ma confidava anche di essere stata letteralmente innamorata, non solo politicamente, di Claudio Martelli, l’eterno delfino di Craxi, l’affascinante teorico dell’alleanza tra “i meriti e i bisogni”. La logica stringente di Martelli, la sua capacità di analisi, la sua oratoria moderna, la sensibilità verso i diritti civili, l’avevano rapita al punto da sistemare in bella vista nella sua stanza un poster del bel Claudio.

    Jole, a dispetto della sua immagine pubblica un po’ spavalda, era una sognatrice. E i suoi sogni di ragazza si sono avverati nella sua bella avventura politica, iniziata con l’inaspettata elezione alla Camera a soli 32 anni, nel collegio di Paola. Li ha realizzati sfidando i luoghi comuni, i facili pettegolezzi, le malevole insinuazioni che accompagnano puntualmente le donne in politica. Soprattutto se belle. Jole era davvero bella, di una bellezza mediterranea, calabrese, tanto da fare scrivere al giornalista dell’Espresso Guido Quaranta che “non c’è calabrisella più calabrisella di lei”.

    Maliziosità e cattiverie che non l’hanno risparmiata nemmeno in questi drammatici mesi in cui le hanno rimproverato di tutto, perfino di guidare la regione italiana con meno casi positivi di Covid. Ci ha provato a smuovere le acque stagnanti della politica calabrese con scelte azzardate e un po’ controcorrente. Ha cercato di fare prevalere la Calabria dei colori sulla Calabria della cronaca nera, chiedendo aiuto a personalità estranee alla cultura del centrodestra, come Minoli e Muccino, dimostrando di non essere chiusa e settaria.

    Per Jole guidare la Calabria è stato un sogno. Un sogno spezzato, ma pur sempre un sogno, il più grande e meraviglioso, degno di essere vissuto fino all’ultimo istante.

     

     

     

     

     

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